Capitolo 10

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«Già pronta per andare a casa?»
«Sì.» sorride. «Papà ha bisogno di me.»
«Sei proprio una brava ragazza...» le accarezza i capelli. «Ti meriti solo gioie.»
A quella frase i suoi occhi diventano tristi e privi di vita.
«Anche voi... davvero...»
«Ehi, che ti è successo agli occhi?» le domando voltando il suo viso verso di me.
Sorride ma i suoi occhi sono comunque tristi.
«Non mi è successo niente, davvero. Sto bene.» sposta le mie mani dal suo viso. «Ci vediamo lunedì ragazzi.»

Ci saluta con un cenno della mano e si allontana lasciandoci da soli.

«È proprio carina, vero?» mormora Eijiro.
«E menomale che non ti piace, eh?» lo prendo un po' in giro.
«Oh, smettila! Non è che mi piace, è solo che sento di doverla proteggere da qualcuno...»
«Anche tu?»
«Senti la mia stessa sensazione?»
Sembra più sorpreso di me.
«Più o meno... insomma, sento che c'è qualcosa che non quadra.»
«Che intendi dire?»
«Intendo dire che secondo me non ci sta raccontando tutta la verità.»
«Perché non dovrebbe farlo? Perché mentire?»
«Secondo me c'entra qualcosa sua madre o suo padre. Perché non la lascia venire al dormitorio con noi?»
«Forse perché ha un po' paura? Anche la mamma di Deku non era sicura al 100%.»
«Va bene che sua madre è in ospedale, ma-...»
«Aspetta, aspetta, aspetta. Sua mamma è in ospedale?»
«Sì.» scrollo le spalle. «Non lo sapevi?»
«No, a me non l'ha detto. A te sì?»
«Magari me lo ha detto perché volevo sapere come mai è accorsa al telefono quando eravamo in squadra...» abbasso lo sguardo.
«Wow. Se ti ha detto una cosa così personale significa che si fida davvero tanto di te, sai?»
Mi stringo nelle spalle.
«Può essere...»
«Dai, andiamo dentro.» posa un braccio intorno alle mie spalle. «Dobbiamo vedere quei film, ricordi?»
«Già, è vero.»


Yukiko's pov!


Mentre cammino per arrivare a casa tremo come una foglia.

"E se scopre il mio succhiotto? Cosa gli dico? Non posso dirgli che è stato Kacchan a farmelo... dovrò camuffarlo più che posso e nasconderlo col trucco."

Quando entro in casa Lui non c'è.

«Ehi? Sono a casa.»

Mi avvicino al tavolo e noto che c'è un biglietto.

Sono dovuto andare a prendere qualcosa da mangiare, quella bimbetta di merda non smetteva di piagnucolare.

Sospiro. Sono salva per ora, ho il tempo di struccarmi e coprire il succhiotto.
Corro in bagno, mi tolgo il choker e arrossisco nel vedere i tre segni sulla pallida pelle del collo. Sono tre, tre cazzo. Due grandi e rossi ai lati ed uno più violastro al centro.
"Voleva essere sicuro di lasciare la firma, eh? Qua ci vorrò più fondotinta del previsto..."
Sospiro e dopo assermi tolta il trucco sul viso mi armo di fondotinta, spungetta e Santa pazienza.
Dopo una manciata di minuti riesco a coprire bene i segni e far sembrare il collo uniforme.
"Spero che questo basti o sarò in guai seri..."

Esco dal bagno e lo vedo entrare in casa con un paio di buste della spesa.

«Eccoti bambolina. Sappi che sono molto arrabbiato con te.»
"Oh no..."
Posa le buste sul tavolo e si avvicina pericolosamente a me intrappolandomi tra lui e la porta del bagno.
«Perché? Perché non hai portato a termine la missione, eh? Ce lo avevi lì, di fianco a te ed hai preferito scappare.»
«N-Non eravamo soli...»
«Non me ne frega un cazzo! Cos'è? Ci tieni a vedere i tuoi genitori bruciare? Eh?»
«No...»
Nel sentire quelle parole comincio a piangere.
«Non fargli del male...»
«Sai?» sorride. «Forse la scusa dei tuoi genitori è troppo debole. Che ne dici se marco un po' la tua sorellina, uh?»
«Non osare.»
«E perché no? Scommetto che starà bene con una bella cicatrice sul viso. Tanto è piagnona e fastidiosa, sarebbe una liberazione.»
«Mia sorella non c'entra in tutto questo. Lasciala stare.»
Si avvicina al mio viso.
«Allora tu portalo da me.»
Abbasso lo sguardo.
«Ricevuto.»
«Brava bambolina.» mi accarezza una guancia.
Rabbrividisco a quel contatto. La sua pelle è calda ma non mi fa lo stesso effetto che mi fa lui, con lui è diverso.
«Ora prepara da mangiare. Sono affamato.»

Si allontana da me, si butta sul divano ed accende la televisione.
"Vorrei tanto mettere una fine a tutto questo."
Mi avvicino al tavolo e metto a posto quel poco che ha comprato.
"Devo inventarmi una scusa convincente per farmi stare al dormitorio con loro, anche se sarei sempre in ansia per mia sorella..."

«Senti...»
«Che vuoi?»
«Mentre ero con loro, hanno nominato il dormitorio.»
«Mh-mh.»
«E mi hanno chiesto perché non sto con loro...»
«Inventati un'altra scusa.»
«In verità, io avevo pensato ad una cosa...»
Sposta lo sguardo dalla televisione verso di me.
«Se vado a vivere al dormitorio con loro potrei aumentare la fiducia nei miei confronti ed avvicinarmi a lui per portare a fine la missione, potrebbe essere più semplice.»
Mi ascolta attento e posa il pollice e l'indice sul mento riflettendoci su.
«Mmmh... in effetti, questa è un'idea abbastanza arguta per essere tua.» annuisce. «Però dovrai stare alla larga dai tuoi genitori e la tua amata, quanto rompicazzo, sorellina, sei in grado di resistere?»
«Basta che gli dai da mangiare e mi fai fare una telefonata ogni sera.»
«Piano con le condizioni bambolina, non sei nella posizione giusta per farle. Manterrò vivi gli ostaggi ma decido io quando chiamarti.»
"Anche se non sono le migliori delle condizioni, non posso fare altro che accettare."
«D'accordo. Ci sto.»
Sorride malvagiamente.
«Splendido bambolina


Katsuki's pov!


Da lunedì Yukiko si è unita a noi al dormitorio e la cosa mi rende sollevato, finalmente non deve più tornare a casa da sola al buio. Dopo quello che è successo tra di noi si tiene a debita distanza da me, mi saluta con un cenno della mano o con un "ciao" ma niente di più e non è che io mi sforzi così tanto per fare conversazione con lei.


«Che stanchezza...» mormora Mina buttandosi sul divano del dormitorio. «Non ho mai usato così tanto il mio quirk in tutta la mia vita.»
«Aizawa ci sta tenendo proprio sotto.» concorda Tsuyu. «Non sapevo che fossi così brava a creare mulinelli Yukiko.»
«Io non ne sono così soddisfatta Tsu...» sospira. «Ho iniziato da poco e, a parer mio, sono più deboli di quanto mi aspettassi.»
Le passo a fianco e noto che mi guarda sorridendo.
«Certo, sarebbe più facile se un qualcuno la finisse di farmi evaporare l'acqua.»
Alzo gli occhi al cielo mentre mi volto verso di lei.
«Fai poco la piagnina, te l'avevo detto che mi stavi troppo vicina e poi continuavi a schizzarmi.»
«Sì, ma io scherzavo.» ridacchia avvicinandosi a me. «Tu l'hai presa sul personale.»
«Io non l'ho affatto presa sul personale, idiota! Stavo cercando di farti allontanare perché stavi compromettendo sia la mia che la tua mossa speciale!»
Sorride.
«Ah sì?» arriccia una ciocca di capelli intorno all'indice. «Perché a me sembrava che ti stesse divertendo il fatto che continuavamo a stuzzicarci a vicenda.»
«E cosa te lo fa pensare?»
«Il fatto che ti ho visto sorridere, caro Kacchan.» sorride fiera.
Incrocio le braccia fingendo indifferenza.
«Io non stavo affatto sorridendo, devi farti vedere da un'oculista.»
Poso per poco lo sguardo sul suo collo e riesco ancora ad intravedere i segni sotto al trucco.
«Sicuro?»
«Sicurissimo.» fingo indifferenza. «Magari stavo sorridendo tra me e me perché ero felice di essere in grado di sconfiggerti.»
«Ah quindi ammetti che stavi sorridendo.»
«Ho detto "magari".» preciso. «E se ho sorriso sicuramente non era per i motivi che credi tu.»

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