chapter 3

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1 mese dopo.

Pov's Kendall

Quella donna si prese gioco di me nascondendomi una cosa così grande, anche se è così piccola.
Non mi avvicinai più a lei per non creare altri problemi.Soprattutto per non andare lì, rinfacciargli che fosse una puttana, senza sapere manco se è mia figlia quella bambina. Per un mese restai ad osservarle da lontano, cercando di recuperare del DNA, riuscendoci con successo anche se dopo un po' di tempo.
Come me lo procurai? Storia davvero lunga...

Aspettai più o meno 24h, per poi scoprire la verità.
Quella bambina é mia figlia o no?
Presi in mano la busta con dentro le risposte che avevo tanto bisogno e la aprii.
Iniziai a leggere fino a quando a fine pagina lessi:"Il presunto padre non è escluso dall'essere il padre biologico del bambino testato. Basandosi sui risultati ottenuti dell'esame dei loci del DNA elencati, la probabilità di paternità è 99.999%. Questa probabilità di paternità è calcolata con la comparazione ad un individuo causale, non testato, non correlato, della popolazione Ispanico(considerato come probabilità a priori 0.50)."
«sono il padre di Alison quindi...»sussurrai con voce tremolante prima che la rabbia mi risalisse nelle vene e buttare i fogli per aria. Sbattei un pugno sulla scrivania e continuavo a ripetermi che non fosse vero.
Non avrebbe mai potuto farmi questo.

Presi il mio cellulare, chiavi di casa e della macchina e corsi via dal mio ufficio per poi uscire dall'edificio e salire in macchina per dirigermi da lei.
Non mi resi conto manco a quando andassi con la macchina, adesso dovevo distruggere solo Charlotte.
Scesi una volta arrivato fuori casa di sua madre, bussai e aspettai che qualcuno mi venisse ad aprire.

Passarono giusto 2 minuti quando un ragazzo mi aprii la porta.
E adesso questo chi cazzo era?

«salve»disse con gentilezza.

«buon pomeriggio, c'è Charlotte?»dissi fingendo un sorriso mentre le mie mani tremavano dal nervoso.

«si, arriva subito»disse allontanandosi. Arrivò Charlotte, bella più che mai, guardandomi con un sorrisetto.
Si chiuse la porta alle spalle e mi condusse su una panchina sulla veranda.

Si sistemò il vestito che indossava sedendosi sulla panchina, «cosa vuoi, ancora»domandò scocciata.
«sai più che bene quello che voglio.
Mi hai trattato come uno stupido, lo sai?Perché non dirmelo in modo diretto?»dissi con calma, non volevo alterarmi, almeno per ora. Mi guardò negli occhi, «c'è ne hai messo di tempo però per capirlo»disse alzando gli occhi al cielo, scocciata.

Replicai dicendo«non sono venuto qui prima perché ne volevo essere sicuro, per non chiamarti puttana o ucciderti direttamente per quello che mi hai nascosto se poi quella bambina non fosse stata mia figlia».

«e adesso che vuoi fare?Perchè non vedo che tu mi abbia preso ad uccidere, no?»domandò ancora. Il mio sguardo cambio completamente, voleva la guerra?E che guerra sia mia cara.

La guardai con freddezza, mentre stavo aprendo bocca mi parlò sopra, «cosa vuoi farmi?Per caso vuoi baciarmi?»mi guardò con tutta la calma del mondo senza mai batter ciglio .
Le presi tra una mano il mento e la guardai attentamente mentre lei mi guardava confusa. Alla sprovvista la baciai riassaporando di nuovo quel paradiso.
Mi ringhiò sulle labbra per poi buttarmi via .
Mi guardò in modo strano, «ma che cazzo hai fatto?»domandò arrabbiata. «ti ho baciata, no?»dissi.

«vattene immediatamente, non voglio più vederti ne sentirti»disse alzandosi dalla panchina.
Le presi il braccio e la fermai. «no, mi rivedrai perchè quella bambina è mia figlia»dissi con sicurezza.

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