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Abigail camminava lentamente.
Si arrestò per un momento, osservando i propri piedi scalzi. I fili d'erba le solleticavano le caviglie.
Il sole splendeva alto in cielo, ma non faceva caldo.
Continuò a camminare su quel prato verdissimo, di cui non si scorgeva la fine.

Un leggero spostamento d'aria la fece voltare, ma alle sue spalle non c'era nessuno. Corrugò leggermente la fronte, poi si voltò per proseguire il proprio cammino, ma si arrestò quasi immediatamente.

Davanti a lei non si trovava nessun prato, ed il sole che splendeva un istante prima era scomparso, lasciando la ragazza e tutto ciò che la circondava avvolti nel buio della notte.

L'unico rumore udibile era quello dei grilli.
La ragazza posò distrattamente la mano su una roccia, per poi ritrarla rapidamente, quando un brivido inquietante le attraversò il braccio, facendole accapponare la pelle.
Non era una roccia, era una lapide.

Si guardò attorno, rendendosi finalmente conto del luogo in cui si trovava. Un cimitero.
Uno molto antico all'apparenza, dimenticato dal mondo.
Le erbacce lo avevano quasi inghiottito, ma il luogo pareva combatterle con tenacia.
Ma dove si trovava?

Abigail mosse qualche passo incerto, continuando con il proprio cammino, questa volta in un ambiente meno piacevole

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Abigail mosse qualche passo incerto, continuando con il proprio cammino, questa volta in un ambiente meno piacevole.
Girò a vuoto per qualche istante, poi scorse qualcosa che le fece gelare il sangue nelle vene.

Una piccola lapide, molto segnata dal tempo e dalle intemperie, inghiottita quasi completamente dall'erba.
La strega non poté fare a meno di avvicinarsi, nonostante la terribile sensazione che le aveva attanagliato lo stomaco, rendendole il respirare quasi doloroso. Una sensazione mai provata prima. Un dolore mai provato prima.

Si inginocchiò ai piedi della lapide, quando delle lacrime calde le solcarono le guance.
Perché si sentiva così triste?

Si asciugò il volto con il dorso della mano, ma non appena risollevò il capo il respirò le morì in gola.
Al di là della lapide, poco lontano da lei si trovava una figura incappucciata.
Da quella distanza poteva scorgere poco, ma le metteva comunque i brividi.
Il lungo mantello che la avvolgeva si muoveva energicamente, sferzato dal vento.
Poi prese ad avanzare verso di lei, lentamente.

Abigail si sentiva pietrificata, non riusciva a muoversi. Voleva gridare, correre, ma non ci riusciva. Era come incollata a terra.
Il panico si impossessò di lei.

Poi sentì un leggero spostamento al proprio fianco. Un fiato caldo sul collo. Non osò muoversi.
"Svegliati."

Fu allora che spalancò gli occhi, emettendo un sospiro rumoroso. Si passò una mano sulla fronte, impregnata di sudore.

"Ma che cazzo..." biascicò tentando di mettersi rapidamente a sedere, ma il braccio che la stringeva glielo impedì.
Mise una mano attorno al bicipite di Blake e lo strinse leggermente, tornando a ragionare lucidamente poco a poco.
Era stesa sul divano. Quello era il braccio di Percy.
Un sogno.
Era stato solo un brutto sogno.
Tirò un sospiro di sollievo e si posò una mano sulla fronte, per poi tentare di regolarizzare il battito del proprio cuore.
Dopo qualche minuto non si sentiva ancora del tutto tranquilla, ed il sonno pareva averla abbandonata del tutto.

Abigail e l'ombra del donoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora