5.
Is it my indifference or do you look that much different?
(Homesafe-Stranger)Sto ancora dormendo beatamente, quando la porta si spalanca e Raven entra facendo un gran baccano. Spalanco gli occhi di colpo e sobbalzo, sbattendo la nuca contro la testiera del letto.
"Rae, ma ti sembra il modo?" mi lamento, ricevendo un'occhiata piuttosto indispettita in cambio. Non capisco quale sia il suo problema.
"E ora che c'è?"
"Sono le undici Clarke. Dovresti essere in piedi da due ore. Hai delle canzoni da scegliere, tua madre ha trovato un posto niente male in cui potremo metterci a lavorare senza disturbare.". Per tutta risposta, sbadiglio rumorosamente. Raven stringe i pugni e avanza verso di me.
"Rae, ma che cos-...". Non faccio in tempo a finire la domanda, che mi ritrovo per terra.
"Come ho già detto, è ora di alzarsi. Vestiti, ti aspetto di sotto.". Sbuffo, ma non protesto oltre. Mi alzo e mi preparo, per poi raggiungere la mia migliore amica. La trovo intenta a leggere una serie di documenti, seduta sul divano del soggiorno. Si volta verso di me e mi rivolge un sorriso affettuoso, che non sono in grado di ricambiare appieno. Mi mordo l'interno guancia e mi massaggio la base del collo. Mi sento incredibilmente a disagio e non so perché. Osservo Raven alzarsi e farmi segno di seguirla. Non faccio resistenza e, in silenzio, usciamo di casa e camminiamo fino all'auto. Raven imposta il navigatore e comincia a guidare verso la nostra misteriosa meta.
"Dove andiamo?" chiedo, curiosa.
"Tua madre mi ha detto che c'è una sala prove non molto lontano da qui. Ho prenotato per tutto il giorno, c'è anche un piccolo studio di registrazione e mi hanno detto che possiamo usarlo tranquillamente.". Ascolto distrattamente la spiegazione di Raven, mentre cerco di scrivere qualche messaggio a Finn. Non l'ho nemmeno salutato, a quest'ora saremmo dovuti essere assieme a Parigi.
"E questo..." dice Raven, sfilandomi il cellulare di mano "non ti serve."
"Ehi!" protesto, ma lei non me lo restituisce. "Rae, ti ricordo che posso licenziarti quando voglio.". Mi fulmina con lo sguardo e non risponde. Abbassa il finestrino e getta il telefonino per strada. Sgrano gli occhi, incredula.
"Ma sei impazzita? Fermati!" urlo. "Raven, ti prego!" insisto. La sto supplicando, se potessi mettermi in ginocchio lo farei. Raven sospira e accosta l'auto, pur se controvoglia. Mi precipito per strada a recuperare il cellulare. Per fortuna è intatto. Faccio per risalire in macchina, quando sento qualcuno chiamarmi a gran voce. Mi volto. Una ragazza dai lunghi capelli scuri mi corre incontro, lo sguardo sconvolto. Merda, Octavia Blake, questa non ci voleva.
"Che mi venga un colpo! Griffin, ma sei proprio tu?" esclama. "Da dove sbuchi? Cosa ci fai qua? Quando sei tornata?". Mi sento letteralmente sommersa da tutte le domande che mi pone, tanto che ho paura di affogarci. Mi volto verso Raven, in cerca di aiuto. La mia amica scende dall'auto e ci raggiunge, tendendo la mano.
"Raven Reyes, molto piacere."
"Octavia Blake, il piacere è tutto mio. È la tua ragazza, Griffin?". Mi trattengo dallo scoppiarle a ridere in faccia.
"No, sono la sua assistente personale." risponde Raven. Octavia scuote il capo, in un misto tra ammirazione ed evidente confusione. Io, lei e Lexa siamo cresciute assieme. Eravamo inseparabili, sempre pronte a cacciarci nei guai. E poi, me ne sono andata. Anche se, in tutta onestà, il nostro rapporto aveva già cominciato ad incrinarsi tempo prima.
"Beh, non mi hai ancora risposto. Da quanto sei qua?". Dannazione, speravo si fosse dimenticata delle domande.
"Io... Ehm... Sono qua da ieri."
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A Sort Of Homecoming
FanficDal sesto capitolo: "I miei vecchi quaderni sono ancora riposti negli scaffali, come se il tempo non fosse mai passato. Ne prendo uno a caso e lo apro. Lo sfoglio, il cuore in gola. I testi di vecchie canzoni che nemmeno ricordavo di aver scritto mi...