Capitolo 26

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Parecchie ore dopo, quella sera, me ne stavo stesa sul divano a cambiare, annoiata, canale alla TV, massaggiandomi la pancia come un uomo di mezz'età.

Trent aveva di nuovo preparato una cenetta per due. Questa volta aveva anche provato a spiegarmi la ricetta. E io avevo annuito tutto il tempo, fissandogli le braccia mentre impastava... cose.

Okay, non avevo capito molto della spiegazione.

Poi sentii un rumore. Una chiave nella toppa, la porta che si apriva e richiudeva, mandate nella serratura.

Mi ridestai immediatamente. Mi rizzai seduta, con le gambe sotto il sedere, un gomito appoggiato alla spalliera del divano. Quando sbucò nel salotto col mio cane a seguito, ebbi anche il coraggio di allungare le gambe nude e stiracchiarmi, melliflua. «Bentornato.»

«Quando torno da te, mi chiedo sempre dove ho trovato la forza di allontanarmi», disse raggiungendomi. Posò il mio mazzo di chiavi sul tavolino e lo trovai un gesto così quotidiano che sentii le farfalle svolazzarmi nello stomaco.

Sollevai le gambe e lui se le portò in grembo. Poi prese ad accarezzarle.

«Grazie per aver portato fuori Posey», dissi.

«Non glielo dire, ma adoro quel piccolo elefante.»

Scoppiai a ridere e mi misi più vicina a lui. Posai il capo sulla sua spalla. «Grazie anche per Ryan.»

«Non mentirò. Portare un pallone è stato uno sforzo immane...»

«Smettila», lo interruppi prima che iniziasse a fare l'umile. Gli presi il volto tra le mani e lo costrinsi a guardarmi. «Grazie», ripetei, la voce mi si spezzò all'improvviso. «Grazie per essere così buono con lui e con me. Grazie per essere sempre così comprensivo, senza fare domande. Grazie per...»

Rimasi sorpresa quando Trent iniziò a baciarmi la pelle. Ci misi un po' a capire che il percorso che seguiva era quello delle lacrime che avevano preso a solcarmi il viso. Le asciugò tutte con le labbra, fu più veloce di loro. «Grazie... per il pallone», conclusi poi.

Trent mi strinse a sé e mi baciò anche la fronte. «Sono stato fortunato, ad averti consegnato quella pizza», disse. «Chissà cosa sarebbe successo se il fattorino avesse beccato Josh del secondo piano.»

Risi e lo strinsi a me. E poi sussultai quando mi ricordai di una cosa. «Ehi!» gli colpii il petto.

«Ora che ho fatto?»

«Niente», dissi. «In realtà ieri volevo dirti una cosa, ma con Ally e il resto me ne sono dimenticata.»

A proposito di Ally, avevo sentito la mia amica quel pomeriggio e mi aveva raccontato com'erano andate le cose con Mason. Lei gli aveva spiegato dei problemi che stava avendo nel mantenere la relazione a distanza, e che si sarebbe presa del tempo per pensare a come risolvere la situazione. Si era posta la fine del semestre come termine massimo.

«Se ti sei dimenticata tu di qualcosa, perché le devo prendere io?»

Ottima domanda. La ignorai. «Ieri volevo...»

«Sedurmi con quel reggiseno striminzito», completò per me.

«No», scossi il capo. Però... «Anche», ammisi.

Lui emise un verso simile ad un lupo ferito. «Stupido io ad introdurre l'argomento. Continua.»

«Ieri volevo "definire il tipo di relazione"», spiegai.

«Volevi... cosa?»

«Volevo definire la nostra relazione», scandii meglio.

«Quale relazione?»

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