21. Zayn

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Zayn è nel giardino sul retro, seduto su una panchina di ferro nero intrecciato in fiori decorativi.

Se pensavo di aver visto tutte le piante dentro, chiaramente mi sbagliavo: il giardino sembra immenso, senza fine, e decorato con siepi tagliate alla perfezione. Tutto ha un aspetto geometrico ed elegante, come nelle vecchie Ville francesi della seconda metà del 1600.

Grandi alberi formano un viale nel mezzo, fiancheggiati da cespugli di rose e di altri fiori colorati che non riconosco. Non mi ero accorto di essere nel castello di Re Luigi XIV.

"Harry, forse dovremmo sposarci", dico distrattamente, accarezzando un fiore viola acceso con mano leggera.

Harry inciampa. È una cosa che fa spesso. "Eh?"

"Per i tuoi soldi", mi metto a ridere davanti alla sua faccia sconvolta. "Stavo scherzando."

"Oh", dice sommessamente.

Raggiungiamo Zayn e io mi siedo accanto a lui. Sta leggendo quello che sembra un libro di biologia, il suo corso universitario, ma i suoi occhi sono fermi in un punto da un po'.

Harry si siede per terra di fronte a noi, incrociando le gambe sull'erba quasi ghiacciata di dicembre. È una fortuna che non senta il freddo, perché io sono mezzo congelato.

"Hey", saluto Zayn, portando le ginocchia al petto e appoggiandoci il mento sopra per scaldarmi.

Zayn alza lo sguardo e sposta il libro accanto a sé, aperto. "Louis. È bello vederti qui, finalmente."

Non l'avevo ancora incontrato da quando so che è un vampiro e non posso fare a meno di ammirare la sua pelle pallida, i suoi occhi incavati, la bellezza ultraterrena. Sembra un'opera d'arte, conservata in un museo per secoli.

So che è forte, eppure allo stesso tempo comunica fragilità, dolcezza.

"È il suo compleanno", commenta Harry.

Mi preparo a ribattere che non c'era bisogno di dirlo, quando Zayn mi sorprende con una risposta che non mi aspettavo. "Ho dimenticato cosa voglia dire festeggiare un compleanno."

Il silenzio ci avvolge come una coperta, annullando ogni suono tranne il cinguettare degli uccellini sugli alberi intorno a noi.

"Zayn", trovo alla fine il coraggio di chiedere quello che voglio sapere. "Mi racconteresti la tua storia?"

I suoi occhi nocciola - così profondi - mi guardano per lunghi istanti, poi sul suo volto compare un sorriso gentile. "Certo che sì. Mettiti comodo, potrebbe volerci un po'."

Mi appoggio allo schienale della panchina e ricambio il sorriso con uno che spero sia incoraggiante. Vorrei sfiorargli un braccio per fargli capire che ci sono per lui, ma non abbiamo ancora quel tipo di confidenza, quindi rimango fermo.

E così, Zayn inizia a raccontare.

"Sono nato nell'anno 1287 a Bradford, vicino a Leeds. Al tempo era una cittadina minuscola, quasi inesistente rispetto alle città che iniziavano a prendere potere nei dintorni. Eravamo all'incirca tutti mendicanti, compresa la mia famiglia. Sopravvivevamo grazie agli sprechi altrui e alla carità di pochi.

I più ricchi della città lo erano grazie al contrabbando o ai furti, che erano i metodi più rapidi per procurarsi cibo e soldi. Era un luogo più pericoloso di quanto mi rendessi conto, sopratutto per le mie sorelle. Avevo tre sorelle", si interrompe, fissando il vuoto.

Pensavo fosse vecchio, ma non così vecchio.

"Per un po' abbiamo vissuto grazie agli impieghi occasionali di mio padre, ma diventava sempre più dura visto che era l'unico a lavorare. Le bocche da sfamare erano troppe, così ho deciso di dare una mano. In quei tempi, il figlio maggiore - per di più maschio - aveva il compito di portare il cibo in tavola.

Warm Blood || [larry]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora