Capitolo 41 - Tutti i migliori sono pazzi

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<< Mely, dove vai? Fermati qui! >>.

Dopo aver chiamato i soccorsi mi precipitai giù per le scale, terrorizzata, ignorando le urla di mia madre. Giunta nel seminterrato, trovai Giacomo ancora steso sul pavimento, pallido e visibilmente disidratato.

<< Hai b-bisogno di b-bere >> balbettai, avvicinandomi al lavandino e raccogliendo dell'acqua fra le mani.

Il torace continuava a causarmi un dolore terribile, che si intensificava ad ogni singola inspirazione.

<< Bevi >> gli dissi, versandogli delicatamente dell'acqua in bocca.

<< Mely, cos'è successo? Ho sentito degli spari... state tutti bene? >>.

No.

Tuo padre e tua nonna sono morti, mia madre è in preda ad una crisi psicotica ed io mi sento malissimo.

Certo non potevo dirlo ad alta voce.

<< Stai tranquillo, non è successo niente. Stanno arrivando i soccorsi >> lo rassicurai, sfiorandogli una guancia. << Come stai? >>.

<< Meglio. Molto meglio. E solo per merito tuo >> disse, prendendo la mia mano ed incrociando le sue dita nelle mie.
<< Una volta non erano i principi a salvare le principesse dai draghi? >>.

Bene.

Se il suo senso dell'umorismo era tornato, evidentemente stava meglio.

<< Quali principi? Gli uomini in calzamaglia di dubbia sessualità? >> lo punzecchiai.

Rise.

<< Credevo che ormai avessi capito che non sono il tipo di ragazza che aspetta di essere salvata, curandosi i capelli, mangiando mele avvelenate o pulendo casa >>.

<< L'avevo capito, in realtà >> disse, accarezzandomi i capelli. << Mi hai salvato la vita, amore >>.

<< Non me lo sarei mai perdonata, se ti fosse successo qualcosa >> esclamai, sincera.

<< Oh, Mely. Non essere così dura con te stessa. Non puoi farti carico di tutte le responsabilità, come... >> iniziò, serio.

<< ... come Atlante? >> terminai.

<< Esattamente >> confermò lui.

<< Comunque, auguri, anche se in ritardo. Ho sentito che oggi fai il compleanno >> gli sorrisi.

<< Grazie. Sono ventitré... sto invecchiando >>.

Si mise lentamente a sedere ed iniziò a fissarmi.

<< No, ti prego. Non di nuovo, non sarei in grado di affrontarlo >> feci, arretrando.

Non poteva aver avuto un'altra transizione, cavolo. Non avevo fatto nulla per risultare "emotivamente stimolante", conciata com'ero.

<< Ma tu non stai bene >> dichiarò, risoluto.

<< Io? >> ripetei, confusa. << Sei tu quello che sta male, Giacomo >>.

Si avvicinò di più a me e mi sollevò la camicetta, premuroso.

<< Cosa diavolo... ? >> domandai, arrossendo vistosamente.

Non capivo quale fosse il suo scopo.

<< Hai due costole rotte, Mely >> osservò, preoccupato. << Chi ti ha picchiata? >>.

Il mistero della casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora