Capitolo 21 - Alex

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<< Melissa, Melissa! Svegliati! >>.

Le urla e gli scossoni di mia madre mi svegliarono.

<< Mamma, la delicatezza non è mai stata il tuo forte. Te l'ho detto, non ho voglia di andare a scuola oggi >>.

<< No, non è per la scuola. È venuto a farti visita Alex ... >>.

Oh mio Dio, Alex ... non gli avevo più parlato, dal giorno del funerale di Giada.

<< Ok, mamma. Un attimo e sono pronta >>.

<< Gli dico di aspettarti in salotto >>.

Mi alzai rapidamente e mi diressi verso il bagno, rifiutandomi di guardare il mio riflesso allo specchio. Ero perfettamente consapevole di avere un aspetto mostruoso, risultato di giorni e giorni passati a piangere, ma non mi importava più di tanto.
Entro cinque minuti, fui pronta. Scesi al piano inferiore e scorsi Alex, seduto su una poltrona in salotto.

<< Ciao >> lo salutai, sedendomi sul divano.

<< Ciao, Melissa >> abbozzò un sorriso.

Lui e Giada stavano insieme da circa due anni, ma io e lui non ci eravamo praticamente mai rivolti la parola. Devo ammetterlo, di primo acchito non mi aveva fatto tanta simpatia: capelli lunghi, numerosi piercing, tatuaggi ... Insomma, non era proprio il mio tipo. Però sapevo che Giada ne era innamorata - me l'aveva confessato pochi giorni prima di ... insomma, di morire -, e questo non poteva non farmelo rivalutare: per piacere a lei, doveva essere davvero una brava persona.

<< Vuoi ... qualcosa da bere? Un caffè? >> chiesi, non troppo convinta.

Ero ben lungi dall'essere la perfetta donna di casa ...

<< No, grazie. Non voglio nulla >>.

Sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.

<< Come stai? >> chiesi, consapevole che la mia fosse una domanda retorica.

Ma di cos'altro avremmo potuto parlare? Mi resi conto di non sapere esattamente nulla di lui. Neppure il cognome.

<< Bene >> mentì. << Sto cercando di accettare quello che è successo. Ma è molto difficile ... >>.

<< Ti capisco >> asserii con tono eloquente.

<< Oh, scusami, probabilmente sono un grande egoista. Voglio dire, voi due vi conoscevate da molto più tempo ... >>.

<< No, non sei un egoista >> lo rassicurai.

<< Da quando è successo, avrò dormito sì e no due ore a notte. Non mangio più, Melissa. Non esco di casa, se non per andare a scuola. Perdonami se ti ferisco, ricordandoti Giada, ma ... avevo bisogno di qualcuno con cui parlare ... >>.

Improvvisamente scoppiò in lacrime. Mi avvicinai a lui, commossa: avrei dovuto abbracciarlo, forse? Non mi veniva naturale: voglio dire, praticamente non ci conoscevamo ...

Optai per la più distaccata pacca sulle spalle.

<< Calmati, Alex. Giada non vorrebbe vederti così ... >>.

<< Lo so, lo so, ma fa malissimo! Non ce la posso fare ... fa troppo male, Melissa, fa troppo male ... >>.

Continuavo ad accarezzargli la schiena, incapace di fare altro. Quella situazione era a dir poco paradossale: io, una ragazza minuta, che mi ero sempre ritenuta debole e insicura, stavo consolando un ragazzo alto circa un metro e ottanta e pieno di tatuaggi.

Probabilmente, se qualcuno ci avesse visti avrebbe trovato la situazione quantomeno bizzarra.

<< Sai, mi parlava sempre di te, Giada >> disse Alex ad un tratto, tra un singhiozzo e l'altro. << Ti ammirava tantissimo. Diceva che sei la persona migliore di questo mondo, che anteponi gli interessi degli altri ai tuoi. Ti voleva molto bene >>.

<< Lo so >> mi limitai a dire. << Ma mi sopravvalutava. Era tipico di lei sopravvalutare la gente. Riusciva a trovare del buono in chiunque >>.

<< Persino in me >> si incupì il ragazzo, tirando su col naso.

Gli porsi un fazzolettino, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi: sapevo che, in caso contrario, sarei scoppiata in lacrime pure io, e non potevo permettermelo. Nel giro di una settimana, ero passata dal rifiuto alla fase dell'accettazione passiva di quello che era successo. E non volevo versare più neppure una lacrima.

<< In realtà, non ero venuto per deprimerti, Melissa. C'è una cosa che devi sapere >>.

<< Cosa? >> domandai, turbata.

<< Non l'ho detto a nessuno, ma ero alla festa di Federico con Giada, quella maledetta notte >>.

Quella sua rivelazione mi spiazzò.

<< Cosa? >> esclamai, sorpresa. << E perché non hai detto niente a suo padre? >>.

<< Perché ... perché a quella festa non ero andato come ospite ... >> disse, pensando così di dirimere ogni mio dubbio.

<< Che vuol dire? >> chiesi. << Che c'eri andato a fare? >>.

Avevo un brutto presentimento.

<< Melissa, dovresti immaginarlo ... io ... ci ero andato per spacciare >>.

Per spacciare?

<< Ma sei pazzo?! >> sbottai. << Cosa ti passa per la testa?! >>.

Ok, non lo conoscevo benissimo, ma non potevo credere che fosse tanto idiota ...

<< Abbassa la voce, per favore! >> mi supplicò Alex. << È stata la prima ed ultima volta che l'ho fatto. Mi servivano dei soldi, ed era il modo più rapido per procurameli >>.

Gli rivolsi un'occhiataccia.

<< Non mi guardare così, non tutti siamo perfetti >>.

Perfetti?

<< Non avrai mica dato quella roba a ... ? >> domandai, furiosa.

<< No, certo che no. Per chi mi hai preso? >>.

Per uno che spaccia cocaina o chissà che, avrei voluto dirgli. Preferii tacere.

<< Il punto è questo, Melissa: Giada non ha avuto un incidente. Qualcuno l'ha spinta >>.

Il mistero della casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora