3° Capitolo Incontro

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In mezzo a tutte quelle equazioni finì per addormentarmi. Stavolta scendevo giù in un vortice, sembrava che scendessi da uno scivolo tremendamente lungo; tutto ad un tratto finì spiaccicata a terra. Quando aprii gli occhi mi ritrovai in un deserto, il vento che soffiava sulle dune creava dei leggeri fischi, camminai non so verso cosa per un po fino a quando mi pervase di nuovo quel senso di paura; iniziai a correre. Ma improvvisamente mi ritrovai con le gambe bloccate, non riuscivo più a muovermi e vedevo che il cielo pian piano si accorciava, o ero io che mi stavo rimpicciolendo? Guardai giù in cerca dei miei piedi e solo allora mi accorsi che ero caduta nelle sabbie mobili. Mi dimenavo per riuscire ad uscire dal quel vortice che man mano mi inghiottiva sempre di più, non c'era nulla a cui potevo aggrapparmi, logico ero nel deserto. Muovendomi però ottenevo l'effetto opposto, scendevo sempre più velocemente e rimasero fuori solo la testa e le braccia che avevo alzate.
"Cavolo ma nei sogni non siamo noi i padroni di cio che succede?!?!"
Gridai, ma il mio urlo si perse nell'aria, tra quelle dune di sabbia. E se non fosse un sogno? Pensai subito dopo, iniziai di nuovo a muovermi ma ormai cosa potevo muovere se non un po di testa?!?!
Dovevo riuscire a liberarmi ma come? Improvvisamente una forte luce mi abbagliò, guardai con gli occhi semichiusi e non vidi nulla se non uno strano disegno nel cielo; era tutto bianco, sembrava fatto con le nuvole.
Un minuto dopo le sabbie mi inghiottirono completamete, chiusi gli occhi e quando li riaprii mi ritrovai nel salotto di casa mia, ero con la testa sul tavolo e tutta sudata.
"Cosa cavolo è stato?!?"
Dissi tra me e me ad alta voce, sognavo oppure ero davvero lì, mi sentivo come sollevata; ma era impossibile non potevo essere in due posti contemporaneamente e la cosa buffa era che non sapevo nemmeno utilizzare il teletrasporto.
Chiusi i libri e li riposi nello zaino, dovevo uscire e prendere un po d'aria fresca. Cosi feci, chiusi la porta e mi incamminai sul vialetto, decisi di andare al parco e di rilassarmi ma non facevo altro a che pensare al sogno, due in un solo giorno e anche strani....forse erano collegati?
Pian piano arrivai all'entrata del parco, e mi diressi verso una panchina sotto un albero di ciliegio, erano bellissimi, e mi vennero in mente quei due particolari che avevano simboleggiato i due sogni. Nel primo avevo visto un fascio di luce in un fiume, nel secondo dopo una luce abbagliante s'era formato in cielo un segno; un cerchio con al centro una stella con un puntino.
Guardai verso il sole, chiusi leggermente gli occhi poiche mi dava fastidio e fu in quel momento che con i raggi del sole vidi formarsi di nuovo quel segno, stavo impazzendo!!

"BOOOMM!!"

Mi ritrovai tutto ad un tratto a terra stordita, i pensieri di un attimo prima erano volati via come uccelli; mai possibile tutte queste stranezze oggi?!? Ciò che mi aveva colpita e scaraventata a terra era stato un pallone, e di conseguenza se non chi un ragazzo!
Mi alzai furiosa, presi il pallone guardandomi intorno in cerca del proprietario che ne avrebbe sentite quattro; insomma uno non puo nemmeno starsene seduto e immerso nei pensieri.
"Ehi scusami non ti ho vista, mi ridai il pallone?"
Fece un ragazzo alla mia sinistra, aveva capelli rossi con un ciuffo medio, e gli occhi verdi che brillavano al sole; sembrava un tipo strano. Parlava sciolto e con calma come se non fosse successo nulla, più che dispiaciuto sembrava impazziente di ricevere indietro il pallone.
"Come fai a non vedere qualcuno?! Sei per caso cieco?"
Gli dissi arrabiata, lui fece un sorrisino e si avvicinò.
"Ti avevo presa per una statua."
"Da quando le statue stanno sedute?"
Ribattei io restituendogli lo sguardo.
"Da quando hanno la tua faccia."
Non ne potei più, avrei voluto bucare il pallone solo per vedere il suo sorriso presuntuoso cadergli dalle labbra, ma non avevo nessun oggetto appuntito.
"Senti bambolina, non ti ho colpita di proposito. Poi ti ho avvisata, più di urlare non potevo mettere striscioni, anche perchè non credo li avresti letti."
Concluse il suo discorsetto con voce da presuntuoso, e fece per afferrare il pallone; ma mi tirai indietro.
"Se mi avessi urlato palla l'avrei sentito!"
Continuavo a ribattere.
"Ti ho detto che l'ho urlato, ma eri talmente imbambolata nel mondo dei sogni che non hai sentito nulla."
Ribattè avvcinandosi.
"Ridammi la palla, non è colpa mia se sei sorda."
Fece lui con tono scherzoso, mentre lui si avvicinava allungando le mani io indietreggiavo, tant'e che non vidi il gradino dell'aiuola e caddi all'indietro mentre il pallone mi scappo di mano. Lui non perse d'occasione e lo afferrò al volo, mi guardò li a terra e scoppiò a ridere come un deficente. Lo guardai innervosita feci per alzarmi quando mi allungò una mano.
"Oltre ad essere sorda sei anche imbranata!"
Continuò lui ridendo, non lo sopportavo piu non avevo mai conosciuto uno piu antipatico di lui.
Sorrisi, afferrai la sua mano ma invece di alzarmi lo tirai verso il basso cosi che cadde anche lui.
"Oh scusami non l'ho fatto apposta, sono cosi imbranata."
Feci alzandomi, lui mi guardò sorpreso. Si alzo e continuò a sorridere, ma di meno; in quel momento suono l'orologio del parco, segnava le sette.
La giornata era quasi terminata e non vedevo l'ora di tornare a casa e farmi una bella doccia e rilassarmi sul letto; mi voltai e il ragazzo era ancora li.
"Io vado, spero di non rivederti più."
Gli dissi con non curanza, lui rispose allo stesso modo.
"Lo stesso è per me. Attenta a dove cammini pero non vorrei che prendessi altre botte. Diventeresti ancora più imbranata! Ciao."
Concluse lui ridendo, questo tipo non mi era affatto simpatico e meno male che non lo avrei più rivisto.
"Ciaoo!!"
Gli urlai poi presi a camminare velocemente verso l'uscita del parco dovevo andarmene, oggi erano successe tante stranezze due sogni insoliti e questo tipo che invece di scusarsi si comporta come se nulla fosse. Ne ho visti di tipi strani ma lui è tra i primi della lista, in poco tempo arrivai a casa visto che il parco si trovava a due passi. Quando entrai notai nella piccola scarpiera di lato alla porta che mancavano solo le mie scarpe, anche mio fratello era tornato. Mi tolsi le scarpe e indossai le mie pantofole pandose, mi diressi in cucina dove mia madre era ai fornelli e mio padre a leggere il giornale seduto a tavola.
"Sono tornata."
Dissi entrando, mio padre mi diede un veloce sguardo per tornare a preoccuparsi del giornale, mia madre mi guardo.
"Dove sei stata?"
"Al parco. Mi annoiavo."
"Con Keiko?"
"No non ha potuto, doveva andare dalla nonna. Cosa c'è per cena?"
"Capito. Pasta e fagioli."
Feci un sorriso quasi ebete che mia madre fece una faccia strana quando mi guardò; io intanto misi la tovaglia era quasi pronto tutto.
Scese anche mio fratello, ci mettemmo a tavola e mangiammo; subito dopo cena salì in camera mia e dopo una rilassante doccia mi stesi sul letto. Era stata una lunga giornata e una bella dormita non m'avrebbe fatto male, l'indomani avrei raccontato tutto a Keiko.

Il Drago di luce {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora