14. Telefonate

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Non smetto di pensare alla gita con Harry per giorni. La scuola chiude per una settimana per alcune riunioni collegiali, per cui non ho nemmeno niente per distrarmi.

Settembre diventa Ottobre inoltrato, ma niente cambia.

Penso a Harry troppo spesso, penso alle nostre conversazioni e al suo sorriso. Penso alla mia spilla tra le sue mani e non serve a niente cercare di concentrarmi su qualcos'altro. I ricordi mi attaccano alle spalle quando meno me lo aspetto.

In poco tempo mi sembra di aver vissuto innumerevoli vite. Continuo a studiare, a parlare con Harry di tutto e niente, a instaurare buoni rapporti con i miei nuovi amici, a telefonare a Lottie, a visitare la mamma.

Tutto prende un ritmo che non ho deciso né stabilito, ma che funziona. Diventa routine, e per una persona disorganizzata come me la routine è un sollievo.

Qualche giorno Harry mi aspetta fuori dall'aula di filosofia ed entriamo insieme, altre volte mi rivolge una frase in tutta la giornata. Non me la prendo mai. Ormai so che siamo amici, forse qualcosa di diverso, e mi basta per emozionarmi in modi che non pensavo fossero possibili.

Gli esami a fine Novembre mi prendono alla sprovvista. Inizialmente sono solo un paio, quindi riesco a studiare e a passarli con voti decenti. Prima di riuscire a rendermene conto, Dicembre è alle porte.

Dicembre è sempre stato un mese difficile per me. C'è il mio compleanno prima, e dopo c'è Natale, che sono entrambe feste che ho sempre adorato, ma poi imparato ad odiare. Quando non hai nessuno con cui festeggiare, tutto perde colore.

A inizio Dicembre, mentre sono in biblioteca con Ivy, Liam e Niall, arriva anche un'altra cosa inaspettata.

Il mio telefono inizia a vibrare sul tavolo, accanto al mio enorme libro di Fondamenti Neurobiologici e Genetici. Accolgo la pausa con gratitudine, finché non leggo il nome di chi sta chiamando.

Casa, si legge sul mio schermo.

Per un attimo penso di non rispondere. I ragazzi mi stanno fissando con curiosità, e non so che scusa usare per ignorare una telefonata del genere.

Giro il telefono al contrario e tento di ignorare la vibrazione, ma il telefono continua a muoversi all'infinito.

"Guarda che puoi rispondere, basta che parli piano", dice alla fine Niall, indicando la biblioteca intorno a noi.

Lo fulmino con lo sguardo, anche se mi rendo conto che non è colpa sua. Nessuno sa della mia famiglia. Ironicamente, quello che ne sa di più è Harry.

Lo stomaco mi si contrae quando penso al suo nome.

Quando anche Ivy alza lo sguardo dal suo libro e inizia a fissarmi, decido di rispondere. C'è qualcosa nei suoi occhi estremamente chiari che mi mette spesso a disagio.

"Pronto?" chiedo a bassa voce.

"Louis", la voce fastidiosa del mio patrigno mi risuona nelle orecchie. Avevo dimenticato questo suono sgradevole.

"Andrew", rispondo più freddamente possibile. Fingo di non vedere le occhiate che i miei amici si scambiano.

"Abbiamo un problema, Louis." Perché il mio nome suona così melodico tra le labbra di Harry e così aspro se detto da quest'uomo?

Chiudo il libro e mi appoggio allo schienale della sedia. "Che tipo di problema?"

C'è il rumore di carta stracciata dall'altra parte del telefono. "Tua sorella Charlotte si rifiuta di prendere le medicine. Sai questo cosa vuol dire."

Stringo i denti per evitare di insultarlo. "Aveva smesso, ma adesso le prende. Vado tre volte a settimana per assicurarmene."

Niall, che finalmente sembra essersi accorto della serietà della conversazione, inizia a parlare con Liam e Ivy. Lo ringrazio mentalmente per la distrazione.

Warm Blood || [larry]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora