Percy Blake camminava tra la folla a passo svelto, con il volto livido per la rabbia. La strega che aveva scelto, per chissà quale ragione, di accompagnare in quella folle missione dall'esito incerto stava avanzando a gran velocità tra le vie della città. Pareva una trottola, ed a quanto sembrava sapeva perfettamente dove andare. Non si era fermata a pensare nemmeno per un istante alla direzione da prendere.
Dire che era furioso sarebbe stato riduttivo, lo stava trascinando a spasso da ormai venti minuti, senza la minima spiegazione.
Chi si credeva di essere? Come poteva anche solo pensare di trattarlo in quel modo?
Camminando si lasciarono alle spalle la folla e raggiunsero un quartiere piuttosto losco. Le strade illuminate del centro si erano lì trasformate in vicoli stretti ed inquietanti, la cui sola luce era fornita dalle stesse abitazioni. I lampioni sembravano essere stati tutti manomessi. I muri dei palazzi erano sudici ed imbrattati, e lo stato della strada su cui stavano camminando i due non era certo migliore. Camminarono ancora ed ancora, finché il principe degli Occult non ne ebbe abbastanza.
Raggiunse la strega con un paio di lunghe falcate e la fece voltare strattonandola per il braccio.
"Si può sapere dove stiamo andando, Collins?"
"Oh, chiudi il becco Blake. Siamo quasi arrivati" rispose stizzita, voltandosi per continuare per la sua strada.
Ma il ragazzo non sembrava intenzionato a mollare la presa sul suo braccio, il che la costrinse a rivolgergli nuovamente lo sguardo.
"Siamo arrivati!" esordii esasperata alzando gli occhi al cielo, "vedi? È quello il posto" continuò indicando quello che sembrava un pub infondo alla strada.
"Stai scherzando? Dimmi che non mi hai trascinato in questa cosa per farti una bevuta Collins!" sibilò lui furente.
La ragazza dagli occhi discorsi, tuttavia, non lo degnò nemmeno di una risposta. Aveva semplicemente sbuffato e girato i tacchi, per poi sparire all'interno del locale che gli aveva indicato.
Il tutto fece imbestialire Blake ancor di più.
Quindi era così? Ora lo ignorava? Faceva quella seccata? Lei, che non era mai stata capace a tenere la bocca chiusa?
Ormai era certo che l'unico obiettivo della mora fosse quello: fargli perdere le staffe.
La raggiunse a breve, dopo aver fatto un respiro profondo. Non poteva permettersi di scomporsi per quella lì.
Una volta spalancata la porta una musica assordante lo investì e fu davvero tentato di tornare ad aspettare fuori, ma non si fidava di lei. Ci mancava solo scappasse.Ed eccola lì, seduta al bancone del pub. Indossava la sua giacca in pelle rossa, che la faceva risaltare in mezzo alla folla di motociclisti che affollavano il posto. Tutti omoni giganteschi e dall'aria per nulla affidabile, che per la cronaca non avevano smesso di lanciargli occhiate poco amichevoli da quando avevano varcato la soglia. Non che Blake fosse da meno. Stava dritto, in tutta la sua altezza, ricambiando ogni sguardo con la freddezza tagliente che lo contraddistingueva.
"Ma si può sapere che razza di posto è questo?"
"È un pub Blake, pensavo che fino a qui ci arrivassi persino tu. Siediti." suggerì Abigail ironicamente.
"No, non mi voglio sedere. Voglio sapere cosa diamine ci facciamo qui" sibilò lui in risposta.
"Aspettiamo."
"Collins..." la ammonì. Stava decisamente perdendo la pazienza.
"E poi sarei io quella che non sta mai zitta."
Era troppo. Aveva superato il limite. Se la sarebbe caricata in spalla come un sacco di patate e l'avrebbe riportata subito a Calien, quell'insolente ragazzina.
Ma come gli era saltato in mente? Cosa pensava di fare portandola fuori dall'istituto? Proprio lei, che non aveva il minimo rispetto per la sua figura e ciò che essa rappresentava.
Strinse i pugni lungo i fianchi, pronto a fare tutto ciò che gli era rabbiosamente passato per la testa.
"Ora hai superato il lim...""Allora ragazzi cosa vi porto?" lo interruppe una voce profonda da dietro il bancone. Apparteneva ad un uomo di mezza età, robusto, ma fu tutto ciò che Percy poté osservare di lui prima che questi riprendesse a parlare, questa volta con un tono decisamente differente.
"Ma che mi venga un colpo, è la piccola Abigail!" esclamò con stupore, mentre il suo volto barbuto si apriva in quello che doveva essere un sorriso. La ragazza si lasciò andare ad una breve risata, mentre l'uomo usciva da dietro il bancone per venirla ad abbracciare.
"È bello rivederti, Floki!" esclamò poco prima che la sollevasse da terra come se non pesasse nulla. Quando la rilasciò dal breve abbracciò si rivolse al moderato gruppo di persone riunito nel bar.
"Ragazzi, guardate un po' chi è venuta a trovarmi. La piccola Abigail! Ma ci credete?" esordii entusiasta. "Ma guarda un po' come ti sei fatta grande" continuò poi dandole due pacche sulla guancia destra.
Blake alternava il suo sguardo corrucciato tra i due.
"Oh, ma guarda un po', hai portato anche un'amico! O è il tuo fidanzatino?" chiese l'uomo rivolgendo ora la sua attenzione all'Occult.
"Si, lui è...un mio amico" rispose la mora, tentando di assumere un tono abbastanza convinto.
"A dire il vero..."
A interrompere Blake fu lo stivale della ragazza alla sua destra, che era accidentalmente entrato in collisione con la sua gamba. Il ragazzo soffocò un gemito, e le rivolse uno sguardo assassino, ma lei era già tornata a rivolgere la propria attenzione altrove.
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Abigail e l'ombra del dono
Fiksi RemajaLa natura non compie errori. È meticolosa, cauta, calcolatrice, non lascia nulla al caso. Com'è possibile che abbia commesso un errore nell'infondere il dono della magia? Abigail è l'errore, colei che era stata nascosta. Dopo il suo ennesimo misfat...