140km

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Era ora di alzarsi per andare a scuola, e io non ne avevo la minima voglia.

Era ora di alzarsi per affrontare l'ennesima giornata di scuola, pesante come tutte le altre e noiosa come tutte le altre.

Tra l'altro quel giorno c'erano tre ore di interrogazioni (non mie per fortuna), due ore di assemblea di istituto e un'ora di italiano con la professoressa più lenta e capace di distrarsi del mondo.

Insomma, era una giornata decisamente inutile.

«Dai, Ceci, guarda il lato positivo: sarà come non essere a scuola» mi disse Massimo, un mio compagno dichiaratamente gay e il ragazzo più simpatico di tutto l'istituto.

«Però ci saremo, Max, e ci siamo dovuti alzare comunque presto per venirci, quando invece avremmo potuto dormire un po' di più e usare le restanti ore per studiare per tutte le verifiche di settimana prossima» ribattei io scocciata.

Massimo sbuffò.

«Ecco la mia amichetta sempre negativa!» esclamò facendo un sorriso finto.

Io lo guardai divertita e così lo feci scoppiare a ridere.

Che bello ridere con Max!

Ha sempre avuto questa risata contagiosa che non lascia scampo a nessuno!

Comunque, finita quella giornata inutile e cupa (era metà novembre quindi il cielo era grigio, faceva molto freddo e non avevo ricevuto neanche un messaggio di buongiorno da Matteo, il che rendeva tutto ancora peggio) tornai a casa, che era fortunatamente deserta, e mi stesi sul divano per un po' di relax. Ne avevo bisogno prima di fiondarmi sui libri di nuovo.

In quel momento mi arrivò un messaggio. Era Matteo.

Sei a casa?
Posso chiamarti?

Sospirai.

Non potevo dirgli di no, avevo bisogno di parlare con lui.

Misi giù il cellulare per aspettare la chiamata, che non tardò ad arrivare.

«Ciao» sentii dire da Matteo dall'altra parte del cellulare.

«Ciao» dissi anche io.

Aveva la voce spenta, come me d'altronde.

«Puoi parlare? Credo che dovremmo farlo» mi chiese Matteo.

«Lo credo anche io» risposi «Puoi anche videochiamarmi se vuoi. Sono solo un po' stravolta dalla giornata di scuola ma te ne farai una ragione» proposi.

«Ok» si limitò a dire Matteo, prima di chiudere la chiamata e avviarne una con il video.

Quanto era bello!

Con quei capelli spettinati e bagnati poi!

«Sei già a casa?» gli chiesi.

«Sì, oggi ho finito gli allenamenti prima» rispose Matteo annuendo.

Poi si passò una mano tra i capelli bagnati.

"Non farlo ti prego!" pensai io "Devo fare l'arrabbiata ancora per qualche minuto"

«Come stai oggi?» mi chiese Matteo.

«Come ieri» risposi «Però non ho intenzione di litigare con te e mandarti affanculo» aggiunsi arricciando un po' il naso.

«Ecco, a proposito di quello... mi dispiace» disse Matteo «Non volevo essere cattivo e neanche attaccarti» continuò «Non è colpa tua se non riusciamo a vederci da settimane» aggiunse tristemente.

I Girasoli Di Van Gogh //Matteo Pessina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora