Quel lontano 20 giugno 2002 la mia vita venne stravolta.
Mio padre entrò nella clinica quel giorno.
Ah quale clinica? Beh mio padre era un alcolizzato e aveva fatto uso di sostanze stupefacenti e quindi i servizi sociali decisero di mandarmi a vivere per sei mesi da una famiglia, i Ryan.
Il 15 settembre dello stesso anno uscì.
Mi ricordo perfettamente il momento in cui, dopo molti mesi, lo rividi in faccia.
Era cambiato, era felice. O almeno così credevo.
Io non lo so, se fossi felice.
Da quando mia madre era morta non ero più stata tanto allegra, ecco.
Non era per colpa sua, è solo che avevo paura del giudizio delle persone, quindi non ne parlai con nessuno.
Volevo solo ricominciare. I miei 17 anni erano stati intensi, fin troppo, e volevo provare a vivere in una famiglia normale.
Una mamma, un papà, una sorella.
Non senza un punto di riferimento, un drogato e una sbandata.
Ma non era possibile.
Mia sorella non aveva mai avuto un carattere estroverso e questo la portò a compiere azioni inaspettate, quindi se ne andò.
Da Melbourne si era trasferita a Sydney e io volevo sapere con tutto il cuore come stava. Era da 3 anni che non la vedevo.
Mi sentivo completamente persa, nessuno era rimasto per me.
Comunque, mio padre era felice quando mi vide, e anche io lo ero.
Era stato bello risentirsi una figlia.
Peccato che il centro di riabilitazione non avesse cambiato il suo carattere severo e ossessivo.
"Ah da quando ti sei tinta i capelli di verde? E questo piercing? Stai studiando tutto vero?"
Dio che palle.
Comunque, il mio smile era bellissimo e lui non poteva negarlo.
"Lo guido io eh?"
Cosa? Aveva intenzione di guidare il MIO motorino?
"Dai papà, tra poco staremo a casa. Te lo farò guidare prima o poi"
Vinsi io.
Mentre tornavamo a casa mi fece ogni tipo di domanda, era bello sentirlo interessato a me.
Poi però, scendemmo dal mezzo ed entrammo in casa.
Quella porta non era stata aperta da tanto tempo. Nessuno ci aveva messo piede.
Mi venne un po' di malinconia.
Prima eravamo in quattro e ora la casa era troppo grande per solo due persone, ma sia io che mio padre non volemmo cambiarla. Pensavamo sarebbe stato quasi un dispetto nei confronti di mia madre.
Anche se lei non c'era da molto tempo non volevamo cambiare vita. Un po' lo avevamo fatto ma la casa non doveva essere toccata.
Lei ci teneva troppo.
Si erano fatte ormai le sei di sera e mi misi a studiare. Scienze, storia, grammatica. Sembravano non finire mai.
"Bailey vieni a mangiare!" Mio padre mi chiamò dal piano inferiore. Mi mancava sentire il mio nome da lui.
"Devo finire i compiti!"
In realtà li avevo finiti e stavo leggendo ma non volevo mangiare. Il cibo non mi era mai piaciuto particolarmente e nemmeno a mia madre. Lei non mangiava quasi mai.
Dopo la sua morte ho iniziato ad odiarlo, ogni tanto mi nutrivo solo perché dovevo farlo. Ma se avessi potuto campare di acqua, lo avrei fatto.
*Toc toc* Che incubo! Sgusciai dal letto alla sedia della scrivania e aprii un libro a caso.
"Mh avanti" cercai di non far vedere il nervosismo
"Dai tesoro, almeno per questa volta fai un pasto normale"
"Okay"
Mangiai un po' di pasta e una frutta, mi ero veramente superata.
Dopodiché diedi la buonanotte a mio padre e andai in camera per dormire.
No. Non ci riuscivo. Anche ora che era tutto a posto, avevo mio padre e lo avevo reso felice non riuscivo a dormire.
Forse il bacio delle buonanotte della mamma mi mancava. Forse il conforto e l'aiuto che dovrebbe avere una figlia dai propri genitori non c'erano mai stati per me.
Forse le persone non mi avevano mai accettata per questo: ero troppo sola, non capivo gli altri.
Cazzo il giorno dopo ci sarebbe stata scuola. Chissà se mio padre mi ci avrebbe accompagnato? No. Non dovevo farmi illusioni. Non era cambiato nulla. Probabilmente avrebbe ricominciato a fumare cannabis e a sniffare cocaina.
Di certo non me lo auguravo. Ma lo conoscevo troppo bene per affermare il contrario.
Lui non mi avrebbe calcolato e io non avrei avuto mai nessuno che mi avesse chiamato "piccola principessa" o mi avesse detto che è fiero di me.
Non l'avevo mai avuto per 17 anni e avrei dovuto pensare che dopo sei mesi in un centro di riabilitazione mio padre avrebbe cambiato carattere? Pff.
Non sarebbe mai successo.
Pensandoci, mi resi conto di aver bagnato il cuscino con le lacrime.
Accesi la luce, scesi dal letto e camminai verso lo specchio.
"Davvero? Davvero sono così piena di difetti?" Piansi.
Non riuscivo a trovare una cosa bella in me.
Era inutile piangere, non si sarebbe sistemato nulla.
Forse era la nostalgia che avevo di mia madre, forse era l'affetto mancato di mio padre o di mia sorella ma non ce la facevo più a vivere in quel modo.
Volevo scappare, correre, gridare, liberarmi oppure volevo solo cambiare e provare a vivere. Ma era impossibile lì.
Dopo poco mi accorsi che si erano ormai fatte le tre di notte e forse conveniva provare a dormire. Anche se il sonno è una briciola della morte.
E in fondo io non volevo morire, volevo solo cancellare il passato, era troppo oppressivo.
Forse ero io. Mi ero innamorata del dolore ed esso mi inseguiva ovunque andassi.
Ero così attaccata alla presa della corrente da non capire che avrei potuto fulminarmi.
Finalmente mi addormentai ma dopo poco la mia sveglia suonò e decisi che andando a scuola avrei potuto dimenticare, o almeno provarci.
Ma, naturalmente, non andò così.
Il giorno seguente fu molto pesante e duro, come il resto.
La mattina decisi di non controllare se mio padre fosse in casa, non avrebbe fatto la differenza.
Andai verso il bagno, i miei vestiti erano già lì dalla sera prima.
Non vi aspettate nulla di speciale, ogni giorno dovevo portare la divisa della mia scuola.
Lasciai i miei lunghi capelli cadere da un lato.
Erano verdi ma quella mattina decisi di voler tornare al colore naturale anche se un po' schiarito.
Bevvi del latte con caffè, mi lavai i denti, poi mi truccai ed ero pronta per uscire.
Lasciai un messaggio a mio padre:"pà sono a scuola, esco alle 2. A dopo"
Misi le cuffie e poi il casco e uscii di casa andando a prendere il motorino.
Arrivata a scuola scesi e aspettai la campanella, nel frattempo mi arrivò un messaggio, non conoscevo il numero:
Hei sorellina, ho saputo che papà è uscito di prigione. Se volete venire a salutarmi a Sydney potete tranquillamente, vi aspetto. Baci.
Brook
Chiamai subito il contatto.
"Brook, sei tu?"
"Emh ciao. Sì, sono io. Cazzo da quanto è che non ci sentiamo. Mi mancate. Scusa se non mi sono fatta sentire."
"Oh mamma Brooklyn, è bellissimo sentirti di nuovo, credevo che fossi morta, davvero"
"Allora, verrete a trovarmi?"
Dopo qualche secondo suonò la campanella, merda.
"Brooklyn emh devo andare, ho scuola. Ti richiamo quando esco"
"Va bene, ciao Bailey"
Attaccai. Dio che bello. L'avevo risentita dopo tantissimo tempo.
Accennai qualcosa di simile a un sorriso, ma ripensandoci non avrei dovuto perché un mio compagno mi fermò per cercare spiegazioni:
"Brown ma che fai ridi?" Chiese Andy Johnson, uno che veniva in classe con me prima che venisse bocciato.
"Johnson non rompermi il cazzo okay?"
Volete sapere se ero sempre così acida? Sì, sempre e comunque.
Mi ricordo che una volta ero al primo anno e avevo una "migliore amica". La nostra amicizia si ruppe quando per un periodo non ci parlammo più e lei si scusò dicendo "ho paura delle tue risposte, dei tuoi atteggiamenti, è per questo che non ti scrivo"
Ci rimasi malissimo, ma non riuscii a cambiare il mio carattere.
Il punto è che ero così incazzata con la vita che sarebbe stato inutile essere dolce e gentile, dico bene?
La mia acidità aveva allontanato tutti, inizialmente ero "sti cazzi, non ho bisogno di nessuno" ma poi la cosa mi è pesata e ho sentito la mancanza di affetto.
Nel frattempo mi ero creata una corazza talmente forte che neanche un machete sarebbe riuscito a spezzarla.
Entrai tranquillamente in classe, forse troppo.
Mi diressi al mio solito banco, il terzo della fila al centro.----------------------------------------------
ZAU
Allora questo è il primo capitolo, spero vi piaccia e se è troppo corto ditemelo che il prossimo lo farò più lungo.
Commentate
Baci❤️😘
![](https://img.wattpad.com/cover/28449845-288-k530096.jpg)
STAI LEGGENDO
Through the dark// Michael Clifford
Fanfiction"E se nessuno mi salverà?" "Lo farò io" "e se non ci riuscissi?" "devo farcela, è la mia grande scommessa. Se non dovessi riuscirci mi manderei all'inferno, mi odierei per il resto della mia vita, non potrei mai colmare quel vuoto che mi apparterreb...