21. Fuga

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Un fruscio, silenzioso, furtivo, provenne dalla finestra, avvertì la sua presenza nella stanza, Kakashi gli dava le spalle appoggiato al bancone della cucina del palazzo Hokage. Da un po' alloggiava lì per via degli allenamenti della Otsutsuki e, in quel momento, voleva semplicemente fare una colazione veloce per poi dirigersi al cimitero a fare visita a Rin e Obito, i suoi vecchi compagni di team
"E così sei tornato?" Disse Kakashi senza voltarsi, intento a prepararsi un caffè. Era mattina presto, prestissimo, le 4:30, e quel ragazzo, invece di starsene a dormire, pensava ad intrufolarsi in un villaggio in cui non rappresentava altro che un ricercato di grado S, accusato di genocidio ai danni della sua stessa famiglia, del suo stesso sangue.
Stranamente quella volta non aveva avvisato, non aveva mandato alcun falco per fare rapporto, tantomeno per chiedere ad Hiruzen di non lasciare guardie in giro per Konoha.
Il ragazzo non aveva risposto, Kakashi gli dava ancora le spalle intento a preparare un altro caffè
"Come hai fatto a passare?" Domandò ancora l'uomo dai capelli argentei voltandosi finalmente e guardando il ragazzo, Itachi Uchiha, dritto negli occhi; il moro sollevò un angolo della bocca
"Kakashi, penso di poter sopravvivere a qualche chunin sparso per il villaggio" Lo beffeggiò l'amico accettando la tazzina di caffè che l'Hatake gli aveva gentilmente preparato
"Lo prendi ancora amaro?" Domandò
"Lo prendo ancora amaro" Confermò l'Uchiha per poi sorseggiare un po' del caffè nella tazzina
"Che ci fai sveglio a quest'ora?" Itachi era furbo, stava cercando di evitare la domanda che fin da subito, di certo, Kakashi si era posto
"E tu che ci fai qui?" L'uomo, però, non era di certo uno sprovveduto, aveva capito a che gioco stesse giocando Itachi: fare il finto tonto per evitare le domande e sgattaiolare da Luna con qualche pretesto. L'Uchiha era perfettamente consapevole che Kakashi avrebbe capito tutto, come sempre, ma aveva voluto tentare
"Perspicace come sempre, Kakashi" Alzò il bicchierino in direzione dell'amico
"Touché" Pronunciò infine bevendone l'ultimo sorso per poi poggiarlo sul tavolo alle sue spalle
"Sei qui per lei?" Colpito e affondato.
"Nostalgia di casa" Sorrise appena guardando l'orizzonte fuori dalla finestra, non l'avrebbe mai detto ad alta voce, era già tanto che lo avesse ammesso a sé stesso; lei era una debolezza, un'enorme debolezza, l'unica in grado di potergli far fare un passo falso e, anche se lo nascondeva alla perfezione, questo aspetto di sé lo spaventava a morte come niente prima di quel momento
"Stavi andando al cimitero?" Uno pari. L'Hatake scosse la testa con un mezzo sorriso, nascosto dalla sua maschera

Sempre il solito: l'ultima parola deve essere la sua.

"Touché" Ripetè l'uomo dai capelli argentei volgendo anche lui lo sguardo all'orizzonte
"Come sta Sasuke?" Domandò Itachi tornando a guardarlo dritto negli occhi, quegli occhi penetranti che farebbero trasalire anche il più freddo dei killer
"Se la cava" Rispose sorridendo
"La vicinanza di Luna credo gli abbia fatto bene, si sente compreso da lei, sono entrambi soli" Itachi sorrise di cuore, per la prima volta dopo anni una buona notizia sulla salute del fratello
"Somiglia molto a Naruto in certi aspetti ma, se Naruto cerca di fargli sentire il calore di una famiglia, Luna lo bacchetta di continuo per come tratta le persone e per la sua sete di vendetta. Direi che a modo loro fanno filare tuo fratello" L'Uchiha era in parte preoccupato, non voleva che il desiderio di vendetta di Sasuke venisse compromesso
"Kakashi, devi impedire che Sasuke desista" Itachi aveva assunto un tono tetro, quella era la sua unica ragione di vita da 5 lunghissimi anni, lui non poteva permetterlo, non poteva permettere nemmeno a lei di mettere fine al lavoro di anni
"No" Disse semplicemente e l'amico lo guardò storto
"Sasuke deve prendere le sue scelte, e anche lasciar perdere è una sua scelta" Avvicinò la tazzina di caffè alle sue labbra e ne bevve un sorso
"Non puoi controllare la vita di tuo fratello" Kakashi teneva molto ai suoi allievi e teneva molto anche a Sasuke, gli ricordava sé stesso da piccolo, doveva essere salvato da quel tunnel, uccidere Itachi lo avrebbe fatto sprofondare nell'oblio, la vendetta consuma, non salva.
"Gli allenamenti di lei?" Domandò ancora il moro cambiando radicalmente discorso, non aveva alcuna voglia di stare a sentire la predica del suo vecchio amico, ci avrebbe pensato da sé, come sempre
"Procede benissimo, è forte e talentuosa, impara molto in fretta" Rispose il maestro
"Mi chiedo quando uscirà fuori..." L'Uchiha lo interruppe improvvisamente
"Allora ci hai pensato anche tu?" Lo guardò l'altro
"Sì, avrà sicuramente qualche abilità innata ma non ne conosco l'identità, né tantomeno come e quando si risvegli" Sospirarono all'unisono
"Non lo scopriremo mai fino a quando non accadrà, è già tanto che siamo riusciti a capire da dove venisse tutto quel potere" Intervenne l'Hatake
"Temo che quando accadrà non potrò aiutarla" Confessò il moro
"Nessuno potrà farlo, l'entità del suo potere è superiore anche a quella di Naruto con l'ennacoda" Rispose conciso Kakashi
"Lei ha bisogno di te, ma non di certo per il suo potere" Il moro alzò un sopracciglio, confuso dall'affermazione del suo amico
"Lei ama questo posto" Cominciò Kakashi spiegandosi meglio
"Ma io conosco il suo sguardo, a volte mi ricorda Rin, dopo quello che successe ad Obito" Itachi capì perfettamente cosa volesse intendere
"Lo sguardo di chi ha un vuoto dentro che aspetta solo di essere colmato" Riprese a dire l'Hatake
"Ma soltanto una persona può riempire quel vuoto" Si guardarono, non parlarono più ma i loro sguardi erano fin troppo eloquenti. Fu un attimo, Itachi sparì dalla stanza; Kakashi sospirò sorridendo sotto i baffi mentre si dirigeva fuori dal palazzo

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