22.Reset

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22.

So I'll start over but I can't reset
I can't reset
(June Divided-Reset)



Sto camminando per strada. È buio e sento un gran numero di voci intorno a me. Sono per terra ora, gli occhi spalancati. Non riesco ad alzarmi, a muovermi. Più ci provo, più mi sento paralizzata. Un'ombra si avvicina al mio viso. Mi sfiora la guancia e posa un bacio sulle mie labbra. Un gelo mortifero mi pervade, letale. Poi, tutto vibra intorno a me.

Tutto vibra. Apro gli occhi lentamente, cercando di capire dove sono. Sobbalzo. Il mio cellulare sta vibrando all'impazzata. Lo prendo e non appena leggo il nome sul display soffoco un urlo nel cuscino.

"Alla buon'ora Clarke. Ma dove diamine sei finita?"

"Beh io...". Già, dove sono finita? Mi guardo intorno. Solo ora realizzo di non essere a casa di mia madre. Accanto a me, Lexa sta dormendo, rannicchiata su sé stessa. Sorrido. Sembra una bambina.

"Clarke?" mi richiama Raven.

"Rae, io..."

"Clarke, so cosa è successo ieri. Sono qui allo studio e non è stato difficile far parlare i ragazzi. Ma cosa pensavi di fare? E, soprattutto, credevi davvero non mi sarei accorta che non eri più al pub? Ti ho chiamata per tutta la notte!". Sospiro, passandomi una mano sul volto. Mi alzo ed esco dalla stanza, per non svegliare Lexa.

"Rae, sto bene." dico. "Scusa se ieri sono scappata senza nemmeno avvisarti, pensavo sarei tornata prima."

"Non farlo mai più!" intima Raven. "Mi sono spaventata a morte. Io... Sei un'irresponsabile, una testa calda, una..."

"Rae, te lo ripeto, sto bene." tento di rassicurarla.

"Ti aspetto allo studio fra un'ora. Non fare tardi."

"Agli ordini, capo." la prendo in giro. La sento sbuffare dall'altro lato del telefono e ridacchio, divertita.

"Clarke, ricordati che ti voglio bene."

"Anche io, Rae. Anche io.". Attacco la chiamata e sospiro, appoggiando i palmi delle mani sul tavolo della cucina. Ripenso a quello che è successo ieri fra me e Lexa. Ho varcato una linea che forse non avrei mai dovuto superare, ma allo stesso tempo so di averne avuto bisogno. E spero che valga lo stesso anche per Lexa. Sono così assorta nei miei pensieri che nemmeno mi accorgo che è dietro di me.

"Clarke..." mi chiama. Mi giro e mi si mozza il respiro. Si è appena svegliata, ma è bellissima. I suoi occhi verdi mi guardano con una tenerezza e una dolcezza disarmanti. Mi mordo il labbro. Chino il capo, incapace di sostenere il suo sguardo. So che dovremmo parlare di quanto successo fra noi, ma non ne ho il coraggio.

"Lexa io... Ehm... Buongiorno." dico, infine. Lei si lascia sfuggire un sorriso, probabilmente divertita dal mio imbarazzo.

"Vuoi fare colazione? Se vuoi ti verso del latte. O preferisci delle uova? Aspetta che le trovo." comincio a straparlare, rovistando nel frigo.

"Clarke..."

"Sì, lo so, sono una pessima cuoca, ma se mi dai un po' di fiducia ti cucinerò le più buone uova di sempre."

"Clarke..." mi richiama lei, invano.

"Hai un frigo piuttosto disordinato, ma ora troverò quello che..."

"Clarke, fermati." mi ordina, prendendomi le mani e costringendomi a girarmi verso di lei. "Respira.". Respiro profondamente e cerco di calmarmi. La testa a poco a poco si snebbia e la mia voglia di scappare senza voltarmi aumenta in modo smisurato. Lexa mi costringe a guardarla negli occhi e per poco non mi strozzo con la saliva.

A Sort Of HomecomingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora