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Si passò le mani sul viso. Una, due, tre volte.
Nulla.
I pensieri che le frullavano per la mente non avevano intenzione di zittirsi.

Come le era saltato in mente di fare ciò che aveva fatto?

Percy Blake.

L'aveva abbracciato.
Aveva davvero regalato uno dei suoi  rari gesti d'affetto a lui, che l'aveva insultata, minacciata, disprezzata.
A lui, che aveva orchestrato il pestaggio.
Non riusciva a capacitarsene.
Trovava il ragazzo oltremodo squallido, eppure, per un istante, aveva rivisto se stessa in lui. Si era rivista nel giardino degli Allen, durante quella tragica notte.
Era terribilmente confusa.
In particolare, non capiva la spontaneità di tale gesto. Aveva agito d'impulso e senza paura. Non l'aveva più incrociato da quel giorno, nemmeno per errore.
Tuttavia non era stato il ragazzo dagli occhi di pece a toglierle il sonno quella notte.

"Un penny per i suoi pensieri, signorina"

Aja la fissava sorridente, la puntava con i suoi occhi vigili ed il volto riposato.
Al contrario Abigail era tutto fuorché riposata. Il suo viso era solcato da due profonde occhiaie, sentiva una pesantezza insopportabile stringerle ogni parte del corpo. Aveva raccolto i capelli in una crocchia disordinata, l'uniforme sgualcita.

"Allora? A cosa pensi?"
"L-lascia stare Aja, ha tutto il diritto di t-tenerselo per se" balbettò Betty, per poi tornare rapidamente a fissare il proprio pasto.
Aja sbuffò e roteò gli occhi.
Le due si conoscevano già, come del resto tutti gli studenti a Calien. Tuttavia non avevano mai avuto chissà quale rapporto. Forse era per quello che Abigail trovava strano trovarle lì, insieme, a farle compagnia. Quelle due erano nettamente diverse, ed era impossibile non notarlo. Eppure sembravano andare d'accordo.

"Faccio spesso un sogno strano."
Abigail stessa si sorprese di aver pronunciato ad alta voce quelle parole. Voleva davvero dare confidenza a due semi sconosciute?
Aveva bisogno di raccontarlo a qualcuno, si sentiva così irrequieta da quando si era alzata quella mattina. Era riuscita a non dare di matto, ma ormai era ora di cena, e sentiva di aver raggiunto il proprio limite.
Infondo le due Argent la stavano già fissando, in attesa che continuasse.
Abigail fece un respiro profondo e cominciò a raccontare:"Non era un sogno comune, voglio dire, ne aveva tutte le caratteristiche ma...non lo so...era così reale.
Sono in un bosco, gli alberi si ergono alti e fitti, tanto che la luce del sole mi raggiunge a malapena. I rumori della natura mi avvolgono completamente ed io giro su me stessa, ridendo felice.
Poi cado, e cala un silenzio improvviso. Gli uccelli non cantano più ed io mi sento pervasa da un senso di inquietudine.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio assordante.
Poi un rumore, e poco dopo un altro. Pochi istanti dopo è impossibile distinguerli, si sono fusi in un suono acuto ed insopportabile. È così forte da stordirmi. Io giro su me stessa, questa volta in preda al panico, cerco di capire da dove proviene.
Cado nuovamente, ed il rumore cessa in quel istante.
Ma è strano, invece di sentirmi sollevata, provo sempre più angoscia. Poi..."
Abigail si sentì mancare il fiato al ricordo di cosa successe dopo. Deglutì un paio di volte, prima di tornare a parlare.
"Poi delle figure incappucciate escono dalla fitta boscaglia, non so dire quante di preciso, ma senz'altro numerose. Parlano, borbottano un incantesimo, o qualcosa di simile. Ed io..."
"Tu...?" la incitò timidamente Betty.
"Prendo fuoco"
Le due sgranarono gli occhi, scambiandosi sguardi preoccuparti.
"La mia pelle si scioglie ed io sento l'odore di carne bruciata, l'odore della mia carne; E grido, grido così forte! Quando mi sono svegliata provavo un dolore atroce alla gola, eppure non ho mai urlato veramente. Assurdo."
Aja annuì flebilmente, mentre Betty cercava di fermare la propria tremante mano destra, tenendola ferma con l'altra.
Abigail fece per parlare nuovamente, magari tentando di veicolare il discorso in una direzione più piacevole, quando la sua attenzione fu catturata da una figura slanciata, appoggiata alla parete della sala, non molto distante da lì.
Blake la stava fissando, o perlomeno, così sembrava. La giovane strega si guardò attorno spaesata, e quando posò di nuovo lo sguardo su di lui lo vide alzare gli occhi al cielo. Stava proprio guardando lei.
Il ragazzo dagli occhi di pece le fece un leggero cenno con la testa; voleva che lei lo seguisse.
"Ad ogni modo è stato solo un brutto sogno, non so perché ve l'ho raccontato. Scusate ragazze" concluse la ragazza dagli occhi discordi, per poi afferrare un dolce dal vassoio ed uscire a gran fretta dalla mensa.
Il cuore della ragazza saltò un battito quando la figura di colui che tanto disprezzava le si palesò davanti.
Se ne stava lì, con la schiena dritta e lo sguardo attento. La sua uniforme era in perfetto ordine, in totale contrasto con i capelli spettinati. Parlava e di tanto in tanto sorrideva in modo ammaliante.
Perché voleva parlarle? E lei cosa avrebbe dovuto dirgli?
Sentiva il disturbante bisogno di giustificarsi, di dirgli quanto lui le fosse indifferente e quanto fosse ubriaca o fatta, poco importava, quando l'aveva abbracciato.
Prima che se ne potesse accorgere aveva già raggiunto Blake.

"Allora? Cosa vuoi?"chiese Abigail con sufficienza, nascondendo egregiamente quel velo di ansia che provava ogni volta che ci parlava.
Solo in quel istante notò la ragazza alla destra di Blake che, infastidita dal l'interruzione, lanciò uno sguardo poco amichevole alla strega e se ne andò sbuffando.

Il ragazzo dagli occhi di pece la afferrò per un braccio e la condusse in un aula vuota senza proferire parola. Chiuse poi la porta, sotto lo sguardo disinteressato della giovane strega, che nel frattempo aveva iniziato a rimuovere la carta dal dolce che teneva stretto in mano.

"Ma come ti salta in mente di parlarmi in pubblico, Collins? Rovini la mia reputazione" disse calmo, appoggiandosi alla scrivania con eleganza.
"Ma per favore, quale reputazione?"
"Di certo non quella della psicopatica da internare, quella è detenuta da te ormai da mesi" rispose lui ghignando.
Abigail desiderava tanto cancellargli quell'insopportabile ghigno a suon di cazzotti un giorno, ma sarebbe stato del tutto controproducente. Che ne era stato del non farsi notare?
"Molto spiritoso" sussurrò la ragazza, prima di addentare il muffin al cioccolato. Una smorfia di disgusto si dipinse sul volto di Balke.
"Cosa c'è? Ho fame e non sapevo cosa volessi. È solo per precauzione" si giustificò la fanciulla.
Giusto, non sia mai che tu muoia per astinenza da zuccheri, si maledii mentalmente.
"Non so cosa ci veda in te la maggior parte della popolazione maschile di Calien" esordii il ragazzo dagli occhi di pece senza abbandonare quella smorfia di ribrezzo.
Abigail finì di mangiare il dolce sotto lo sguardo vigile di Blake. Era tutto un gioco di sguardi, un gioco di potere. Lui la osservava tentando di metterla sotto pressione e lei si atteggiava ad indifferente.
La ragazza dagli occhi discordi, dopo aver finito di mangiare, si sedette  su un banco.
"Senti Blake, se sei così acido per la rossa di prima non preoccuparti, ritornerà. Ma ora, se non ti dispiace, arriva al punto. Non mi entusiasma particolarmente passare le mie serate con te!" esclamò, tentando di domare la rabbia che le si stava lentamente propagando nello stomaco.
"Allora sarò breve: Se ti dovesse anche solo per un istante venire in mente di raccontare quello che..."
La rabbiosa minaccia di Percy fu interotta da una risata cristallina, che rimbombò nel vuoto dell'aula.
"Stai ridendo di me, Collins?" ringhiò Blake furioso.
"Oh cavolo, sei così prevedibile" sentenziò Abigail divertita.
"Non osa..."
"Credi davvero che dopo aver assistito ad una sfurita simile alla tua io abbia voglia di andare a raccontarlo in giro? Sei talmente presuntuoso che non riesci nemmeno a renderti conto che forse non mi interessa affatto quello che fai!" lo interuppe la ragazza, assumendo un espressione di scherno.
"Ed ora, se vostra egocentricità permette, io me ne vado" e così dicendo la giovane strega abbandonò l'aula con passo spedito.
Blake rimase a fissare la porta dell'aula per qualche istante. L'aveva zittito, nuovamente. Quella ragazzina era francamente insopportabile. Come si permetteva ad andare via in quel modo? A lasciarlo lì così? Come un povero idiota?Per tutti i diavoli, lui era un Blake. La gente temeva una famiglia tanto potente. Tutti lo temevano. Perfino i suoi migliori amici non osavano contraddirlo. Evan e Tyler decidevano infatti di assecondarlo sempre.
Mai nessuno era stato capace di strapparlo alla sua fredda compostezza, nessuno prima di allora.

Abigail e l'ombra del donoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora