4.House Is Not My Home

749 66 29
                                    

4.

And I think this house is not my home
I think that I'd rather be alone tonight
I'm trying, trying to fake it
(Zebrahead-House Is Not My Home)


"Ciao Lexa. Dov'è mia madre?". La donna di fronte a me strizza gli occhi ripetutamente, la bocca spalancata. È incredula e, devo ammetterlo, lo sono anche io. Non avrei mai pensato di poterla rivedere, non a casa di mia madre per lo meno.

"Lexa, ti ho fatto una domanda." Insisto. La vedo scuotere il capo e alzare le braccia.

"Sì, scusami. Abby è al piano di sopra, nel suo studio."

"Suo studio?" mi innervosisco. "Ora lo chiama il suo studio?".

"Sì, scusa, dimenticavo." mi risponde la donna, alzando gli occhi al cielo. "Comunque è di sopra, se entri poi vado a chiamarla.". Le rivolgo un sorriso falso e la seguo dentro casa. Mi giro verso Raven, che è ancora dentro l'auto. Le faccio cenno di raggiungerci e lei obbedisce, pur se con fare abbastanza goffo ed insicuro.

"Lexa, lei è Raven Reyes, la mia assistente personale. Rae, lei invece è Lexa Woods, amica di vecchia data." le presento.

"Molto piacere. Dove posso mettere le valige?" chiede Raven. Lexa le fa segno di lasciarle pure in corridoio e di accomodarsi in soggiorno. Rimaniamo da sole e la osservo chiudere la porta con aria malinconica. Lexa Woods, mi sembrano passati secoli dall'ultima volta che ho sentito di lei, quattro anni fa. Mi aveva appena mandato la partecipazione al suo matrimonio. Partecipazione che ho prontamente cestinato. Io e lei eravamo migliori amiche sin da piccolissime. Nonostante un'infanzia molto turbolenta, è sempre stata una ragazzina molto disponibile nei confronti degli altri. Forse è stata questa sua generosità a spingermi a provare nei suoi confronti un fortissimo affetto. Il rapporto con lei mi ha tenuta a galla per anni, soprattutto durante l'adolescenza. E poi ho gettato tutto alle ortiche.

"Non te l'ha detto, vero?" esordisco. Lei alza lo sguardo e scuote il capo.

"Non ne avrà avuto il tempo. Tua madre ed io siamo molto impegnate." risponde, il tono duro. Mi sorpassa, camminando di gran lena verso le scale. La rincorro e la tiro per un braccio, obbligandola a voltarsi. Immediatamente, un'onda verde mi investe, lasciandomi senza fiato per qualche istante. Si divincola dalla mia stretta e mi spinge indietro.

"Lexa, io..." provo a dire.

"Sto andando a chiamare tua madre. Raggiungi pure la tua amica." taglia corto lei. Annuisco e decido di obbedire, pur se controvoglia. Quando Raven mi vede varcare la soglia del soggiorno mi viene incontro, lanciandomi uno sguardo alquanto enigmatico.

"Sembrava piuttosto arrabbiata con te." osserva. "Che cosa le hai fatto?"

"Non sono andata al suo matrimonio." rispondo, evasiva.

"E se la prende per così poco? Insomma, sicuramente sarai stata in tour dall'altra parte del mondo."

"Veramente quel giorno ero a casa, già. Sarei dovuta essere la testimone di nozze.". Raven mi guarda con aria sconvolta.

"L-la testimone?" balbetta, incredula.

"Esatto. Ovviamente quando me l'ha chiesto io non le ho risposto, così credo che abbia dovuto ripiegare su qualcun'altra. Forse ha scelto Octavia o magari Anya, chissà."

"Non le hai risposto?". Raven non crede alle sue orecchie. Non la biasimo, per niente.

"No Rae, non l'ho fatto. Poi, quando mi è arrivata la partecipazione, l'ho gettata nel cestino della spazzatura. Ovviamente lei non è a conoscenza di questo dettaglio, ma credo che lo possa facilmente immaginare.". Raven mi sta fissando con la bocca spalancata, alla disperata ricerca di qualcosa da dire. Fa per pormi qualche altra domanda, quando un rumore di passi ci spinge a voltarci. Mia madre è accanto alla porta, immobile. Chino il capo, incapace di sostenere il suo sguardo.

A Sort Of HomecomingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora