Capitolo 16 - Rivelazioni

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Giacomo continuava a tenermi stretta per mano, mentre Federico lo guardava in cagnesco, dall'altra parte del corridoio.

<< Lasciami stare, dopo quello che è successo a casa mia non hai il diritto di rivolgermi la parola >> gli dissi, voltandogli le spalle.

<< Mely, tu non lo conosci. Non sai quello che ha fatto >> insistette Federico.

<< So quello che ha fatto >> dichiarai, alzando la voce.

Ero stufa di sentirlo parlare con quel tono di chi la sa lunga.

<< Tu ... Non credo che lo sappia, altrimenti non staresti con lui. Sei una ragazza troppo seria per frequentare tipi come Giacomo >>.

<< Tipi come te, vuoi dire >> .

Ma come si permetteva di parlarmi così? Soprattutto dopo quello che aveva tentato di farmi, solo poche ore prima? Rivolsi un'ultima occhiata a Giada, ancora immobile ed apparentemente addormentata, e trascinai Giacomo lontano da quel corridoio, lontano da Federico. Non sapevo neanche io perché, ma non tolleravo che gli parlasse così.

Non se lo meritava proprio, non dopo quello che aveva detto e fatto per me quella sera.

<< Grazie, ma so difendermi da solo >> esordì lui quando ormai eravamo fuori dall'ospedale, nel cortile dell'edificio.

<< Però non ti sei difeso con Federico >> osservai io.

<< No, infatti >> disse. << Perché ha ragione. Sono una persona orribile, Melissa >>.

Lo guardai negli occhi.

<< No, non lo sei. Il tuo alter, o come diavolo si chiama, lo è >>.

Sorrise.

Un sorriso tutto fuorché felice.

<< Resta comunque una parte di me. E difficilmente potrò liberarmene >>.

Lo presi per mano, sentendolo rabbrividire al mio tocco.

<< Giacomo, la tua nuova terapia sta funzionando. Se così non fosse, adesso non saremmo qui, a parlare tranquillamente. E non ci saremmo mai potuti baciare >>.

Quelle parole mi uscirono spontanee, una dietro l'altra. Sapevo che era stato il mio cuore a parlare. Per quanto non lo volessi ammettere, avevo a poco a poco iniziato a voler bene a quel ragazzo.

<< Quasi baciare, Melissa. Tu non sai cosa sono in grado di fare. Intendo, da alter. Non hai la minima idea di quello che ho fatto >>.

<< Sì, invece >> lo spiazzai. << Me l'ha raccontato tua nonna, mentre eri svenuto. So che hai quasi ucciso un tuo compagno di scuola al liceo >>.

Sembrava stupito da quell'affermazione.

<< T-tu ... lo sai? >> domandò, incredulo.

<< Sì >>.

<< E non sei scappata via a gambe levate? >>.

<< No. Mi hanno sempre detto che sono un po' pazza, in effetti >> risi. << Diciamo che non mi piacciono le cose semplici >>.

Ci sedemmo su una panchina di fronte al Pronto Soccorso. Quella notte faceva veramente freddo, nonostante fossimo a fine Maggio. Rabbrividii all'ennesima folata di vento, e Giacomo se ne accorse.

<< Torniamo dentro >> suggerì.

<< No, ti prego >>.

Non avevo nessuna voglia di salire nuovamente da Giada, non ce la facevo a vederla in quelle condizioni. E non volevo rischiare di incontrare Federico.

Il mistero della casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora