14.More Than You Know

762 73 19
                                    

14.


My shoes are tied my bags are packed
I'm thinking back on these wasted years I spent finding hope in this broken mess
[...]
I've come too far to let myself end up this way
(For The Win-More Than You Know)



Felicità. Che cos'è la felicità? Beh, innanzitutto è una parola, con un significato ben preciso. In secondo luogo, è un sentimento. Infine, è qualcosa che penso di non aver mai pienamente sperimentato, se non da piccolissima. Non mi è ben chiaro se il destino di ogni essere umano siano l'infelicità e l'insoddisfazione o se, invece, non si tratti più che altro di una serie di scelte sbagliate che ci conducono all'inquietudine e all'angoscia. Nel mio caso, forse, si tratta di entrambe le cose. Non so dire esattamente quando ho smesso di essere felice. Non ne ho idea, di sicuro è successo molto prima che io perdessi mio padre. So solo che ricordo cosa si prova ad essere felici e nutro molta nostalgia per quel sentimento, ma ho paura che non lo vivrò mai più. Ho troppi pesi che mi trascinano verso il basso. È come camminare su un ponte pericolante, pronto a sbriciolarsi in mille pezzi ad ogni mio passo. Attendo solo che una di quelle assi ceda, ogni giorno. Eppure, è da due giorni che mi chiedo se non ci sia qualcosa di più per me. Non ho risposte, forse non le troverò mai, ma credo di voler provare a capirlo. In fin dei conti, non penso comunque che potrò stare peggio di così.

"Clarke, buongiorno. Tua madre è ancora a letto, ma penso si sveglierà tra poco." mi saluta Marcus. Ha uno zaino sulle spalle e gli scarponi ai piedi.

"Porti gli altri in montagna?" gli chiedo. È una bella giornata e so bene che la scorsa domenica è rimasto a casa solo perché ero appena tornata a Polis.

"Sei ancora in tempo per unirti a noi, Raven è già in macchina."

"Raven?". Annuisce e io scuoto la testa, incredula. "Ci saranno un po' tutti, Octavia, Bellamy, Jasper, Anya...". A sentire l'ultimo nome rabbrividisco.

"Penso sia meglio per me evitare." dico. Marcus sospira e mi posa una mano sulla spalla.

"Guarda che non ti odia. Lo sai come è fatta, è solo molto protettiva nei confronti di sua cugina."

"Sì, lo so." mormoro. "È che mi sembrerebbe inopportuno. E poi, non vado in montagna da tanto tempo, non credo di essere in grado di sostenere una delle vostre passeggiate.". Dio, che scusa patetica.

"Come vuoi, ma sappi che oggi ci saranno anche Lexa ed Aden, non faremo un percorso impegnativo.". Sgrano gli occhi. Ma che mi prende?

"Pensavo che Aden fosse ancora qua."

"No, è in macchina con Raven. Lexa ci raggiungerà direttamente a Nopar. Da lì prenderemo il sentiero che porta nel bosco, sarà divertente.". Mi mordo il labbro. La proposta è allettante, non ho dubbi. Marcus mi guarda, attendendo una mia risposta. So che vorrebbe che venissi. Sospiro.

"E va bene." cedo, infine. "Però non ho gli scarponi, né i vestiti adatti."

"Non ti preoccupare, ti presto le mie cose.". Mi volto. Mia madre mi rivolge un sorriso divertito, contenta probabilmente del fatto che Marcus sia riuscito a convincermi ad uscire.

"Da quanto sei qui?" le chiedo.

"Abbastanza da sapere che ti servono un paio di scarponi. I miei sono in garage, dovremmo avere lo stesso numero, suppergiù. Per quanto riguarda i vestiti, sentiti libera di prendere quello che vuoi dal mio armadio.". Mi mordo il labbro. Hanno vinto, decisamente. Non provo nemmeno a protestare. Sospiro. Non mi resta altro da fare che seguire mia madre in garage.

________________


"Clarke! Non sapevamo che saresti venuta anche tu!" mi saluta Octavia, venendomi incontro.

A Sort Of HomecomingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora