Capitolo 16 - She's Mine!

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Zayn continuava a cercare di prendermi la mano anche se i suoi tentativi erano falliti più di una volta.
Ebbene sì, sarei dovuta uscire anche quella sera con lui, ma non volevo rinunciare a vedere suonare Michael dal vivo, per questo proposi di andare proprio nel suo bar, sconvolgendo di poco i piani del moro.
Entrammo nel locale quando già i ragazzi erano intenti a suonare una delle loro canzoni, ci mettemmo in un piccolo angoletto senza voler essere notati.
Avrei sicuramente salutato il biondo a fine serata.
Mi piaceva ascoltarli e nel frattempo ballare con Zayn mentre altra gente si muoveva più vicina al palco, sicuramente non avrei mai pensato che Mike mi stesse aspettando e quindi mi avesse visto. E infondo non stavo facendo niente di male, insomma, tra di noi non c'era nulla nè tantomeno tra me e Zayn.
La musica era alta ma orecchiabile e sincera, mi piacevano i testi delle loro canzoni e anche come loro suonavano, mi piaceva ascoltare la sua voce imperfetta e vedere la sua fronte sudata gocciolare, mi piacevano i suoi occhi grandi scrutare tra la folla e le sue gambe tese e quasi stanche compresse dai jeans neri, mi piaceva vederlo e non gli avrei staccato gli occhi di dosso neanche per sogno.
Poi però sentii la mano del moro tirarmi verso il bancone del locale, accanto al palco. Ordinammo un drink, alcolico ovviamente. Mi piaceva l'alcol, nonostante non ne fossi completamente dipendente. Mi piaceva bere con gli amici ed un paio di volte mi ero ubriacata, ma niente di serio; quindi ero ben felice di poter passare una serata circondata da musica, ragazzi e bicchieri di vodka e mojito.
Cominciai con un semplice drink e a mano a mano che bevevo Zayn si faceva sempre più vicino, fino a quando si mise tra le mie gambe semi aperte sullo sgabello dell'alto bancone.

Michael's POV
"Bay... Bailey? Mi senti...? Scusate! Dobbiamo portarla fuori e farla riprendere se non vogliamo finire in ospedale".
Cercai di rimanere calmo mentre non riuscivo a farla tornare nei suoi sensi... Respirava, sì, ma gli occhi erano completamente chiusi e lei non ascoltava le nostre chiamate.
Aveva lividi su tutto il collo, segno che Zayn l'aveva marchiata dopo che si era ubriacata.
Ma si può essere più cretini?! Volevo solo togliermi quel coglione dalla mia visuale e concentrarmi sulla ragazza.
Cercammo di farla alzare da terra, ma le sue gambe non avevano intenzione di camminare. Per questo raccolsi le mie forze e la presi in braccio fino a un divanetto al di fuori del locale.
Scostai i capelli bagnati di sudore dalla sua fronte rivelando quel viso sporco di trucco.
Mi era capitato più volte di trovarmi in situazioni del genere, ma mai mi ero sentito più preoccupato di così.
"Ma sei fuori o cosa?! L'hai fatta ubriacare per portartela a letto? Dillo! Urlalo! Idiota che non sei altro!" Urlai così forte in faccia di quel ragazzo che per poco mi scordai della band, delle persone che erano accanto a noi e di quelle che si erano girati sentendomi gridare.
Era quella la verità, io quel moro lo sopportavo sempre di meno!
Decisi di portare Bailey nella mia macchina aprendo i finestrini perché potesse respirare ma coprendola con una coperta di pile.
Poi mi sedetti accanto a lei e credo di aver passato ore ed ore a guardarla dormire con le labbra schiuse e la fronte sudata. L'avrei riportata a casa, sì. Chissà se quella sera stessa o il giorno o il mese successivo. Fatto sta che in quel momento volevo solo guardarla e pensare a qualsiasi rimedio per renderla felice.
Ovviamente poi si mise in mezzo quel deficiente bussando al mio finestrino.
"Senti, io devo andare a casa, per qualunque cosa io dirò al padre di Bailey che l'ho lasciata nelle tue mani. Ci si vede"
La sua aria da spaccone lo rendeva ancora più stupido ed ignorante, davvero non riuscivo a capire con che forza una ragazza così intelligente potesse anche solo uscire con lui.
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"Michael? Sei tu? Che cosa è successo? Come mai hai fatto così tardi?"
"Shhh, mamma! Dopo ti racconto. Aiutami a portarla nel mio letto!"
Entrai in casa con Bailey appoggiata a peso morto sulle mie spalle. La sbornia era passata e lei era tranquillamente addormentata su di me.
La appoggiai delicatamente sulle lenzuola calde e poi cercai di coprirla il più possibile per far sí che si sentisse a suo agio.
"Perché questa ragazza è qui? Mh?"
Per la prima volta mi stavo sentendo a disagio a parlare con mia madre. Da quando mio padre aveva deciso di andarsene le avevo sempre detto tutto, perché sapevo che stesse male e avesse bisogno del mio appoggio e parlarle facendola partecipe della mia vita la rendeva felice, ma la ragazza che stava tranquillamente dormendo mi metteva fin troppo in soggezione, così come tutto ciò che la riguardasse.
"È qui perché un deficiente l'ha fatta ubriacare e, riconoscendola come la sorella di Brook, dato che era al mio locale, ho deciso di aiutarla. Ora sta semplicemente dormendo in camera. Domani mattina chiamerò la famiglia e la riporterò a casa."
Questi furono gli unici dettagli che riuscii a dire, mia madre però non andò oltre, sapendo evidentemente che la ragazza in questione mi piaceva da impazzire: insomma, si capisce quando parli di una persona che ti piace o di una che ti è indifferente.
Dopo queste semplici parole tornai in camera mia per sdraiarmi accanto al corpo rilassato di Bailey. Le toccai la fronte e le scostai i capelli dalla faccia, avrei voluto vederla sveglia perché amavo i suoi occhi, così grandi e luminosi, ma ero anche cosciente che se lei fosse stata capace di intuire quel rapporto così ravvicinato che stavamo avendo, si sarebbe scansata.
Non che io non gli piacessi, insomma a volte flirtavamo e passavamo ormai la maggior parte delle giornate insieme dopo la scuola, ma ero super convinto che non fossi altro che un amico per lei.
Dopo un po' però, passate le tre o forse anche più, i miei occhi decisero di abbandonarsi al desiderio di dormire e riposarmi.
A pensarci meglio avrei dovuto portarla a casa poiché il giorno dopo sarebbe stato lunedì e il lunedì significa scuola, almeno il 16 novembre.
Poco importava, lei si sarebbe svegliata quando ne avrebbe avuto voglia e così io, se la scuola fosse passata in secondo piano un solo giorno non sarebbe stato di certo un problema grave.
Le mie palpebre, quindi, si abbassarono e decisi di lasciarmi andare sentendo il corpo quasi sciogliersi mentre cercavo di prendere una posizione decisa senza svegliarla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 10, 2016 ⏰

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Through the dark// Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora