La ragazza dai capelli castani si rigirò nel letto per l'ennesima volta.
Era decisamente troppo presto, ma non riusciva a riaddormentarsi. Tutto taceva intorno a lei.
Oltre ai libri avrebbe dovuto procurarsi un orologio.
Si alzò svogliatamente dal letto per poi indossare una felpa pesante ed i suoi vecchi e logori stivali.
Dal momento che dormire non sembrava far parte dei suoi piani, sarebbe uscita fuori.
Non riusciva a sopportare l'idea di restare lì, immobile, ad aspettare che Wood le comunicasse la decisione che era stata presa.
Aprì la finestra ed una folata d'aria gelida la travolse.
Il sole non era ancora sorto del tutto e la nebbia si era leggermente ritirata.
Abigail uscì dalla stanza e percorse la grande scalinata tentando di non fare alcun rumore, e sperando di non imbattersi in qualcuno.
Era il momento di esplorare Calien.
Non appena mise i piedi fuori dall'edificio il freddo l'avvolse, inieme all'odore di legno e terra bagnati.
Si incamminò in direzione del bosco, seguendo un ampio viale di pietra. Quando il percorso si interruppe proseguì, ignorando i suoi anfibi, che affondavano nel fango ad ogni passo.
Non le dispiaceva affatto tutta quella calma, la aiutava a scogliere il groviglio di pensieri e preoccupazioni che popolavano la sua testolina.
Si fermò solo quando la boscaglia cominciò ad infittirsi. Fece un paio di respiri profondi, come le aveva insegnato Albert.
Non poteva permettersi di perdere il controllo.
Se fosse scappata l'avrebbero sicuramente trovata, e poi non avrebbe saputo dove andare. L'unica cosa che le restava da fare era aspettare, ma lei odiava starsene con le mani in mano!
Le foglie rimaste avevano ormai assunto da tempo un tono aranciato.
Il ritiro della foschia le aveva permesso di godersi appieno quel paesaggio, decisamente suggestivo.
Tuttavia, Abigail si sentì improvvisamente irrequieta. Tutti i suoi sensi si attivarono, mettendola in allerta.
Era tutto troppo silenzioso. I rumori della natura, che pochi istanti prima la circondavano, erano ora inaudibili.
Un leggero fruscio la fece voltare di scatto, permettendole di cogliere il movimento di un cespuglio.
Perché diamine si era addentrata così tanto nella selva? Non poteva restarsene in camera?
Stupida curiosità.
Girò il capo a causa di un altro rumore, questa volta alla sua sinistra.
Fu allora che lo vide per la prima volta: un maestoso lupo bianco camminava con fierezza nella sua direzione. La scrutava attentamente, con quei suoi occhi strani, tanto simili a schegge di ghiaccio. Il manto candido, senza la minima traccia di terra.
I due rimasero fermi, a scrutarsi gli animi a vicenda.
La strega non era sciocca, e non ci mise molto notare che le dimensioni della creatura erano troppo grandi per corrispondere a quelle di un lupo qualsiasi.
"A meno che non ci siano altri licantropi in zona, suppongo che tu sia il lecchino del Consiglio" esclamò Abigail, con un ghigno divertito stampato in volto.
Vide lo sguardo dell'animale indurirsi per una frazione di secondo.
Lentamente il pelo cominciò ad abbandonargli la pelle e la creatura prese a contorcersi, emettendo ringhi di dolore.
Fu così che si ritrovò faccia a faccia con il professor Wright.
Aveva appena assistito alla trasformazione di un licantropo, ed era francamente euforica. Era raro, quasi impossibile essere presenti durante la loro transizione. I lupi mannari lo consideravano un processo intimo, personale, da condividere solamente con i membri del branco.
La ragazza, persa nei propri pensieri non si era minimamente resa conto che l'uomo era completamente nudo.
"Dovresti darmi del lei, sono un tuo professore."
Abigail distolse lo sguardo da quel punto, pregando che lui non la scambiasse per una specie di maniaca.
"Stronzate! Avrai al massimo qualche anno in più di me, e poi ti ho appena visto nudo, possiamo dire di essere in confidenza" esordii la ragazza con nonchalance.
Sul volto del licantropo si dipinse un sorriso divertito.
"Mi chiamo Thomas."
"Potrei metterci un po' ad impararlo, ho difficoltà a memorizzare i nomi."
Il sorriso dell'uomo si espanse.
"Beh, come hai detto tu, mi hai visto nudo."
Effettivamente...
Il volto dell'uomo si contorse sino a diventare un muso. La bestia corse via, sparendo nei cespugli.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo.
Ritrovarsi in situazioni scomode con gli insegnanti non aiutava di certo il suo voler passare inosservata. Tuttavia, aveva già gettato tutto all'aria la sera precedente. Ormai le figuracce sembravano amarla, a tal punto da rincorrerla.
Imboccò il sentiero fangoso, intenta a rientrare nell'istituto.
Quel Thomas era strano. Non le stava particolarmente simpatico in realtà, ma le sarebbe toccato sopportarlo. Non sempre veniva apprezzata dalle persone, con il brutto carattere che si ritrovava.
Doveva imparare a mordersi la lingua, ma era consapevole del fatto che se non ci era riuscita in diciassette anni di vita, le probabilità che cambiasse atteggiamento erano minime. La sua testardaggine faceva senz'altro la sua parte.
"Signorina Collins, cosa stava facendo nel bosco a quest'ora?!"
Wood la fissava con gli occhi sgranati ed un'espressione severa stampata in volto, indossava un buffo pigiama blu a pois gialli. Non si era minimamente resa conto di essere già uscita dalla selva.
"Facevo un giro di perlustrazione."
L'uomo sbuffò con frustrazione.
"Pensava che fossi scappata?" chiese la ragazza, divertita.
L'uomo ignorò la sua provocazione per poi farle cenno di seguirlo. Quei corridoi erano tutti uguali: ampi e cupi.
Giunsero davanti ad una grande porta in acciaio. L'uomo vi appoggiò il palmo della mano per poi sussurrare una serie di parole incomprensibili. Di che lingua poteva trattarsi? Era più che certa che non si trattasse di latino.
La porta si spalancò con uno scatto fulmineo, facendola sussultare.
Seguì il direttore all'interno della grande stanza. Non era molto diversa dal resto del castello: c'erano i soliti mobili antiquati, una carta da parati molto simile a quella in camera sua ed un paio di scaffali instabili, sotto il peso di enormi tomi.
Wood si sedette dietro alla sua scrivania, per poi dirle di accomodarsi difronte a lui.
"Il Consiglio ha disposto che lei continui il suo percorso accademico a Calien. È stata assegnata al secondo ordine, le lezioni inizieranno da domani stesso."
Grazie al cielo! La consapevolezza di non essere più una possibile condannata a morte, le aveva senz'altro migliorato la giornata.
"La bibliotecaria tiene un registro, controllato quotidianamente, dov'è possibile richiedere indumenti, libri, accessori e qualsiasi altro oggetto di cui gli studenti necessitano."
"Un cellulare?" chiese speranzosa.
"Ovviamente no, signorina Collins. Nessun apparecchio elettronico entrerà mai in questa rispettabile dimora."
Non si aspettava di certo una risposta affermativa, ma valeva la pena provarci ugualmente.
"Comunque sia, ciò che richiederà le verrà recapitato il giorno seguente.
I pasti verranno consumati nella mensa: la colazione alle otto, il pranzo alle due e la cena alle sette.
Detto ciò, se la signorina Clarke le ha dato la mappa dell'edificio e la lista dei libri di testo, le consegno il corredo di uniformi, di cui mi auguro avrà gran cura."
Il preside la congedò con poca delicatezza, per poi sbatterle la porta in faccia. Davvero gentile.
Le lezioni sarebbero cominciate il giorno seguente e non aveva nemmeno i libri. Avrebbe dovuto fare necessariamente tappa in biblioteca.
"Scusate!"
I due ragazzi smisero di parlare e la guardarono straniti.
"Si, proprio voi due. Sapete spiegarmi come arrivare in biblioteca?"
Non era mai stata una persona timida, e non era brava a fingere di esserlo.
"Non aiutiamo gli scarti" rispose cattivo, il ragazzo alla sua destra. Era molto più alto di lei, aveva un viso ovale, occhi verdi e vispi, capelli castani lunghi fino alle spalle.
"Certo che qui siete tutti simpatici come una pigna nel culo" commentò la ragazza.
L'altro ragazzo trattenne un sorriso. Aveva un'espressione furba stampata in volto, completamente in contrasto con i suoi capelli ricci e biondi. La scrutava incuriosito, con quegli occhi castani.
Abigail si voltò, pronta ad avventurarsi in quel groviglio di corridoi.
"Noi stavamo andando in biblioteca"
"Evan!"
"Cosa? Non ci costa nulla accompagnarla" rispose il biondo guardandola negli occhi per qualche istante. Si avviò poi nella sua direzione.
"Fai sul serio?" chiese l'altro, seccato. Tuttavia il biondo non sebrava intenzionato a rispondere e continuò la sua marcia, facendo strada ad Abigail.
Il ragazzo dai capelli castani si guardò attorno un paio di volte per poi raggiungerli di corsa. Il tragitto fu stranamente silenzioso e teso.
"Io sono Evan Meyer e questo idiota qui è Tayler Pirce, speriamo di esserti stati utili" disse il biondino, una volta arrivati davanti ad un'enorme portone in legno.
"E' stato un piacere, vero Tayler?" chiese poi, guardandolo in modo esaustivo.
"Si, è stato un vero piacere"
Abigail lo guardò negli occhi fino a quando lui non abbasò lo sguardo. Nessuno riusciva mai a reggere il suo.
"Vorrei poter dire lo stesso, scarto" rispose, marcando bene sull'ultima parola.
Il ragazzo alzò lo sguardo di scatto.
"Addio, spero" esclamò la strega, per poi sparire alla velocità della luce all'interno della stanza e correre al riparo da quella che sembrava essere la bibliotecaria.
La donna era francamente raccappricciante. Tutto, da quei capelli cotonati a quel completino sgargiante e decisamente troppo scollato per la sua tarda età era odioso.
"Quella nuova?" chiese la donna, continuando a ruminare una gomma grande quasi quanto una pallina da ping pong.
La mora si limito ad annuire.
La vecchietta le allungò un foglio, esibendo degli artigli fucsia.
"Scrivi quello che ti serve...chiaro bella?"
"Si signora."
"Oh, andiamo. Avremo al massimo qualche anno di differenza."
Abigail inarcò un sopracciglio senza alzare lo sguardo dal foglio. Scrisse e rilesse un paio di volte il tutto, per assicurarsi di non essersi dimenticata nulla. Dopodichè si fece consegnare anche i due libri mancanti ed uscì da quel posto. La biblioteca poteva anche essere un luogo piacevole se non fosse stato per il profumo che la sua custode continuava a spruzzarsi adosso. Era talmente forte che la ragazza non sentì alcun odore per gran parte della ore seguenti.
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Abigail e l'ombra del dono
Teen FictionLa natura non compie errori. È meticolosa, cauta, calcolatrice, non lascia nulla al caso. Com'è possibile che abbia commesso un errore nell'infondere il dono della magia? Abigail è l'errore, colei che era stata nascosta. Dopo il suo ennesimo misfat...