<< Melissa, Melissa! Svegliati! >>.
Le urla e gli scossoni di mia madre mi svegliarono.
<< Mamma, la delicatezza non è mai stata il tuo forte. Te l'ho detto, non ho voglia di andare a scuola oggi >>.
<< No, non è per la scuola. È venuto a farti visita Alex ... >>.
Oh mio Dio, Alex ... non gli avevo più parlato, dal giorno del funerale di Giada.
<< Ok, mamma. Un attimo e sono pronta >>.
<< Gli dico di aspettarti in salotto >>.
Mi alzai rapidamente e mi diressi verso il bagno, rifiutandomi di guardare il mio riflesso allo specchio. Ero perfettamente consapevole di avere un aspetto mostruoso, risultato di giorni e giorni passati a piangere, ma non mi importava più di tanto.
Entro cinque minuti, fui pronta. Scesi al piano inferiore e scorsi Alex, seduto su una poltrona in salotto.<< Ciao >> lo salutai, sedendomi sul divano.
<< Ciao, Melissa >> abbozzò un sorriso.
Lui e Giada stavano insieme da circa due anni, ma io e lui non ci eravamo praticamente mai rivolti la parola. Devo ammetterlo, di primo acchito non mi aveva fatto tanta simpatia: capelli lunghi, numerosi piercing, tatuaggi ... Insomma, non era proprio il mio tipo. Però sapevo che Giada ne era innamorata - me l'aveva confessato pochi giorni prima di ... insomma, di morire -, e questo non poteva non farmelo rivalutare: per piacere a lei, doveva essere davvero una brava persona.
<< Vuoi ... qualcosa da bere? Un caffè? >> chiesi, non troppo convinta.
Ero ben lungi dall'essere la perfetta donna di casa ...
<< No, grazie. Non voglio nulla >>.
Sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
<< Come stai? >> chiesi, consapevole che la mia fosse una domanda retorica.
Ma di cos'altro avremmo potuto parlare? Mi resi conto di non sapere esattamente nulla di lui. Neppure il cognome.
<< Bene >> mentì. << Sto cercando di accettare quello che è successo. Ma è molto difficile ... >>.
<< Ti capisco >> asserii con tono eloquente.
<< Oh, scusami, probabilmente sono un grande egoista. Voglio dire, voi due vi conoscevate da molto più tempo ... >>.
<< No, non sei un egoista >> lo rassicurai.
<< Da quando è successo, avrò dormito sì e no due ore a notte. Non mangio più, Melissa. Non esco di casa, se non per andare a scuola. Perdonami se ti ferisco, ricordandoti Giada, ma ... avevo bisogno di qualcuno con cui parlare ... >>.
Improvvisamente scoppiò in lacrime. Mi avvicinai a lui, commossa: avrei dovuto abbracciarlo, forse? Non mi veniva naturale: voglio dire, praticamente non ci conoscevamo ...
Optai per la più distaccata pacca sulle spalle.
<< Calmati, Alex. Giada non vorrebbe vederti così ... >>.
<< Lo so, lo so, ma fa malissimo! Non ce la posso fare ... fa troppo male, Melissa, fa troppo male ... >>.
Continuavo ad accarezzargli la schiena, incapace di fare altro. Quella situazione era a dir poco paradossale: io, una ragazza minuta, che mi ero sempre ritenuta debole e insicura, stavo consolando un ragazzo alto circa un metro e ottanta e pieno di tatuaggi.
Probabilmente, se qualcuno ci avesse visti avrebbe trovato la situazione quantomeno bizzarra.
<< Sai, mi parlava sempre di te, Giada >> disse Alex ad un tratto, tra un singhiozzo e l'altro. << Ti ammirava tantissimo. Diceva che sei la persona migliore di questo mondo, che anteponi gli interessi degli altri ai tuoi. Ti voleva molto bene >>.
<< Lo so >> mi limitai a dire. << Ma mi sopravvalutava. Era tipico di lei sopravvalutare la gente. Riusciva a trovare del buono in chiunque >>.
<< Persino in me >> si incupì il ragazzo, tirando su col naso.
Gli porsi un fazzolettino, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi: sapevo che, in caso contrario, sarei scoppiata in lacrime pure io, e non potevo permettermelo. Nel giro di una settimana, ero passata dal rifiuto alla fase dell'accettazione passiva di quello che era successo. E non volevo versare più neppure una lacrima.
<< In realtà, non ero venuto per deprimerti, Melissa. C'è una cosa che devi sapere >>.
<< Cosa? >> domandai, turbata.
<< Non l'ho detto a nessuno, ma ero alla festa di Federico con Giada, quella maledetta notte >>.
Quella sua rivelazione mi spiazzò.
<< Cosa? >> esclamai, sorpresa. << E perché non hai detto niente a suo padre? >>.
<< Perché ... perché a quella festa non ero andato come ospite ... >> disse, pensando così di dirimere ogni mio dubbio.
<< Che vuol dire? >> chiesi. << Che c'eri andato a fare? >>.
Avevo un brutto presentimento.
<< Melissa, dovresti immaginarlo ... io ... ci ero andato per spacciare >>.
Per spacciare?
<< Ma sei pazzo?! >> sbottai. << Cosa ti passa per la testa?! >>.
Ok, non lo conoscevo benissimo, ma non potevo credere che fosse tanto idiota ...
<< Abbassa la voce, per favore! >> mi supplicò Alex. << È stata la prima ed ultima volta che l'ho fatto. Mi servivano dei soldi, ed era il modo più rapido per procurameli >>.
Gli rivolsi un'occhiataccia.
<< Non mi guardare così, non tutti siamo perfetti >>.
Perfetti?
<< Non avrai mica dato quella roba a ... ? >> domandai, furiosa.
<< No, certo che no. Per chi mi hai preso? >>.
Per uno che spaccia cocaina o chissà che, avrei voluto dirgli. Preferii tacere.
<< Il punto è questo, Melissa: Giada non ha avuto un incidente. Qualcuno l'ha spinta >>.
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Il mistero della casa
Mistero / ThrillerUna famiglia. Una casa. Un trasloco troppo avventato. Melissa Martini è un'adolescente qualunque, come molte altre. Sempre giudiziosa, voti alti a scuola, frequenta l'ultimo anno del liceo classico. Sarà l'incontro con un ragazzo "strano", con l'...