12.But The Regrets Are Killing Me

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12.

These four years
And how we say goodbye to these four years
A long goodbye with mixed emotions
Just fragments of another life
(American Football-But The Regrets Are Killing Me)



"Buongiorno." mi saluta Raven, accogliendomi in cucina con un sorriso.

"'Giorno" rispondo sbadigliando, mentre mia madre mi allunga una tazza di caffè. Mi siedo tra Marcus ed Aden, che mi passa un biscotto.

"Grazie, ma..."

"Ah già, niente colazione." si ricorda lui, un po' triste.

"Suvvia Clarke, mangiare qualcosa non ti farebbe male." mi rimprovera mia madre.

"Signora Griffin..."

"Chiamami Abby, Raven. La signora Griffin è mia suocera.". Alzo gli occhi al cielo.

"Beh Abby, quello che volevo dire è che state combattendo una battaglia persa in partenza. Conosco Clarke da sei anni e non l'ho mai vista toccare cibo di prima mattina." spiega Raven. Faccio una smorfia e sorseggio il caffè, pregando in un miracolo che mi aiuti a cambiare il discorso. Non so chi io debba esattamente ringraziare, se Dio o la fortuna, fatto sta che la suoneria del mio cellulare mi salva da quella imbarazzante discussione. Mi alzo da tavola e mi reco sulle scale, mentre con il dito sblocco lo schermo.

"Murphy? Tutto bene?"

"Clarke, ciao." mi saluta il mio agente. "Scusa l'ora, ma ho un urgente bisogno di parlarti.". Mi siedo sui gradini di legno che portano alle camere da letto, appoggiandomi con la schiena al muro. Noto di sottecchi Raven che mi osserva preoccupata dalla cucina e le sorrido, facendole intendere che va tutto bene.

"Murphy, dimmi pure." lo esorto a parlare.

"Bene, ecco... Lightbourne mi ha telefonato questa notte, Clarke. Era piuttosto scocciato e si chiedeva quando avresti inviato del materiale.". Non riesco a crederci. Scuoto il capo e tiro un pugno al muro, facendomi anche discretamente male. Soffoco un urlo di dolore e mi do mentalmente dell'imbecille.

"Clarke, tutto bene?" mi chiede Murphy, preoccupato.

"Sì, era solo... Devo aver urtato inavvertitamente qualcosa." mento.

"Come vuoi, ehm... Senti, lo so che è una situazione stressante e che sei a Polis da poco più di una settimana, ma tutto quello che ti sto chiedendo è una canzone. Registra un pezzo e mandamelo, così Lightbourne sarà contento e..."

"Da quando lavoriamo così? Dio, pensavo volesse produrre l'album dell'anno, non il peggior disco del secolo." sbotto, irritata.

"Hai delle idee migliori?". Sì, usare i miei pezzi, ad esempio. Dovrei dirlo, dovrei farlo presente. E invece niente, me ne sto zitta e subisco, come sempre. Se non stessi morendo per il dolore, tirerei un'altra manata alla parete.

"Tu fai come ho detto, va bene? Ti chiedo solo una canzone, vedrai che andrà bene. Ora devo andare, ci sentiamo stasera.". Non faccio in tempo a salutarlo che attacca la chiamata. Scuoto ripetutamente il capo, per poi lanciare il telefono contro il divanetto posto accanto alla porta d'ingresso.

"Clarke!" mi richiama Raven, preoccupata. La ignoro, mentre le lacrime cominciano ad inondarmi incontrollate le guance. La mano mi fa male da impazzire e io mi sento così stanca.

"Clarke! Che hai fatto alla mano?" Mi chiede mia madre. Prova a controllare se mi sono provocata qualcosa di serio, ma mi ritraggo. Mi sento un fallimento totale, niente male per una cantante di fama internazionale, vincitrice di vari premi tra cui due Grammy e svariati MTV Music Award. Dio, sono patetica.

A Sort Of HomecomingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora