Capitolo 11

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Sorride.
«Certo, certo.»
Mi avvicino a lei.
«Comunque, a parte tutto, sono felice che sei riuscita a convincere tuo padre a farti venire qui.» sussurro al suo orecchio.
«Davvero...?» sussurra.
«So che sono una testa di cazzo ed irascibile, ma quando dico una cosa è perché la penso davvero.»
Mi allontano di poco per poterla guardare negli occhi.
«Kacchan...»
Sospira.
«Che c'è...? Ho detto qualcosa che non va?»
«No, no, è che...» si passa una mano sul viso. «Devo dirti una cosa molto, molto importante.»
«Okay.» scrollo le spalle. «Vuoi parlarne in camera mia?»
«Sì, sarebbe meglio.» annuisce.
«Andiamo allora.»

Mentre ci dirigiamo verso l'ascensore sento Denki scherzare.

«Fate poco casino o guardate che chiamo il professore Aizawa, eh!»
«Fai poco lo spiritoso o ti concio peggio dell'altra volta.»
«Sì, sì, piccioncini!»
Alzo gli occhi seccato, prendo Yukiko per il polso ed affretto il passo verso l'ascensore. Saliamo su di esso, premo il pulsante e mi appoggio al muro accanto a me.
«Ma vedi te cosa mi tocca sentire...» borbotto. «A volte Denki è proprio fuori dal mondo.»
«Non è così antipatico, dai.»
«Non-...» sospiro. «Non ho detto che è antipatico, okay? Dico solo che, a volte, certe battutine se le può tranquillamente risparmiare. Soprattutto se sono infondate.»
«Va be', ma lo sai che lui scherza sempre, non voleva essere una cosa cattiva.»
«Sarà, ma per me non è stato divertente.»
«Per te niente è divertente...» mormora stringendosi nelle spalle.
«Che intendi dire?»
«Cosa intendo dire? Tu prendi tutto come una offesa personale o come una sfida! Rilassati Kacchan! Non c'è solo eroismo nella vita. Cazzo, abbiamo quindici anni e ci comportiamo come se fossimo dei ragazzi di venti.»
«Io sono fatto così...»
«Riesci a ridere di gusto?»
«Qualche volta ho riso!»
«Okay, riformulo la domanda: riesci a ridere di gusto senza che Deku si faccia male?»
Rimango in silenzio.
"Mi ha beccato in pieno."
«Ah, allora no.»
«Perché? Cosa ti fa ridere, oltre il dolore altrui?»
«Il dolore altrui.»
Alza gli occhi al cielo sospirando.
«Sei incredibile.»
«Senti, non ti devi sforzare per rendermi una persona accettabile dalla società, okay? C'è molta gente a cui fa ridere vedere persone farsi male, non capisco perché con me devi farne un'affare di stato.»
«Non voglio farne un'affare di stato! Sto solo dicendo che non capisco il tuo modo di fare. Sono riuscita persino a sciogliere e a far ridere Todoroki, perché con te è così difficile?»
«Forse perché io non sono il bastardo a metà
«Ci sarà pur qualcosa che ti fa ridere.»
«Perché vuoi sapere così tanto cosa mi fa ridere?»
«Voglio vederti felice almeno per una volta.»

Improvvisamente l'ascensore si ferma e noi usciamo.

«Lo pensi sul serio?»
Ci incamminiamo verso la mia camera.
«Sì, Kacchan. Non ti vedo mai sorridere o ridere, sei sempre con quell'espressione imbronciata a insultare tutti.»
«Non solo il tipo a cui piace ridere e scherzare come gli altri. Tutto qua.» taglio corto facendola entrare in camera. «Allora, di cosa volevi parlarmi?»
Sospira e comincia a torturarsi le dita. Sembra abbastanza agitata e anche a disagio.
«Tranquilla, non ti mangio, eh.» sdrammatizzo. «Non sono cannibale fino a prova contraria.»
A quella frase la vedo sorridere anche se lievemente.
«Siediti pure, non sei costretta a stare in piedi.»
«Come mai sei così gentile...?»
«Sei visibilmente a disagio, voglio farti sentire a tuo agio.»
«Grazie...»
Si siede al bordo del letto e fa un profondo respiro.
«Allora...» inizia. «Lo so che quello che sto per dirti sembrerà assurdo e, magari, anche impossibile per essere vero ma, ti assicuro, che lo è.»
«Okay.»
Prendo la sedia della mia scrivania mettendola di fronte a lei, mi siedo su di essa con le gambe divaricate e poggiando le braccia sullo schienale.
«Io... ecco... c'è un motivo se io mi sono avvicinata a te così tanto. Ed è un motivo molto delicato e abbastanza personale.»
"Dio... non vorrà dirmi che si è innamorata di me? Devo mettere subito le cose in chiaro."
«Scusa se ti interrompo ma, prima che tu finisca, voglio mettere subito una cosa in chiaro.»
«E cosa...?»
«Non mi piaci, okay?»
Lei mi guarda con un'espressione confusa.
«So che ci siamo baciati ma, non significa che tu mi piaccia o sono interessata a te.» mi lascio sfuggire una piccola risatina. «Non vorrei farti pensare cose tipo: "Oh mio Dio, gli piaccio!", stai proprio fuori strada.»
«E questo che c'entra?»
«Ah... non era quello che mi volevi dire?»
«Assolutamente no.»
«Ah, meglio. Puoi proseguire.»
Sospira.
«Stavo dicendo che il motivo per cui mi sono avvicinata a te è delicato e personale. Parto col dire che non è stata una scelta mia, sono stata obbligata.»
"Questa cosa mi sta facendo preoccupare."
«Voglio dirtelo perché mi sembra inutile continuare a mentirti su di me o sulla mia famiglia...»
«Che... che stai cercando di dirmi...?»
«Adesso ci arrivo, tranquillo.»
Come finisce la frase il suo telefono inizia a squillare. Sbuffa e lo afferra seccata.
«Chi cavolo è...?»
Sblocca il telefono e come vede lo schermo sbianca.
«Ehi... cos'è quella faccia?»
Si morde il labbro rimanendo in silenzio.
«È successo qualcosa a tua madre o a tuo padre?»
Fa cenno di "no" col capo.
«Allora cosa è successo? Parlami.»
Scendo dalla sedia per mettermi in ginocchio di fronte alle sue gambe. Sta tremando, di nuovo.
"Che ci sia qualcuno che la ricatta?"
«C'è qualcuno che ti da fastidio? Qualcuno che ti ricatta?»
Lei alza lo sguardo guardandomi con occhi spaventati a morte.
"Bingo."
«Dimmi chi è che ti ricatta e ci penso io.»
«Non posso..-»
«Perché?»
«Se ne parlo con qualcuno fa qualcosa di terribile... non posso dirti altro...»
«Non accadrà nulla a te o ai tuoi genitori e non lo dirò al professore o ad All Might, te lo prometto. Ora dimmi chi ti sta ricattando.»
«Non posso Kacchan...»
"Dio, sta piangendo..."
«La posta in gioco è troppo alta, non posso fare altro che dargli ascolto.»
«Giuro su tutto quello che vuoi che finirà presto, devi solo dirmi il nome.»
Prendo una sua mano accarezzandola col pollice.
"Poi le vado a dire che non mi piace... molto coerente..."
«Vorrei tanto dirlo ma mi ha sgamata. Non posso espormi più di così... mi dispiace tanto.»
Mi da un bacio veloce sulla guancia ed esce dalla mia stanza in lacrime.
«Aspetta-...»
Cerco di fermarla afferrandole il polso ma non riesco a la lascio scappare.

Mi metto entrambe le mani tra i capelli.

«Cazzo... è in una situazione peggiore di quanto pensassi...» mormoro preoccupato. «Chi può farle una roba del genere...?»

Mi avvicino al portatile e mi metto a fare delle ricerche.
"Non è che sono quattro gatti i villain ancora in circolazione, eh..." sospiro scrollando varia schede di Google. "Potrebbe essere chiunque, incluso qualcuno che non è schedato. Chissà da quanto è costretta a tenere per sé un segreto del genere e chissà come sta col pensiero di dover proteggere entrambe i genitori. Ed io che la stuzzico di continuo... ho anche pensato che lei fosse innamorata di me..." mi sbatto la mano sulla fronte. "Sono proprio un coglione! Sono vari villain schedati per violenza domestica e uso di ostaggi contro le proprie vittime ma non posso andare da ognuno e fracassarlo di botte fino a che non confessa... o sì?" alzo un sopracciglio. "Non è una brutta idea, certo, ci metterò un po' prima che trovi quello giusto ma meglio andare sul sicuro, no?" scrollo le spalle. "E se ci fosse dentro la Lega dei Villain?" a quel pensiero rabbrividisco.
Mi affretto a cercare qualche informazione su di loro.

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