«Elle», mi sentii chiamare, mentre qualcuno mi scuoteva una spalla da sopra la coperta. «Elle!»
«Mmh», mugnai.
«Ah, almeno so che sei viva. Mi hai fatto prendere un colpo.»
«Va' via, Ally», mi lamentai.
«No. Ora mi spieghi perché non rispondevi al cellulare e che cavolo ci fai ancora a letto.»
«Mmmh», risposi. «Torna tra qualche anno.»
«Eh, no, devi lavorare oggi.»
«'Fanculo tutto.»
«Va bene», rispose la mia amica e il suo tono si fece quasi afflitto. «Oh Trent, è salva! Scusami ancora per il disturbo.»
Balzai su dal letto cercando di ricompormi e pregando di non avere delle occhiaie troppo evidenti.
Mi guardai intorno, cercando quel miracolo vivente del mio vicino di casa. Ma non c'era. C'eravamo solo io ed Ally. «Dov'è?»
«Chi?» Allison se ne stava seduta sul mio letto a braccia conserte, un'espressione falsamente innocente sulla faccia.
«Lo sai», bisbigliai.
«Che ne so! Cercavo solo un modo per farti alzare, era un tentativo. Deve aver funzionato», rifletté.
«Io ti odio», dissi, infilandomi di nuovo sotto le coperte.
Non la odiavo solo perché mi aveva svegliato con tanta brutalità dopo che avevo dormito solo – stando all'orologio – quattro ore, ma anche perché mi aveva ricordato di lui.
Era successo qualcosa il giorno prima, dopo che Trent era salito al piano di sopra. Mentre ero a letto pronta per prendere sonno, non so come, l'avevo sentito aprire la porta di casa. Avevo percepito la sua presenza al piano di sopra e per un attimo mi ero chiesta cosa stesse facendo.
Ma poi avevo sentito una cosa.
L'acqua. L'inconfondibile getto della doccia.
E il mio cervello era andato in pappa.
Non capivo perché avere conferma che Trent si lavasse mi avesse sorpreso tanto.
E va bene. Lo sapevo. Non era quello ad avermi mandata su di giri. Era il pensiero di quell'acqua. L'acqua che scorreva sul suo corpo – che doveva essere conciato come ci si concia per fare la doccia. Doveva essere nudo.
Okay, fin lì la mia perversione aveva un minimo senso. Ma poi la fantasia... oh Dio, che piega che aveva preso.
Mi ero chiesta se per caso fosse stato alla presa con lavori manuali, nei trenta secondi di cammino che dividevano casa mia dalla sua. Se avesse fatto qualche duro lavoro che lo aveva reso tutto sudato. Se magari fosse stato sporco di, che ne so, fango o pittura o... qualsiasi cosa. Finché un'immagine bella chiara aveva preso possesso nella mia mente: Trent con i pantaloni da pompiere, le bretelle e il casco. E nient'altro.
Sunto della mia notte: insonne a fissare il soffitto tutto il tempo, autoflagellandomi per quei pensieri... maniacali, che non era il caso facessi.
Ally sbuffò sonoramente e iniziò a tirare le mie lenzuola. «Eh, no! Adesso tu mi dici cosa hai fatto stanotte per essere così stanca.»
Cercai di tirarle verso di me a mia volta ma... be' il pilates doveva aver funzionato per lei meglio che per me. «Esercizi di filosofia.»
«Non scherzare con me!» rise furba.
«Non ho dormito.»
«Ah, lo sapevo!» esclamò e si batté le mani sotto al mento, liberando infine le mie coperte dalla sua presa mortale. «È esperto?»
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Ti cercavo
Romance🏆WATTYS WINNER🏆 E poi lo baciai. Lo baciai come se ne andasse della mia vita, come se quel bacio potesse salvarmi da morte certa. Il fatto ironico era che più andavo avanti a baciarlo più mi sentivo morire. Le sue labbra erano morbide e forti, mi...