12

321 24 17
                                    

EREN'S POV:

Lunedì.

-Levi cosa stai facendo?! – Vedo il cadavere di Petra steso a terra, ricoperto di sangue e Levi di fronte ad esso con una pistola carica in mano.

-Non vedi moccioso? Sto eliminando il problema che ci separa. –

-No! Fermati! Levi! – Si gira con uno scatto verso di me e la pallottola mi trafigge la coscia, facendomi perdere l'equilibrio. Vedo Levi avvicinarsi verso di me per poi appoggiare il piede sul mio petto e cominciando a fare pressione. Non riesco a respirare.

-L-Levi t-ti prego –

-Addio moccioso. – Tutto comincia a rallentare e vedo un'altra pallottola dirigersi verso il mio petto, proprio dove c'è il cuore. Vedo una luce. Sono in paradiso? O è solo una fase di passaggio e sono finito all'inferno? No, niente di tutto questo. È la luce del sole mattutino, i cui raggi penetrano attraverso una finestrella nella stanza d'ospedale cupa e grigia. Gli unici colori che vedo sono quelli dei fiori posti in un vaso appoggiato sul comodino accanto al mio letto. Me li ha dati Mikasa quando in questi due giorni sono stato ricoverato per le mie ferite in seguito a ciò che era accaduto venerdì sera. Levi non è mai venuto a trovarmi. Forse non se la sente dopo tutto quello che è successo. Non riesco a ricordare molto di quella sera, soltanto dei frammenti. Il medico mi ha detto che si tratta di perdita di memoria post trauma e che devo avere pazienza prima di poter ricordare tutto. Meglio così, non voglio ricordare. Ad un certo punto la porta della mia stanza si apre ed entra Hanji, un'amica di Levi molto gentile e simpatica. Perfino lei in questi due giorni è venuta a vedere se stavo bene. Non capisco perché, dal momento che non sono niente per lei, ma mi fa piacere anche solo se lo fa per cortesia.

-Come sta il mio ometto oggi? – Dice con un sorriso che parte da un orecchio e prosegue fino all'altro. Meno male che c'è lei a darmi un po' di gioia. Certo, i miei amici sono venuti a trovarmi questi giorni ma Armin non faceva altro che parlare dei mille libri che sta leggendo; Mikasa stava in silenzio e rimaneva per non so quanto tempo a stringermi la mano; Historia si comportava esattamente come la madre che non ho e ad accompagnarla c'era sempre Ymir che faceva battute sul fatto che sarebbe stato bello se fossi morto; Reiner ed Annie rimanevano immobili seduti davanti a me come se fossero fatti di pietra; Marco mi parlava di un tipo che ha conosciuto sabato; Connie giocava con i macchinari collegati al mio letto e Sasha rubava tutto il cibo che l'infermiera mi aveva dato; per finire c'era Jean che...beh...si comportava da Jean. Anzi, ora che ci penso si comportava in modo un po' strano in certi momenti. Come se volesse dire qualcosa ma non avesse il coraggio. Forse me lo sto solo immaginando io, dopo tutto Jean dice sinceramente ogni cosa senza curarsi della reazione delle persone. Appena lo vedrò glielo chiederò.

-Benissimo signorina Hanji! –

-Chiamami solo Hanji e dammi del tu. Ormai ci conosciamo, no? – Dice facendo l'occhiolino. E pensare che è amica di Levi, non si direbbe proprio. Questo dimostra che non lo conosco ancora bene.

-Oh ma ti devi ancora vestire? Allora ti lascio un po' di privacy, chiamami se hai bisogno – Esce dalla camera e io inizio a vestirmi: indosso una felpa nera, semplice e i pantaloni grigi di una tuta. Hanji si è offerta di accompagnarmi a scuola, visto che non ho nessun'altra figura adulta in grado di accompagnarmici e non è molto sicuro che vada in pullman, dato che le ferite non sono andate via del tutto. Una volta vestito la raggiungo e saliamo in macchina.

-Posso chiederti una cosa? –

-Ma certo dimmi pure –

-Io ricordo che tu mi avevi trasportato fuori dalla casa di Petra quella sera, ma cosa è successo esattamente? È come se la mia memoria si fosse quasi completamente resettata –

𝗟𝗢𝗡𝗧𝗔𝗡𝗜 𝗠𝗔 𝗩𝗜𝗖𝗜𝗡𝗜: A RIREN STORYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora