15.Just Tell Me

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15.

Sometimes when I get crazy, all I do is reminiscing you
Just tell me what I can do to make it all right
(Puddle Of Mudd-Just Tell Me)




L'asfalto. Sono sull'asfalto. Non riesco a muovermi e la testa mi fa malissimo. Sento delle fitte lancinanti al costato e noto solo ora che ho la camicia sporca di sangue. Mi guardo intorno, per quanto possibile. E, quando realizzo che quel sangue non è il mio, non posso fare altro che mettermi ad urlare.

"Clarke! Clarke, svegliati!". Apro gli occhi lentamente, cercando di abituarmi alla fioca luce solare che penetra dalle tende.

"Raven, sono morta?".

"Cos-... No, sei piuttosto viva, devo dirlo. Hai avuto un incubo, sei al sicuro ora." mi rassicura la mia amica. Dietro di lei, sulla soglia della porta, mia madre mi osserva, preoccupata.

"Capitano spesso?" chiede, all'improvviso. Posso vedere come si pente subito di avermi posto questa domanda, ma ormai il danno è stato fatto. In fin dei conti, si sta solo preoccupando per me, è naturale.

"N-no, solo ogni tant-..."

"Rae, è un medico, capisce benissimo quando le si sta mentendo." interrompo la mia amica.

"Oh Clarke, da quanto?" domanda mia madre, avvicinandosi al mio letto.

"Da circa un anno. Col tempo stanno diminuendo però, prima o poi scompariranno del tutto, ne sono sicura.". Mia madre mi stringe a sé e mi schiocca un bacio in fronte. In questo momento vorrei avere la forza di scostarmi. Non posso permettermele di legare nuovamente così tanto con me. Dovrò andarmene e non voglio che lei soffra di nuovo per colpa mia. Non lo merita.

"Che cosa ti è successo, Clarke? Dimmi, come posso aiutarti?" mi chiede, preoccupata. Sospiro. Vorrei parlare, vorrei aprirmi. Lo desidero così tanto, ma non posso farlo. Scuoto il capo e mi metto a sedere sul letto. Scosto le coperte e appoggio i piedi per terra.

"Mamma, va tutto bene. È solo un po' di stress." minimizzo, alzandomi e dirigendomi alla porta.

"Lo sai che ti voglio bene, vero?" domanda all'improvviso lei, alle mie spalle. Mi fermo e chiudo gli occhi, stringendo i pugni. Non ho il coraggio di voltarmi. Cederei e non posso permettermelo.

"Sì, lo so." mi limito a mormorare, per poi uscire dalla camera e lasciare mia madre da sola, di nuovo.

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"Buongiorno Clarke, dormito bene? Hai un aspetto orribile."

"Buongiorno anche a te Monty, sempre molto gentile come al solito." replico, cercando di resistere alla tentazione di sorridere.

"Al tuo servizio, Clarke.". Alzo gli occhi al cielo e mi sistemo al microfono, mentre Jasper e Bellamy ridacchiano con Raven. Ormai abbiamo deciso quali canzoni registrare e spero di riuscire a terminare l'incisione del disco entro la metà della prossima settimana. Certo, non verrà l'album più personale e curato della mia intera carriera, ma almeno venderà. O, almeno, è quello che mi auguro.

"Stamattina direi che tocca a Commander. Dio, che titolo stupido per una canzone." osservo, mentre mi sistemo le cuffie.

"Pronta Clarke?" mi chiede Monty e io faccio segno di sì. Leggere linee di chitarra  mi annunciano l'inizio del pezzo e mi concentro sul testo. Non che mi trovi davanti a dei versi dal significato poi così metaforico. Al contrario, canto cercando di pensare il meno possibile alle parole che escono dalla mia bocca. Non mi rappresentano per niente.

A Sort Of HomecomingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora