10. Tomba

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"Ciao, mamma."

Appoggio il mazzo di narcisi bianchi contro la lapide, accarezzando subito dopo la pietra grigia e fredda.

Mia madre ricambia lo sguardo dalla foto che Daisy ha scelto, il sorriso sul suo viso così sincero da farmi pensare che possa balzare fuori dalla cornice e abbracciarmi in un istante.

Le mie dita indugiano sui suoi capelli. Se mi concentro, ricordo ancora la sensazione delle ciocche morbide a contatto con i miei polpastrelli quando mi insegnava a farle la treccia.

Guardo la scritta per ultima. Non importa quanti anni siano passati, è sempre quella che fa più male.

Johannah 'Jay' Tomlinson
1973-2016
Going, going, gone

Amava alla follia quella canzone di Bob Dylan. È stato naturale copiare il titolo e farlo incidere nel posto dove riposa e dove riposerà per sempre. È stata l'unica cosa su cui siamo stati tutti d'accordo, nessuno escluso.

Nessuno a parte lui, ma lui non lo considero nemmeno.

Mi siedo sul selciato a gambe incrociate, pensando a cosa raccontarle. Le prime volte che venivo qui mi vergognavo anche solo a salutarla, convinto che non potesse sentirmi.

Forse non può, questo non lo saprò mai, ma perché negarmi la possibilità di passare un po' di tempo con mia mamma?

Per cui, adesso, la considero la mia migliore amica. Vengo qui quasi tutti i weekend: le dico come sta Lottie, parlo di quanto mi manchino le mie altre sorelle, racconto dell'università. La conosco così bene che posso immaginarmi anche le sue risposte.

È l'unica persona che sa tutto di me. Non è un po' ridicolo, iniziare a fidarsi delle persone quando non ci sono più? Forse no.

Inizio a raccontarle di tutti gli amici che ho conosciuto, delle lezioni, della mia ultima visita a Lottie. Nomino anche Harry, ma solo di passaggio, perché non voglio soffermarmi a pensare a cos'è successo.

Fa ancora abbastanza male, anche se adesso sono più infastidito che altro.

Rimango seduto di fronte a lei, giocando con i ramoscelli d'erba che ho intorno, fino a quando il sole non inizia a tramontare. C'è qualcosa di molto affascinante in un cimitero quando è notte, ma non vorrei mai rimanere chiuso dentro.

"Dirò a Lottie che la saluti", mormoro alla fine, accarezzando di nuovo la foto. Mamma continua a sorridermi. Ho iniziato a dimenticare il tono esatto della sua voce, le varie sfumature.

Mi allontano prima di scoppiare in lacrime, camminando velocemente sulla ghiaia verso l'uscita. È solo per non andare a schiantarmi contro qualcosa che sollevo lo sguardo e osservo la scena intorno a me.

Per qualche metro silenzioso, nulla cattura la mia attenzione. Poi, tra un grande mausoleo e una zona deserta, vedo una figura accucciata.

Normalmente non mi fermerei, ma riconosco subito i capelli lunghi mossi e le spalle curve. Chino su una delle tombe più antiche del cimitero c'è Harry.

Cerco di convincere i miei piedi a muoversi, a portarmi verso l'uscita, ma sono bloccato. Non voglio disturbarlo in un momento così intimo, eppure non riesco neanche ad andarmene. Rimango fermo come un fesso, ad aspettare.

So di meritare delle spiegazioni, ma so anche che non è questa la situazione ideale per chiederle.

"Ciao, Louis", la sua voce interrompe i miei pensieri.

Sbatto le palpebre, preso in contropiede. Sarò ad almeno 10 metri da lui, e lui mi sta dando le spalle. Come ha fatto a sentirmi? E sopratutto, come fa a sapere che sono io?

Warm Blood || [larry]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora