Capitolo 6-i see trought the dark

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Bailey's Pov

La serata fu a dir poco magnifica.
Ci eravamo divertiti un sacco e andando a dormire tutti fatti mi resi conto di cominciare veramente a vivere i miei diciassette anni come avrebbe dovuto fare qualsiasi diciassettenne.

Michael's pov
Non riuscivo a dormire. Nella mia testa c'erano solo quei ricordi infantili e poi quella foto: La foto della sorella di Brook.
Era veramente bellissima.
Avrei voluto conoscerla, chiamarla, abbracciarla.
Probabilmente lei stava scopando con qualche bel ragazzo a qualche kilometro da me.

Bailey's Pov
Quando mi svegliai realizzai che era sabato quindi potevo fare tutte le mie faccende con calma.
Salii le scale (la mia camera era tipo sotterranea) e andai in cucina.
Dopo essermi preparata il latte mi diressi in salotto per berlo rilassandomi. Trovai mio padre dormiente sul divano con una lattina di birra in mano, gliela tolsi e poi lo svegliai:
"Papà... Svegliati."
Dopo qualche mugolio aprì le palpebre.
"Bay, che ore sono?"
"Mh le nove" controllai sul mio iPhone.
Scattò in piedi dicendo che doveva uscire per lavoro.
Lo lasciai fare, avevo un gruppo di ragazzi di sotto e dovevo occuparmi di loro.
Quindi scesi e notai che Cruz era sveglio insieme a Liam.
"Giorno ragazzi"
"Giorno bellissima" mi diedero un bacio sulla guancia e salimmo su.
Mi cambiai vestendomi con una maglietta corta bianca, pantaloni neri e stivaletti dello stesso colore. Mi diedi una truccatina.
Scesi per svegliare gli altri.
Quando ci ritrovammo tutti in salotto decisi che quel sabato avrei fatto il septum.
Avevo sempre amato quel piercing.
Ovviamente avevo già deciso chi mi avrebbe accompagnata: Jaxen e Bethany.
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Alcune lacrime rigarono le mie guance ma solo per qualche minuto sentii dolore.
Uscii dallo studio soddisfatta.
Subito ci dirigemmo al parco per fumare un po' e poi a casa di Beth, dove Cruz, Isabel, Cassandra, Tom e Liam ci avrebbero raggiunto.
Come era successo pochi giorni prima, tutti fatti, cominciammo a picchiarci. Io, questa volta, però, ero più cosciente della precedente quindi sentii e capii tutto ciò che mi circondava.
Non feci niente per fermarci.
Amavo contrastare il dolore fisico con quello morale.
Quel vuoto nel petto non se ne era andato.
Mentre eravamo intenti a continuare a procurarci lividi e graffi, mi squillò il cellulare.
Lo presi e risposi senza badare a chi fosse, d'altronde nemmeno riuscivo a leggerlo.
"Pronto?" I miei singhiozzi si fecero sentire, in fondo, tutto quel divertimento faceva male.
"B-Bailey, sono Finn, tutto okay?"
"Ahia cazzo, smettila Isabel" urlai, senza rendermi conto di quello che stesse succedendo.
"Bailey dove sei?"
"Da nessuna parte, cosa vuoi?" Dissi dura.
Ci mettemmo a litigare fino a quando lui scoprì dove fossi e mi venne a prendere.
Non volevo fargli vedere i miei amici, quindi lo aspettai fuori casa di Beth.
Mi portò con la sua moto a casa sua.
"Che stavi facendo?" Chiese spaventandomi.
"Non sono affari tuoi!" Cercai di rimanere forte.
Con forza mi alzò le braccia per togliermi la maglietta a scopo di scoprire lividi e graffi che padroneggiavano il mio corpo magro.
Provai a coprirli quanto potevo con le mani, ma, ovviamente, non ci riuscii.
Si avvicinò ai miei occhi.
"Hei, ma tu sei fatta?"
Abbassai lo sguardo in segno di Resa e qualche lacrime rigò le mie guance.
Mi abbracciò facendo attenzione a non farmi del male, ma io lo respinsi
"T-ti prego Finn, non abbracciarmi"
Si ritrasse indietro continuando a guardarmi negli occhi.
"Bay, devo parlarti..."
"D-dimmi"
Sospirò e rimase in silenzio per una ventina di secondi quando poi riprese...
"Non possiamo più continuare così" sussurrò più a se stesso che a me.
"Così come scusa?"
"Così, io... Oh cazzo è veramente difficile..."
Lo incoraggiai cercando di non metterlo a disagio, nonostante il fatto che se ci fosse stata una gara basata su preoccupare e mettere ansia alle persone avrei sicuramente preso il primo premio.
"Io... Sono innamorato di te, okay,? E questa cosa che tu stai con quel cazzone di Jaxen non mi piace per niente. Hai qualcun'altro con cui divertirti a letto, non hai bisogno di me..." Disse tutto d'un fiato.
"Non provo nulla per lui... E poi non puoi dirmelo ora, io... Sto per partire e non so se tornerò, francamente spero di non farlo. L'aria di Melbourne mi ha stancata. Tutto mi ha stancata e tu non puoi venirmi a dire di amarmi quando io sto progettando di andarmene da questo posto appiccicoso. Voglio cambiare casa, amici, vita, macchina, vestiti, taglio di capelli... Voglio cambiare tutto di me. Perché è da quattro anni che mi porto sulle spalle il peso della morte di mia madre e... Sono stanca."
Il mio sfogo mi portò a far cadere qualche lacrime che subito asciugai.
Mi alzai furiosa, con me stessa.
"Bay, ti prego non te ne andare..."
"Ora sono qui"

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Il mio ritorno a casa fu faticoso, da sola, per le strade di Melbourne, i ricordi mi stavano uccidendo
*FLASHBACK*
"Mamma, mamma andiamo alle giostre?"
"Certo tesoro, farei di tutto per te"
La felicità invadeva i miei occhi, ma chi l'avrebbe mai detto che mia madre fosse così depressa? O incazzata con il mondo?
*FINE FLASHBACK*

*Inizio di un nuovo flashback*
"Smettila Amy, sei solo una bastarda"
"F-Felix ma che cazzo dici?"
Le urla dei miei erano incessanti, così come i mostri che abitavano nella mia mente, li odiavo.
Mia sorella entrò nella mia stanza piangendo.
"Bay, è tutto okay" mi abbracciò ma io la scansai.
"Non toccarmi" il mio tono era così freddo che se l'avessi guardata negli occhi sarebbe morta congelata.
Mi rifugiai in bagno chiudendomi a chiave, per una ragazzina di dieci anni non era il massimo rintanarsi in se stessa in un angolo del bagno mentre le lacrime scorrono senza sosta.
Nel frattempo.... Ancora urla... Ancora pianti... Ancora sofferenza.
La nostra vita era una sofferenza.
*fine flashback*

Michael's Pov
Stavo letteralmente rompendo le palle, Emh corde, alla mia chitarra ma era l'unico modo con il quale potevo sfogarmi, tirare fuori tutta la frustrazione che avevo in me.
Mio padre entrò fregandosene altamente della mia concentrazione sullo strumento dicendomi che era pronto da mangiare, accennai qualcosa come un "va bene" ma questo non le era evidentemente bastato.
Si sedette accanto a me e bloccò la vibrazione delle corde che avevo provocato qualche secondo prima con il plettro
"Hei ma che fai?" Chiesi quasi sgridandolo.
"Mike, é tutto okay?"
"Sì, perché questa domanda?" Accennai un sorriso per nascondere la mia falsità.

Through the dark// Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora