Capitolo 13

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Quel venerdì ero così di buon umore che non mi pesò neanche la chiamata con mia madre, che anticipai io stessa, in modo da avere la serata libera. La mamma mi aggiornò sulle ultime novità in famiglia e su come aveva trovato Ryan il weekend passato. Bene, sorprendentemente bene e sempre più vicino a tornare a casa.

Passai a prendere Ally al suo dormitorio e alle sei eravamo già alla spiaggia dove Trent mi aveva dato appuntamento. Anche Claire era già lì.

«Amichee», ci salutò sventolando una mano.

«Hanno già iniziato?» chiese Ally.

«Sì.»

Mi guardai intorno sulla spiaggia. «Non stanno ancora giocando», osservai.

«Ah, se hanno iniziato a giocare?» Claire mi fece l'occhiolino. «Scusa, pensavo ti riferissi al rotolarsi nudi sulla sabbia.»

«Visto che...»

«Zitte, tutte e due», dissi e alzai gli occhi al cielo.

«Perché pensi che abbia chiesto ad Andrew di portarmi con sé?»

«Claire, io non ti faccio mai domande, non so se hai notato...»

La mia amica rise. «Trent non vedeva l'ora di vederti», disse poi e quello era forse il modo migliore per attirare la mia attenzione.

«Davvero...?» non feci in tempo a terminare che la sua voce profonda arrivò da poco distante.

«Claire! La smetti di svelare le mie carte?»

«Ma quali carte, Macaulay? Sei un libro aperto, pensavi di poter essere misterioso anche solo per un istante?»

Risi e spostai lo sguardo su Trent, a qualche passo da noi. Sicuramente non stava rotolando. No, non era nudo. Sì, era molto sudato. Dio santo. «Siete arrivate.»

«Sì, e in perfetto orario», disse Ally. «E ho portato con me anche abbastanza decoro da fingere che tu abbia davvero notato che ci sono anche io», sussurrò in modo che però potessi udirla solo io. Le diedi una spinta con la spalla e lei rise. «Claire, che ne dici di una cola? Ho la gola secca.»

«Anche io!» scattò lei, con una pessima interpretazione. «Vi portiamo qualcosa?»

«Una camera», tossì Ally e io la spinsi di nuovo. Certe volte non aveva proprio ritegno. «Va bene, andiamo, Claire.»

Io e Trent le guardammo allontanarsi, e poi mi rivolsi a lui. «Allora, come stai? Teso per la partita?»

Trent sogghignò. «No», disse solo, e poteva sembrare una cosa da sbruffoni, ma in effetti non ci si poteva aspettare nulla di diverso da un professionista. «Sono carico.»

«Per fortuna oggi non c'è vento», commentai e lui sorrise scuotendo la testa.

«Adesso mi dirai che segui anche il beach volley e io sono steso.»

«No. Cioè, solo ogni tanto.» Ridacchiai. «So quel che basta.»

«Ma certo.» Trent rise abbassando lo sguardo. «Comunque, ti avviso che prima di questo torneo non avevo mai giocato su sabbia. Questa è la terza partita. Quindi abbi pietà per un povero, scialbo pallavolista che esce dalla palestra, okay?»

Risi. «Non mi lamenterò.»

«Bene», rispose. «Perché ora sono teso.»

Mi morsi il labbro per nascondere il sorrisino che mi si disegnò sulle labbra. «Di quanti giocatori sono le squadre?»

«È un torneo a quattro», disse e si avvicinò a me per indicarmi un gruppo di ragazzi che si riscaldava, tra i quali riconobbi anche Drew. «Gioco con alcuni della mia vecchia squadra. In onore dei vecchi tempi.»

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