Era una giornata tranquilla.
Le foglie avevano da poco iniziato a cadere dai rami, segno che ormai l'estate era solo un lontano ricordo e che l'autunno ormai era arrivato. In un liceo non molto lontano dal centro di Tokyo c'era una ragazza, di nome Mikaru Honito, studentessa di sedici anni frequentante il terzo anno di liceo; ragazzina energica, un po' testarda, socievole ma spesso introversa, altruista, leale e diffidente. Ha un ottima media scolastica, anche grazie all'aiuto della sua migliore amica, e la sua materia preferita è la storia. Ella conduceva una vita normale come i suoi coetanei, ignara che presto o tardi la sua vita sarebbe stata sconvolta.Tutto ebbe inizio quella mattina.
Era l'ultima ora di lezione del giorno, a breve tutti gli studenti sarebbero usciti prima a causa di una riunione dei professori. Mikaru era in classe con i suoi compagni, giocherellava con la matita facendola roteare tra le dita; si stava svolgendo la lezione di matematica, materia che lei odiava in assoluto, non riusciva a capire a cosa le sarebbero servite tutte quelle espressioni ed equazioni nella vita. Distrattamente spostó lo sguardo dalla matita, che aveva in mano, alla lavagna dove appunto la professoressa stava spiegando diverse equazioni; osservando tutti quei numeri senza accorgersene e senza volerlo si addormentó.Si ritrovò improvvisamente in una foresta e stava correndo, non sapeva perchè ne da cosa scappava ne dove stava andando; spesso si voltava indietro per vedere se qualcuno la stesse seguendo. Aveva lo stomaco vuoto, sembrava un grosso buco probabilmente perchè era in ansia, oltre che spaventata. Saltava per non inciampare nelle radici degli alberi fuoriuscite dal terreno, e con le mani si faceva largo tra le foglie e rami scostando tutto velocemente. Ogni tanto avvertiva dei piccoli dolori sulle mani e sulle braccia, probabilmente a causa dei graffi provocati dai rami. Scostó un ultimo ramo e all'improvviso fu pervasa da un senso di vuoto, non riusciva a vedere più nulla di fronte a sè, d'istinto si fermò.
Si accorse che li finiva la foresta, se così la si poteva chiamare. Guardó davanti a sè e notò che sotto c'era il vuoto, o meglio alla fine di quel precipizio c'era un fiume. Più in là sulla destra, c'era una sporgenza, una specie di balconata che si estendeva di poco oltre il bordo del terreno; era fatta di roccia ed aveva una forma strana. Si guardò intorno probabilmente per vedere se quello che la stava inseguendo era lì. Non sentiva nulla, nessun rumore di passi o cespugli che si muovevano, e ciò la tranquillizzò per un momento. Non sapeva dove andare, se muoversi oppure restare lì; se si inoltrava di nuovo tra gli alberi aveva paura che sarebbe andata dritto verso il suo inseguitore, se per caso l'avesse persa di vista. Ma non voleva nemmeno restare lì, poichè poteva trovarla e non avrebbe avuto via d'uscita. Decise per il momento di rimanere li, si diresse verso la roccia e decise di sedersi li sopra, anche se si sarebbe ritrovata quasi sospesa per aria. Tremava, soffriva di vertigini e per nessun motivo voleva affacciarsi, e perchè poi, già le era costato tanto guardare con la coda dell'occhio poco prima cosa c'era sotto di lei. Ma qualcosa dentro di lei vinse, forse fu l'istinto oppure la curiosità di tornare a guardare, fatto sta che si affacciò oltre la sporgenza della roccia. La prospettiva ora era diversa, lei era proprio sotto al precipizio, sulla roccia era come sospesa, ciò le provocò un piccolo capogiro ma si disse che doveva resistere. Il fiume non era molto distante nonostante l'altezza; lo osservò e improvvisamente vide qualcosa, qualcosa di strano che si muoveva nel fiume. Chiuse e riaprì gli occhi velocemente, credendo che fosse stata la sua immaginazione, ma era ancora lì. Una luce splendeva sotto le acque, si muoveva; ma non riusciva a capire che forma assumeva. Era applicata a guardare giù che non si accorse che si era sporta di più, poi qualcosa la fece sussultare; un rumore proveniente dalla foresta lo spaventò e lei si girò di scatto ritraendosi dalla sporgenza. Guardava velocemente da tutte le direzioni impaurita, forse la cosa che la stava inseguendo prima si era persa, e ora la stava cercando setacciando tutta la foresta. Aveva la sensazione che qualcuno o qualcosa la stava osservando e che sarebbe saltata fuori da un momento all'altro aggredendola. Ma dopo quel fruscio di foglie nulla, non sentì più nulla. Tirò un sospiro pensando che probabilmente si era immaginata tutto e che a spostare le foglie fosse stato il vento; ma poi vide un ombra tra i cespugli, era passata velocemente...il tempo di un battito di ciglia. Quella cosa, qualunque cosa fosse, si stava prendendo gioco di lei; la faceva spaventare per poi tranquillozzarla, l'ansia e il terrore tornarono a prendere vita in Mikaru, il cuore iniziò a batterle all'impazzata, sapeva che prima o poi sarebbe successo qualcosa e quell'attesa la stava uccidendo. Si fece più dentro la roccia, come se quel movimento potesse aiutarla, si riaffacciò velocemente per riguardare in acqua, ma quella strana luce non c'era più, sparita. Improvvisamente scostò la testa verso la foresta e prima di capire cosa stesse succedendo vide solo un ombra saltare ai lati di un caspuglio e venirle addosso, d'istinto di lanciò in avanti cadendo dalla roccia. Proprio in quel momento si svegliò.....era suonata la campanella.
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Il Drago di luce {IN REVISIONE}
Fantasy"I sogni spesso sono avvertimenti....cosi come possono essere semplici fantasie. Il legame tra sogno e realtà spesso è cosi sottile da essere impercettibile." "È dentro te, solo tu puoi risvegliarlo." Una ragazza scopre improvvisamente la sua vera...