12. La scelta giusta (II)

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when the party is over - Billie Eilish

Per Zaira la cena andò a sfiorare l'infinito

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Per Zaira la cena andò a sfiorare l'infinito. A un certo punto, nel chiacchiericcio confuso in cui era immerso il ristorante, si chiese se non fosse scivolata in un loop temporale, capace di costringerla a rimanere seduta sul divanetto per sempre, con Elia al suo fianco e Clara davanti a lei.

Non che la serata stesse andando male, anzi. Nonostante sua madre avesse giocato sporco fin dall'inizio, scegliendo di portarli a cenare in un locale della prima cerchia dall'atmosfera scura e fatta di sussurri sottili, tanto da far pensare che fosse necessario addirittura pagare le parole scambiate, Elia si era dimostrato più rilassato di quanto tutti al tavolo avessero immaginato. Supportato da Clara, aveva parlato dell'Accademia e di ciò che aveva intenzione di far conclusa la magistrale, per poi portare il discorso sulla fotografia e, quindi, sulla sera in cui aveva incontrato Zaira. Sua madre, davanti a un simile racconto ancora ignoto, aveva ridacchiato, sciogliendosi e mostrando una curiosità sempre più sana e genuina nei confronti del ragazzo. Aveva osservato la foto incriminata con occhio critico, per confermare che non era venuta male e che – forse – Elia aveva abbastanza spirito per fare diventare il piccolo talento qualcosa di più.

Anche Clara si era mostrata ben disposta, intervenendo nella conversazione di tanto in tanto per fare domande calibrate e mai imbarazzanti; la sua curiosità da bambina su cosa avevano fatto esattamente per fare uscire dai gangheri la Rottenmeier sarebbe stata in grado di far sorridere Zaira, se solo tutto ciò che le accadeva intorno non le fosse giunto ovattato alle orecchie e si fosse scontrato col muro sempre più compatto ertosi nella sua mente.

Lei si era limitata a mangiare in silenzio, il sushi che aveva assunto nella bocca il sapore della cenere, e a dire talvolta un paio di parole, giusto per fingere di essere presente. Tanto si sentiva male, con lo stomaco chiuso nel seguire la sensazione ormai non più strisciante che le riempiva i nervi, che le era risultato difficile finire persino ciò che aveva nel piatto; la gola, infatti, si rifiutava di deglutire e bloccava il percorso dell'aria fino ai polmoni, portandola in un'apnea di nera apatia da cui faceva sempre più fatica a staccarsi.

Aveva avvertito più volte su di sé lo sguardo di Clara, che però non aveva osato dirle nulla, e anche quello di Elia, che invece si era lasciato sfuggire leggeri gesti di conforto – una soffice carezza sul braccio, un rapido bacio sulla tempia, una mano a stringerle il ginocchio fasciato dalle calzemaglia... tocchi delicati che le avevano bruciato la pelle e scavato lo stomaco, rendendole ancora più difficile fingere che tutto andasse per il meglio. Solo sua madre pareva non essersi accorta di nulla, tanto che a un certo punto aveva scherzato su quello che aveva definito un attacco di timidezza improvviso. Zaira aveva replicato con un sorriso e un paio di parole borbottate a mezza voce, con Clara subito a intervenire a difenderla.

"Ti devo ricordare come ti sei comportata su quando mi hai portato dai tuoi genitori?" aveva detto, rivolgendosi ad Alessandra.

L'espressione colpevole della madre, il cui volto si era sgretolato per l'imbarazzo, era stata l'unica cosa capace di farla ridere di gusto e sentire, almeno per pochi minuti, a posto con se stessa. Era bastato il successivo commento della donna per riportare tutto sul piano originario.

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