11. Amici

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"Newquay."

"No."

"Redruth."

"Nemmeno."

"Saint Ives."

"Lo sai che intorno al 1900 a Saint Ives c'era un manicomio? Hanno torturato moltissima gente. Poi è stato bombardato durante la guerra."

Smetto di mangiare e lancio uno sguardo annoiato verso Harry. Ormai non mi stupisce più che sappia delle assurdità del genere. "Saint Ives sì o no?"

"No", risponde felicemente, facendo a pezzi la fetta di pane che ha sul vassoio. Oggi è più allegro, mi piace pensare che sia perché riusciamo finalmente a parlare come due persone normali.

"Mi arrendo. Non so in quale città della Cornovaglia sei nato, dimmelo tu."

Harry lascia cadere il pane, mettendosi a braccia incrociate. "Penzance."

"Oh mio Dio", impreco, mettendomi a ridere. Ci metto qualche istante a calmarmi, mentre Harry mi fissa con un finto broncio.

"Cos'hai da ridere? È una città piccola, ma accogliente."

Certo, se vuoi morire giovane.

"Harry, è tipo la città più infestata della Cornovaglia. Sai quante volte al telegiornale fanno vedere servizi di gente a Penzance che chiama la polizia perché vede fantasmi, o altre...creature?"

Non dico la parola che sto pensando ad alta voce, perché non voglio pensare a Lottie. Non in questo istante, con Harry seduto di fronte a me.

Appoggia i gomiti sul tavolo e il mento sui palmi delle mani, fissandomi con occhi curiosi. La luce al neon della mensa scolastica rende la sua pelle ancora più trasparente. "Perché, tu ci credi?"

Domanda da un milione di dollari. No, non ci credo. Ma allo stesso tempo si, ci credo, altrimenti vorrebbe dire ammettere che mia sorella è una svitata.

Faccio spallucce, osservando la barretta di cioccolato che mi rimane sul vassoio. Non ho più fame, forse oggi posso saltare il dolce. "Non si può mai dire."

"Mi interessa questa teoria. In cosa credi?"

Mi guardo intorno cercando una via di fuga, senza trovarne alcuna. Harry mi ha chiesto di mangiare con lui oggi, così ho fatto. Dal giorno del cimitero è più aperto con me, più disponibile. Sembra voglia rimediare ai suoi errori.

Non dimentico, comunque, che potrebbe anche essere per pena. Ormai sa sia che mia madre è morta, sia che mia sorella è in un ospedale psichiatrico: ha trovato quasi tutti gli scheletri nei miei armadi.

"Credo nella parità dei sessi e nell'eguaglianza tra persone di etnie, religioni e sessualità differenti."

Harry si copre la faccia con le mani, iniziando a ridere. "Louis Tomlinson", dice con una punta di affetto, "ci sarà mai un giorno in cui smetterò di stupirmi delle tue risposte?"

"Ah, spero di no. Sai che noia altrimenti", ribatto facendogli un occhiolino. "Cosa intendevi?"

Ci pensa un attimo, passandosi le dita avanti e indietro sulle labbra. Mi distrae più di quanto mi piaccia ammettere. "Alieni. Vita dopo la morte. Fantasmi. Creature. Supereroi. Dio. In cosa credi?"

"Non credo a nessuna delle cose che hai detto."

"Stai mentendo."

Sbuffo, mettendomi a braccia incrociate e stringendomi i fianchi per evitare di cedere. "Che ne sai tu?"

"Il tuo cuore ha iniziato a battere più velocemente."

Ah, non è inquietante per niente, tipica conversazione tra due ragazzi di vent'anni.

Warm Blood || [larry]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora