9. Qualcosa sta cambiando

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Era passato un mese, un mese intero da quando Itachi l'aveva portata via, in cerca della verità, della sua identità, in cerca di suo padre, anche se, in realtà, sapeva benissimo, dentro al suo cuore, che non l'avrebbe trovato mai

e allora che ci faccio qui?

Luna non faceva altro che porsi questa domanda in loop, come fosse in un girone infernale e quella fosse la sua pena del contrappasso, non riusciva a darsi pace. Si torturava la mente e il cuore e, nonostante sapesse che non avrebbe portata nulla, era come se occuparsi del problema la facesse sentire utile, quando di utile non aveva proprio niente.
Così si trovò distesa, sul suo letto, era tardi, anche quel giorno lei ed Itachi si erano allenati fino a notte inoltrata, sapendo già, a malincuore, che la mattina seguente, appena sveglia, non l'avrebbe trovato. Infatti ogni santissimo giorno lui andava in missione la mattina, con un certo partner di nome Kisame con cui faceva squadra, per cui, di routine, la mattina non si vedevano. Luna quindi la mattina appena sveglia faceva colazione e studiava un po', Itachi le aveva dato altro materiale, altri rompicapi, altri doveri, altre preoccupazioni, altro lavoro, meno tempo per pensare. Si sentiva soffocare. Dopo aver studiato preparava il pranzo da sola aspettando Itachi e poi, subito dopo pranzo, si allenavano tutto il pomeriggio, poi, dopo una breve cena, ripartivano, fino a tarda sera e, infine, stremati, andavano a letto.
In quel momento era proprio lì, sul suo letto, assorta nei suoi pensieri, girò lentamente il capo verso sinistra e posò gli occhi sul moro: era disteso sul suo letto, supino, guardava il soffitto, aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Faceva sempre così, non si addormentava mai prima di lei, Luna non lo aveva mai visto dormire, non accennava a chiudere occhio finché non si addormentava lei. Itachi era sempre vigile, anche la notte, infatti in quel preciso istante la sua mano destra era ben salda sulla katana, pronto a colpire chiunque gli si avvicinasse.
La ragazza non potè far a meno di pensare a quanto il loro rapporto migliorasse di giorno in giorno, le aveva insegnato tante cose (tra cui a cucinare), l'aveva anche portata a visitare luoghi bellissimi, sconosciuti ed affascinanti. Era entrata in contatto, seppur nascondendo la sua identità, con la gente di Konoha: molta di quella gente era costretta a vivere in modo miserabile, alcuni di loro continuavano a portare in alto dei valori bellissimi e continuavano a dare amore e fiducia, ad essere buoni e non si perdevano mai d'animo, altri invece si erano fatti abbindolare dal male, stanchi di essere presi a pesci in faccia dalla vita. Non riusciva a biasimarli, ma per lei i migliori continuavano a rimanere coloro che continuavano a lottare senza perdere la speranza, quelli le erano rimasti nel cuore, per davvero.
La cosa che più le dava fastidio però era che nonostante lei e il moro avessero vissuto tutte queste avventure e avessero instaurato un bel rapporto, lui continuava ad essere chiuso, c'erano tante cose che lei non sapeva di lui e, probabilmente, non le avrebbe mai sapute. Era fatto così, inizialmente la bionda si arrabbiava moltissimo a causa di ciò, ma poi, col passare dei giorni, imparò a convivere con questo suo atteggiamento apatico poiché, in realtà, lei sapeva quanto lui avesse un cuore d'oro.
"Perché non stai dormendo?" A risvegliarla dai suoi pensieri fu proprio lui che, sentendosi osservato, decise di interrompere il monologo interiore della bionda che, dal canto suo, pensò velocemente ad una risposta plausibile, in modo da non rendere evidente il suo stato d'animo
"Non riesco" Rispose di rimando
"Come mai?" Lui non la guardava, continuava a guardare quel dannatissimo soffitto, lo trovava alquanto fastidioso
"Potrei farti la stessa domanda" Con lui era sempre così, faceva solo domande e non le dava mai delle risposte e lei, accorgendosene, rispondeva in maniera evasiva. Praticamente era un loop interminabile in cui, alla fine, nessuno dei due riusciva a sapere niente dell'altro
"Non riesco nemmeno io" Disse, poi si voltò verso la ragazza, la guardò negli occhi, era buio ma lei riusciva a vederli molto bene, neri circondati dal bianco della sclera che li faceva risaltare
"Probabilmente è per il freddo" Luna giustificò i loro stati d'animo dando la colpa al meteo, alle temperature tremendamente basse in quel periodo dell'anno
"Hai freddo?" Domandò lui con tono premuroso
"Sì, un po', ma è solo per i capelli, sono ancora bagnati, mi passerà" Lui si alzò dal letto dirigendosi verso l'armadio, frugò all'interno di esso per un paio di minuti, poi, con un'aria sconfitta, lo richiuse
"Mi dispiace, non ho altre coperte, dovevo comprarle ma mi è passato di mente, mi dispiace davvero" Le fece tenerezza, nel buio riuscì ad intravedere le sue guance arrossire, questo la fece ridacchiare
"Ma no, tranquillo, ti ho detto che non fa niente, già sento molto meno freddo" Lui si guardò intorno e, non curante delle parole della bionda, cercava insistentemente una soluzione, poi improvvisamente ebbe un lampo di genio, andò verso di lei e, dal nulla, le porse la mano, lei lo guardò confusa e alzò il busto dal materasso del suo letto.

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