16. Mostro

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Ho baciato Harry Styles.

O lui ha baciato me, poco importa.

Il giorno dopo è sabato e la giornata si divide in due grandi eventi: 1) vado nel panico ripensando al bacio e 2) vado nel panico ricordandomi che la sera precedente dopo il bacio ho chiesto a Harry di accompagnarmi da Lottie.

Harry ha risposto di sì, quindi sono fregato.

La serata si è conclusa in modo tranquillo. Io e Harry siamo rientrati nel pub poco dopo, senza discutere dei baci. Abbiamo parlato a lungo con i nostri amici, ci siamo divertiti e separati a fine serata. Io sono tornato a casa in macchina con Niall, lui con Zayn.

Parte di me vorrebbe chiedergli il significato dei baci, ma un'altra parte più convinta mi dice di lasciar perdere. Se Harry già ha difficoltà a rapportarsi con persone delle stesso sesso, insistere non mi porterà a nulla.

Gli lascerò i suoi tempi, poi si vedrà.

Ci siamo detti che ci saremmo incontrati davanti all'istituto alle tre di pomeriggio, per cui mezz'ora prima salgo sul pullman e cerco di rilassarmi grazie al movimento lento e ciondolante del mezzo.

Mi stringo nella giacca pesante che indosso, e un ricordo mi torna in mente senza preavviso. Harry che indossa un cappotto a inizio settembre, con l'aria calda estiva ancora intorno a noi.

A volte sembra davvero vivere in un universo tutto suo. Pare che non si accorga di molte delle cose che succedono nel mondo reale, parla come se esistesse in un'epoca diversa.

L'istituto si materializza dopo una curva, nella parte collinare della città dove è collocato da secoli. L'edificio è sempre grigio, le porte sempre chiuse, la gente che passa sempre a testa bassa per non osservarlo.

Non è giusto che Lottie sia lì dentro, mi ripeto mentre scendo dall'autobus e vado verso l'entrata. Ho giurato che l'avrei tirata fuori, chi se ne importa cosa dice Andrew, ma non è semplice come sembra.

Metto le mani nelle tasche dei jeans per riscaldarle e mi fermo accanto alla porta di legno scuro.

Non faccio nemmeno tempo a guardarmi intorno che Harry si materializza di fronte a me dal nulla. Anche lui indossa una giacca pesante, abbinata ad una sciarpa e ad un cappellino infilato sui ricci.

"Ciao", lo saluto agitando una mano. "Sei sempre più silenzioso."

Lui mi sconvolge quando si allunga e mi accarezza il mento e la guancia, su fino alla tempia destra. "Ciao a te, Louis."

Devo prendermi un attimo di tempo per riorganizzare i pensieri e riuscire a parlare. "Sicuro di voler entrare?" chiedo balbettando leggermente.

Harry lascia cadere la mano, ma non prima di avermi sfiorato il braccio. È piuttosto tattile oggi, il che manda su di giri il mio cuore. "Sicuro. E tu, sei sicuro? Stai bene?"

La sua premura è dolce, come una carezza. Harry è, tra tutte le altre cose, sempre gentile.

"Sto bene", confermo con quanta più decisione possibile.

Annuisce, così mi volto per aprire la porta. Forse inconsciamente, Harry afferra la maniglia e mi tiene la porta aperta. Non vedevo un gesto così galante da quando ho visto un film sugli anni '30.

"Grazie", gli dico prima di entrare nell'edificio. Quando entriamo lui si toglie il berretto, lasciando cadere i ricci fin sulle spalle.

Non c'è nessuno alla reception, neanche la signora Moore, quindi mi dirigo verso l'area visitatori grazie alle mie conoscenze del posto. Harry mi segue e come sempre i suoi passi sono silenziosi sul pavimento di marmo bianco.

Warm Blood || [larry]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora