BREAKFAST FOR THREE

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«Ma chi cazzo è che suona a quest'ora?!»

Era domenica mattina, il giorno dopo la mia seconda uscita con Matteo e il giorno dopo il nostro primo bacio. Io e Filippo stavamo ancora dormendo quando qualcuno aveva iniziato a suonare al citofono ininterrottamente.

Mi rigirai nel letto di malavoglia e cercai di non farci caso. Magari, se non gli avesse risposto nessuno, se ne sarebbe andato chiunque fosse. Al quinto suono però mi resi conto che non sarebbe andata così.

«Cazzo, Ceci! Ti muovi ad andare a rispondere?!» mi chiese Filippo con rabbia.

«Potresti farlo anche tu sai?!» gli chiesi io scocciata.

Poi però mi alzai e finalmente risposi al citofono con voce assonnata.

«Ehi, bella ballerina, ti andrebbe di fare colazione insieme?» mi chiese una voce dall'altra parte della cornetta.

No, non una voce a caso, la sua voce.

Sotto casa mia c'era Matteo, e da quello che aveva detto voleva che uscissimo.

«Ehi, bel calciatore» dissi facendo un sorriso «Non vorrei spegnerti l'entusiasmo, ma dopo la corsa di ieri sono un po' morta. Non credo di riuscire a uscire» risposi alla sua domanda «Anche perché sono ancora in pigiama» ammisi.

Sentii Matteo fare una risatina.

«Allora che ne dici se vado a prendere delle brioches e salgo da te? Così ti dò il tempo di vestirti» propose poi con quello che potei immaginare un sorrisetto ammiccante.

Sorrisi anche io.

«Va bene» risposi «Però c'è Filippo, lo sai vero?» chiesi poi.

«Lo so, immaginavo» rispose Matteo «Ma non importa» aggiunse.

Sorrisi di nuovo.

Quanto poteva essere dolce?

«Sono indietro tra cinque minuti, ti conviene iniziare a vestirti» mi disse facendomi ridere.

«Filippo, alza quel culo dal letto e vestiti! Matteo va a prendere le brioches per fare colazione!» urlai a mio fratello appena misi giù la cornetta del citofono.

Lo vidi alzarsi a sedere sul letto di scatto e guardarmi con gli occhi semichiusi.

«Matteo?» chiese «Cioè Pessina?» chiese ancora.

«Sì, lui» risposi io con aria ovvia, entrando in camera per alzare la tapparella.

«Ti odio!» urlò Filippo coprendosi gli occhi dalla luce del sole.

«Ti sto concedendo di fare colazione con me e Matteo invece che cacciarti per essere noi due da soli, non dovresti odiarmi» gli feci notare guardandolo male.

Filippo sbuffò, ed ero sicura che stesse per ribattere ma non glielo permisi,  chiudendomi in bagno. Matteo sarebbe stato indietro a momenti e io ero in uno stato pessimo.

Avevo giusto finito di mettere un goccio di mascara e stavo passando ai capelli quando suonò di nuovo il citofono.

«Fillo, vai tu!» urlai dal bagno.

I Girasoli Di Van Gogh //Matteo Pessina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora