17. Basta poco per essere felici...

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«dev’essere qui dentro, il suo cellulare è sulla scrivania. Alessio?» sento urlare fuori dalla porta.

Alzo la testa, che avevo appoggiato sul petto di Alessio e noto che sta dormendo. Osservo l’orologio al polso e realizzo che sono le sette del mattino e ci siamo addormentati in ascensore.
Ottimo!
Ecco un’altra cosa che non avevo mai fatto. Con Alessio colleziono nuove esperienze in poco tempo.

«Alessio?» cerco di svegliarlo con dolcezza.

«è mia sorella Anna. Lasciala chiamare, vieni qui» dice con gli occhi chiusi.

«ci siamo addormentati qui» affermo.

«lo so… con te voglio fare tutto ciò che non ho mai fatto in vita mia e in un giorno abbiamo già due esperienze.»

Accenno un sorriso di fronte alla sua affermazione.

«Alessio sono Anna mi senti?» continua a urlare la sorella.

Lui si alza in piedi e si avvicina al mio volto, sposta le ciocche dei capelli dietro le orecchie, avvolge il mio volto nelle sue mani e con i pollici accarezza le guance. Io mi sento esplodere dalle mille emozioni contrastanti che avvolgono la mia mente, il mio cuore e lo stomaco.

«ho sognato di baciarti qui, sarebbe troppo scontato se lo facessi?» domanda mentre io mi sento immobilizzata.

«è stata la notte più bella della mia vita dopo tanto tempo» afferma.

«non stai esagerando?»

«non esagero, sono serio.»

«Alessio, perché non rispondevi?» domanda la sorella mentre le porte dell’ascensore si aprono. Noi ci stacchiamo visibilmente imbarazzati.

«lei chi è?»

«sono Julia, una collega di suo fratello, piacere di conoscerla» annuncio porgendo la mano.

Lei mi squadra dalla testa ai piedi e comunica osservando il fratello: «il piacere è di mio fratello a quanto vedo.»

«Anna!» la riprende lui.

Ritiro la mia mano e recupero la borsa, lancio un’occhiata a miss acidità e poi ad Alessio.

«grazie!» annuncio prima di avviarmi all’uscita.

Cammino a passo svelto affinché arrivi all’aria aperta il prima possibile, quando sono fuori mi fermo a prendere una boccata d’aria e una mano si unisce alla mia. Mi volto e noto Alessio sorridente.

«dove hai lasciato tua sorella?» chiedo guardando oltre le sue spalle.

«lascia perdere mia sorella, non abbiamo qualcosa in sospeso?» domanda avvolgendo il mio volto tra le sue mani.

«direi che non è più la stessa location»

«giusta osservazione, ti va di fare colazione insieme?» chiede lasciando la presa sul mio volto.
Sento come un vuoto lasciato dalle sue mani, una mancanza strana e indescrivibile.
Era piacevole il suo contatto.
È piacevole il tempo passato insieme. Non penso al mio vissuto, non penso alle ferite, ho deciso che voglio godermi l’attimo, vivermi ogni istante con Alessio e ciò che sarà si vedrà.
Non devo per forza etichettare il nostro rapporto e non devo nemmeno perdere il mio tempo.
Andrea ha avuto la parte più preziosa della mia esistenza, il mio tempo, è giunto il momento di lasciarlo andare. Devo liberarmi di lui e di ciò che abbiamo vissuto.
Devo riprendere la mia vita in mano e andare avanti senza guardarmi le spalle. Devo pensare solo al mio benessere e circondarmi dai motivi che mi rendono felice e la mano di Alessio stretta alla mia in questo momento è una di quelle ragioni che mi fanno stare bene.

«cosa frulla in quella testolina?» domanda Alessio mentre passeggiamo mano nella mano.

Mi fermo e lo osservo.

«frullano tante cose, tante informazioni che non basterebbe una settimana intera per raccontartele ma ti dirò la più importante.. Tu mi fai stare bene oggi, adesso, in questo momento tu sei il motivo della mia felicità e non voglio altro ora.»

«sei l’essere più dolce del pianeta, lo sai?» domanda mentre mi avvolge tra le sue braccia, il luogo dove sono stata nelle ultime ventiquattro ore e dove, dopo tanto tempo, mi sono sentita bene.
Mi sono sentita protetta.
Mi sono sentita al sicuro.
Mi sono sentita felice.
Bastava così poco per cacciare i pensieri negativi.
Bastavano due braccia e un ascensore. Bastava un pezzo di pizza e una camicia a fare da tovaglia.
Bastava Alessio.

Sento il suono del cellulare e noto un nuovo messaggio da parte di Daniel:

tra un’ora passo a ritirare la posta, vuoi raggiungermi?

So a cosa si riferisce, passa dalla casa di Andrea, quella che condividevamo insieme. Ogni sabato è sempre passato a ritirare la posta e ciò che era per me lo rispediva per Milano mentre quella per Andrea la consegnava a suo padre.

«tutto bene Julia?»

Evidentemente il mio volto deve aver espresso ciò che questo messaggio ha riacceso in me.

«è il mio amico Daniel che mi chiede di raggiungerlo.»

«ti accompagno, andiamo!»

Lo guardo e l’agitazione si fa strada nel mio corpo. Mille pensieri mi bloccano e mi portano a lasciare la presa della sua mano.
Come faccio a presentarmi davanti a Daniel con Alessio?
Come faccio  a recarmi con lui nel luogo dove regnano i ricordi con Andrea?

«che succede Julia?»
«ti vergogni di me?»

Appoggio la mano sulle sue labbra e prendo un respiro.

«sono un casino Alessio, te l’avevo già detto.»

«non sei un casino, dimmi che succede, raccontami»

«Daniel oltre essere il mio migliore amico da più di dieci anni è anche il cugino del mio ex fidanzato»

«ahh.. Ok, ti preoccupi di questo?»

«devo raggiungerlo nella casa del mio ex»

«quindi non vuoi che il tuo ex ti veda con me?»

Accenno un sorriso per spezzare la tensione che si fa strada nel mio corpo.

«io non so dove sia lui, mi ha abbandonato dieci anni fa e non ho più avuto sue notizie. È scappato senza dirmelo in faccia che se ne andava. È fuggito come un codardo senza lasciarmi nemmeno una lettera con giustificazioni plausibili. È sparito nel nulla. Daniel ogni sabato passa a ritirare la nostra posta. Io dopo il suo abbandono non sono più tornata in quella casa. Oggi dovevo incontrarmi con Daniel e lui mi ha proposto di incontrarci lì» sbotto con le lacrime negli occhi.

«mi dispiace!»

«forse avrà avuto delle valide motivazioni ad andarsene così, non giudicarlo senza sapere.»

Osservo Alessio sorpresa.

«quali sarebbero queste valide motivazioni ad abbandonare all’improvviso la donna che definisci la compagna della tua vita?» chiedo rabbiosa.

«non lo so Julia, dal nostro punto di vista non esistono ma bisogna sempre guardare l’altro lato della medaglia. Perdonami.. Mi dispiace aver insistito a sapere a tutti i costi cosa saresti andata a fare.. Mi sento un cretino ad aver aperto questa tua ferita, mi ero promesso che avrei preso ciò che tu mi avresti dato senza pretendere di più perché nei tuoi occhi notavo qualcosa di triste, ma non pensavo a questo» comunica realmente dispiaciuto.

Ho l’impressione che lui capisca Andrea più di me. Come se quanto da lui fatto lo riporti in un avvenimento simile della sua vita.

«non scusarti, è giusto che tu voglia conoscermi e sapere, la stessa curiosità nasce in me.. dal tuo modo di parlare si intuisce qualcosa del tuo passato.»

«sì, anche il mio passato non è roseo ma adesso raggiungiamo il tuo amico.»
Estrae le chiavi della macchina dalla tasca e si incammina in direzione del parcheggio tagliando il discorso sul nascere.
Un po’ ci sono rimasta male, io gli ho raccontato di me mentre lui si è chiuso a riccio senza menzionare niente di se stesso.

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