Lo ombre sono sempre in agguato..

337 8 8
                                    

Capitolo uno…

A volte ci chiediamo quanto sia complicato capire la psicologia degli adolescenti, le loro paure, le loro insicurezze e le loro contraddizioni. Sicuramente io rientravo nella categoria delle adolescenti, avevo diciassette anni, ma nella mia vita nulla era stato come me lo aspettavo.

Come ogni mattina suonò la sveglia. Svogliatamente alzai il braccio, si posizionò sugli occhi e li indugiò. Sapevo che una volta sveglia non avrei più chiuso occhio. Era la stessa scena che ormai si ripeteva da due anni e da allora non era cambiato molto. Sospirai e mi trascinai giù dal letto impaziente di non far affiorare ricordi che mi avrebbero solo destabilizzata.

Ognuno di noi aveva qualche segreto da custodire gelosamente, ed io, non facevo eccezione.

Non era cambiato nulla, la mia stanza era sempre la stessa, grande, ampia, ossessivamente ordinata e colorata. Mia madre amava il colore, le pareti non potevano essere bianche per lei, per una pittrice folle lasciare un muro bianco era un insulto alla sua arte.

Quindi la mia  stanza sembrava come un tramonto in riva al mare. Sapevo che era pura pazzia, eppure quei colori caldi, a volte intensi e altri tenui, avevano accompagnato la mia esistenza. Sorrisi scuotendo il capo, quindi arrivai al bagno della mia stanza e mi rischiusi la porta alle spalle.

Feci scorrere l’acqua calda per qualche secondo, mi spogliai e raccolsi i miei lunghissimi capelli in un chignon, sperando non si bagnassero. Il vapore mi solleticava la pelle mentre l’acqua scorreva implacabile, tremai leggermente estasiata. Velocemente mi insaponai e poi lasciai che l’acqua sciogliesse ogni cosa, la tensione, le preoccupazioni, i miei pensieri soprattutto. Uscii dalla doccia e mi asciugai alla bene meglio.

Mi guardai allo specchio e mi osservai qualche istante. I miei capelli erano di un biondo miele con riflessi più chiari, li avevo lunghi e mossi, con quelle onde spesso definite che li rendevano lucenti. Avevo al posto della frangia un ciuffo che scendeva dolcemente sulla parte destra del mio viso, i  miei occhi verdi-azzurri con quel contorno verde scuro, risaltavano con la mia pelle leggermente abbronzata. La mia bocca era carnosa quanto bastava, ben delineata e spesso le mie amiche ne rimanevano affascinate e un pò invidiose. In quel momento ricordai ancora cosa mi diceva quando  guardava le mie labbra, alzava la sua mano e le sfiorava con le sue dita.

Ecco…questo era esattamente il tipo di ricordo che dovevo escludere dalla mia mente. Quelle reminiscenze non sarebbero mai più tornate, quel periodo era lontano e irrecuperabile. Appoggiai le mie mani al lavabo e cercai di cancellare quella sensazione di vuoto impossibile da sopportare, mi perseguitava senza sosta, mi faceva impazzire.  

Mi ridestai con difficoltà e dopo essermi asciugata, ritornai in camera dove indossai un vestitino con la gonna a palloncino. Adoravo quel vestito, aveva le spalline e quella gonna leggermente vaporosa. Mi piaceva il bianco candido che risplendeva, mentre il punto vita era circondato da una fascia blu. Sorrisi, anche se andavo a scuola non significava che non potessi vestirmi bene.

Infilai le mie ballerine blu co una delicata decorazione e un bolero dello stesso colore. Mi applicai un filo di mascara nero per mettere in risalto i miei occhi e un burro di cacao, indispensabile per le mie labbra delicate.

Lo zaino era già pronto dalla sera prima e come sempre era posato sulla sedia accanto alla scrivania.

Prima di scendere in cucina, aprii la persiana della finestra e la mia vista si spalancò alla bellezza sconvolgente del Canal Grande di Venezia. Ogni mattina mi stupivo della bellezza della mia città, provavo un timore reverenziale per quel luogo meraviglioso, Venezia e i suoi colori, le gondole.

Il mio sole all'improvviso..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora