Capitolo 14 - La festa

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<< Come stavamo dicendo, la Seconda Sofistica, che già nel nome richiama la Prima, fiorita in Grecia nel V secolo a. C., focalizza la sua attenzione esclusivamente sulla forma, sulla ricerca estetica, sfoggiando, a fronte di uno stile sempre perfetto e sontuoso, una futilità di argomenti mai vista prima. Chi fu il principale esponente di questo movimento retorico, signorina Martini? >>.

La pronuncia del mio nome da parte della professoressa di greco mi riportò bruscamente alla realtà.

<< Luciano >> risposi meccanicamente.

<< Bravissima. E quale fu la sua opera più nota? >>.

<< I "Dialoghi dei morti" >>.

Ringraziai mentalmente Giada per avermi fatto dare un'occhiata al suo libro, quella mattina. Il giorno prima non avevo avuto il tempo di studiare nulla, a causa dei numerosi imprevisti, salvo dare una rapida lettura ad Agostino e alla letteratura latina.

<< Giusto >> proseguì la professoressa. << Nei "Dialoghi dei morti", Luciano, che nell'ultima parte della sua vita si dedicò alla satira, deride apertamente la stupidità dei suoi coetanei, che si affannano alla ricerca di cose vane. Bellezza, ricchezza, potere, dice il retorico, non vi serviranno a nulla dopo la morte >>.

La professoressa continuò con la spiegazione, ma io mi distrassi per tutto il resto del tempo. Non potevo fare a meno di pensare a mio padre. Quel giorno aveva deciso di non andare a lavoro, cosa stranissima, visto che non capitava mai, neppure quando era malato. Sapevo che era reduce da una sbornia, ne ero certa, ma non capivo perché la mamma non avesse voluto parlargli, sgridarlo magari, o comunque chiedergli spiegazioni. Forse, pensai, era troppo delusa dal suo comportamento, visto il modo in cui aveva perso, proprio per colpa dell'alcol, il padre e, a pochi mesi di distanza, il fratello maggiore.

<< Mely! >> mi spintonò Giada. << Si può sapere cosa è successo ieri? >>.

Mi voltai a guardarla, e mi accorsi che mi stava fissando.

<< Nulla, cosa deve essere successo? >> risposi innocentemente.

<< Perché hai detto a tua madre che ti ho dato un passaggio fino a casa? >>.

Cavolo.

<< Io ... tu come fai a saperlo? Microcamere? >> risi, sperando di farla calmare.

Era visibilmente turbata.

<< Non scherzare. Ieri sera mi ha chiamata e me l'ha chiesto >>.

<< E tu? >> domandai, speranzosa.

<< Che dovevo dirle? Ho confermato >>.

Grazie a Dio.

<< Grazie, sei un'amica! >> esclamai, abbracciandola.

<< Ferma, tu non me la racconti giusta >> mi scansò. << Chi ti ha accompagnata a casa? >>.

Ecco, come avrei potuto mentirle?

<< Giacomo >> dissi, abbassando la voce.

Stavamo camminando in corridoio e si fermò bruscamente, così di scatto che le arrivò addosso Federico, che era dietro di noi.

<< Giada, calmati! >> scoppiò a ridere. << Già che ci siamo, vi lascio gli inviti per stasera. Oggi compio diciotto anni e festeggio in discoteca >>.

<< Auguri, allora! >> gli dissi, sorridendo e baciandolo su una guancia.

Federico era un nostro compagno di classe, il classico tipo che crede di essere figlio del dio Apollo: alto, biondo e con gli occhi verdi. Era molto carino, in effetti; peccato fosse un totale idiota.

Il mistero della casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora