E io lo so che senza di te non so stare...

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Capitolo ventiquattro...

Ti verrò a prendere con le mie mani

E sarò quello che non ti aspettavi

Sarò quel vento che ti porti dentro

E quel destino che nessuno ha mai scelto

E poi l'amore è una cosa semplice

e adesso, adesso, adesso te lo dimostrerò..


Non avevo proprio voglia di uscire oggi, voglia sotto zero sinceramente, ma alla fine, dopo estenuanti richieste di Lisa avevo acconsentito ad andare a casa sua. Insomma, le sue intenzioni erano piuttosto chiare. Mi faceva piacere egoisticamente parlando di piacergli così tanto, ma era anche vero che era tutta una farsa, io andavo con lei, ma pensavo ad Almudena.

Questo, nonostante i miei sforzi non era cambiato molto.

Da quando ero arrivato in camera di Lisa, sentivo crescere quella frustrazione tipica di chi è tormentato dal suo desiderio e dall'oggetto della sua fantasia.

Lisa con quel suo fare da gatta seduttrice era eccitante, ma mancava comunque qualcosa. Nonostante questo ero un uomo, lei sapeva cosa fare e giocava con la mia volontà, con la mia risoluzione. Quando mi si avvicinò con camminata sensuale, con solo quel succinto baby doll, non fui indifferente, non potevo certo negarlo. L'attirai a me e la baciai con foga, quella furia che ultimamente era la mia valvola di sfogo.

Proprio quando stavo per cedere alla passione, al suo gioco di seduzione, il mio cellulare iniziò a protestare, appena in tempo. Sentivo il desiderio spingere dai miei pantaloni, ma a discapito del tempo che passava, il cellulare non smetteva di trillare. Qualcuno di dannatamente insistente, pensai subito a mia nonna. Lei aveva uno strano radar che la faceva chiamare nei momenti meno opportuni. Quando mi alzai per raggiungerlo, lei mi trattenne per un braccio brontolando, chiaramente impaziente di continuare il discorso appena interrotto.

Presi il cellulare tra le mani e rimasi senza fiato. Non potevo crederci, il mio cuore iniziò a battere tanto freneticamente che per un momento rischiai di non capirci nulla.

Almudena. Non avrei dovuto rispondere, ma ero combattuto, desideravo risentire la sua voce?

Certo Daniele, non essere idiota, era ovvio che morissi dalla voglia di sentirla.

Ma ero con Lisa... Vacillai qualche istante ma non potevo mentire a me stesso, avevo voglia di rispondere ad Almudena, in quel momento, poteva avere bisogno di me. Questa evenienza divenne prioritaria per me e avvertendo Lisa che sarei tornato subito, uscii dalla stanza per rispondere.

Quando presi la chiamata sentii il fischio di un traghetto in lontananza e nessuna voce parlare. Ripetei il suo nome per qualche volta, poi dopo i secondi più lunghi della mia vita, la sua voce prese a parlarmi. Ma...c'era qualcosa che non andava.

La sua voce era talmente piena di angoscia che rimasi per qualche istante immobilizzato.

Mi chiedeva perché ero stato così crudele con lei da lasciarla sola e quell'angoscia che traspariva nella sua voce angelica mi fece riflettere. Io avevo sempre dato per scontato che fossi solo di passaggio nella vita di Almudena, un amico con cui condividere una piccola parte di quella avventura in cui ci eravamo trovati. Ora la sofferenza nella sua voce, improvvisamente aveva ribaltato la situazione in una prospettiva totalmente diversa. Mi stava accusando di averle mentito, che quando gli avevo chiesto di lottare per "noi" stessi solo recitando e finii col pensare, che allora, lei ci credeva quanto me. E che stava soffrendo per...me?

Il mio sole all'improvviso..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora