Capitolo 15- You and I

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"Chi è?, mi scusi"
"Sono la sorella di Brooklyn Brown, c'è Michael?" Ripetei impaziente di sapere la risposta, mentre lacrime amare cominciavano di nuovo a sgorgare dai miei occhi.
Sentii solo silenzio, forse la donna stava parlando con lui, forse era la madre oppure la fidanzata, non avevamo mai affrontato l'argomento.
Fatto sta che dopo pochi secondi sembratimi lunghi minuti, la stessa voce disse semplicemente di salire, quasi fosse un ordine.
Mia sorella mi aspettò in macchina, sapeva in fondo che io e Michael dovevamo avere un confronto diretto e parlare da soli, anche se non mi aveva chiesto il motivo.
Salii in fretta le scale e quasi caddi perché ormai le lacrime si erano accumulate tra le mie ciglia e ciò mi impediva di vedere bene.
Nonostante ciò riuscii a scorgere una testa bionda aspettarmi da una porta illuminata. Alzai lo sguardo verso di lui e mi sorrise debolmente prima di accorgersi che stessi piangendo.
"Bailey è tutto okay? Cosa ti è successo?"
Mi asciugai le lacrime quanto bastava per raggiungere la porta e fermarmi davanti al ragazzo decisamente più alto di me.
Mi bloccai. Tutto quello che feci fu fermarmi davanti a lui e la voglia di dargli un pugno in faccia era tanta, lo giuro. Le lacrime si erano fermate e riuscivo a pensare solo ai suoi luminosi occhi che squadravano il mio sguardo assente.
"Perché non sei venuto?". Tirai su con il naso cercando di calmare la mia rabbia.
"Ti ho scritto, ti ho chiamata più volte. Volevo dirtelo che ho avuto un contrattempo ma non mi hai dato modo di spiegarti.", le lacrime ora ritornarono facendomi pensare che questo non fosse nulla rispetto a quello che successe sei anni prima.
Michael allungò un braccio verso di me toccandomi la guancia bagnata e mi avvicinai lentamente a lui che non perse tempo e mi abbracciò cercando di calmare i miei singhiozzi. Strinsi la sua felpa tra i pugni mentre deglutivo tutto ciò che avrei voluto urlare.
Vidi la madre del ragazzo apparire dietro una parete di quella che sembrava la cucina e mi allontanai da lui asciugandomi le poche lacrime che ormai erano rimaste sul mio volto.
"Tutto okay? Vuoi qualcosa da bere?", la voce flebile si avvicinava a noi. Scossi la testa e sentii la mano di Michael prendere la mia, alzai lo sguardo quasi spaventata.
In pochi secondi ci trovammo in camera sua, seduti sul letto a guardarci negli occhi semplicemente, così vicini e così lontani.
"Puoi spiegarmi con più calma ciò che è successo?", annuii semplicemente e presi un respiro profondo.
"Sei anni fa. Successe tutto sei anni fa. A scuola mi veniva sempre a prendere mia madre e quel giorno non fu così. Ricevetti una telefonata dal suo numero e io credevo che fosse lei per dirmi che era in ritardo oppure che si era appostata in un punto più lontano, ed invece era mia sorella, Brooklyn. Puoi immaginare cosa sia successo a mia madre. Non volevo risultare così fragile oggi, ma avevo paura a risponderti oppure a vedere i messaggi. Sicuramente avrai avuto qualcosa da fare di importante, ma capiscimi se non ho voluto avere contatti con te."
"Scusami davvero, non sapevo che fosse andata così, sai che Brook è molto riservata riguardo al l'argomento e non ne sapevo così nei dettagli. Se lo avessi saputo non ti avrei promesso niente. Come sei arrivata qui?".
In quel momento sentimmo un rumore e delle voci riconoscibili provenire dal salotto e Michael capì chi mi aveva accompagnata.
Sorrisi leggermente cercando di riacquistare sanità mentale e lui si spostò sempre più vicino a me fino a quando non ci ritrovammo con le gambe intrecciate le une tra le altre, a guardarci negli occhi. Giocavamo con le nostre mani come se quelle dell'altro fossero costituite da diamanti sottili e fragili senza mai smettere di essere collegati con la mente.
Ecco qual era la nostra forza, il collegamento e le scariche di energia e di positività che nonostante la merda che ci opprimeva ci facevano stare bene, insieme e ci facevano sentire vivi e consapevoli e capaci di poter affrontare il giorno successivo e quello dopo ancora. Non mi sarei mai stancata della felicità che mi faceva provare quel biondo dagli occhi grandi.

Michale's POV
Non riuscivo ancora a credere di avercela davanti a me, sorridente.
I suoi occhi brillavano di una felicità ancora non del tutto soddisfacente, come se il suo cuore volesse ancora assaggiare sapori nuovi.
Era ormai innegabile che Bailey mi piacesse da impazzire, eppure sapevo che non avrebbe mai ricambiato, era fin troppo intelligente per accettare dopo così troppo poco tempo.
Ed ero anche sicuro che Zayn fosse più bello e dannato di me, poteva intrigarla e farla anche divertire di più, non riuscivo a togliermi quei dubbi e quelle insicurezze.
Intanto però mi piaceva guardarla negli occhi e farla sorridere con niente.
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"Lo studio è l'unica arma che avete per cambiare le cose in questa Terra", le parole dei professori del liceo riecheggiavano nella mia mente mentre vedevo Bailey analizzare un brano di letteratura inglese.
La ammiravo, tantissimo, per la sua voglia tramutata quasi in un bisogno di studiare.
E in quel momento che stavo aspettando l'orario per uscire di casa per andare a lavorare in quel buco sudicio, non potevo che pensare a quanto in realtà avessero avuto ragione quei cazzoni che tanto odiavo fino a qualche anno prima.
Lavorare mi piaceva, mi sosteneva economicamente abbastanza da poter aiutare mia madre a procurarci da mangiare e a pagare le tasse, ma ripensandoci avrei sicuramente preferito studiare.
I suoi capelli cadevano leggermente sulle spalle e gli occhi si assottigliavano quando era spazientita di non riuscire in un particolare pezzo.
Ero venuto a casa sua con la sorella e, nonostante sapessi quanto lei odiasse essere disturbata o semplicemente osservata mentre studiava, decisi di rimanere per poco da lei.
"Michael puoi smetterla di fissarmi? Non mi aiuti affatto!" Scherzava la ragazza soffocando una risata.
Quando stavo di nuovo per avvicinarmi e morderle la spalla il mio cellulare suonò. Ashton.
"Dimmi Ash.... Sarebbe fichissimo! Grazie!...Allora a stasera!"
Scossi la testa chiudendo la chiamata e sorridendo.
"Bay devo andare, ma stasera suoniamo al piccolo locale dove lavoro... Puoi venire se vuoi. Ti offro da bere!"
"Grazie Mike, ti farò sapere... Lascia acceso il cellulare..."

Through the dark// Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora