capitolo 1 - arrivo traumatico

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caro diario,

oggi finalmente vado da mamma conoscerò i miei fratelli e non sarò più nelle grinfie della compagna di papà. papà se stai leggendo questo ti prego di perdonarmi per gli innumerevoli errori che ho fatto solo per salvarmi dalla tua compagna

11/09/2005.     Kokomi

Mi chiamo kokomi, sono una ragazza di 14, oggi dopo anni torno dai miei fratelli: ci siamo lasciati circa 10 anni fa quando ero solo una neonata, tutto quello che so di loro è stato raccontato da papà ma anche lui sa veramente poco. i nostri genitori sono separati perciò io non ho mai avuto l'opportunità di vedere la mamma, solo la compagna di mio padre che non la consideravo nemmeno una madre dato tutto quello che ho sopportato in sua presenza. Da che so ho 2 fratelli gemelli più grandi di me e sono praticamente opposti, spero di andarci d'accordo...
mi squilla il telefono: è papà
-tesoro tutto bene?-
mi disse con voce tremante, si preoccupa più di chiunque altro per me, infatti era anche abbastanza contrario a farmi andare da mamma, mi avrà chiamato almeno 20 volte se non di più
-si Papà sono qua all'areoporto, ora prenderò la navetta e parto per andare dalla mamma-
gli dissi spenta come sempre: ormai non esprimo nemmeno più emozioni per autodifendermi, avrei paura che qualcun altro mi ferisca usando la mia sensibilità, esatto perché anche se non sembra a primo impatto, sono una persona molto sensibile e mi preoccupo per tutti quelli che mi stanno attorno
-appena arrivi almeno mandami un messaggio-
mi disse di nuovo con voce tremolante, sospirai
-certo non ti preoccupare-
e riattaccai senza aspettare una sua risposta, non per cattiveria ma ero in fila per il biglietto della navetta e non potevo aspettare.
dopo averlo preso mi avviai alla fermata che stava appena fuori dall'areoporto e dopo appena mezz'ora arrivò la navetta.
nel mentre che stavo dentro guardai se potevi trovare i miei fratelli su qualche social digitai il mio cognome più e più volte ma risultavano sempre persone a me sconosciute, ho visto i miei fratelli in foto quindi so come sono fatti anche se erano neonati e tutte le persone che ho visto non ci somigliavano per niente. Misi via il telefono e guardai fuori dalla finestra della navetta, ero ancora abbastanza lontana dalla mia fermata. Guardai la tabella di marcia: mancavano ancora 4 fermate cioè circa altri 20 minuti. Avrei potuto dormire ma ho la fobia che poi non mi sveglio in tempo per la mia fermata, sull'aereo non ho potuto dormire per colpa di una madre con un bimbo piccolo di fianco a me che continuava a piangere, credo che sta notte dormirò come un sasso.
Mi sono anche iscritta alla stessa scuola dei miei fratelli, andrò in 3 media, non conosco nessuno della mia futura classe spero solo che siano buoni con me, mi sono già subita 10 anni di inferno da quella vipera della compagna di mio padre.
arrivai alla fermata prestabilita che era praticamente davanti alla porta della casa di mamma, esitai a suonare il campanello pensando di aver sbagliato casa, se lo avessi fatto sarei stata obbligata a chiamarla e la cosa mi avrebbe messo a disagio visto che non ho mai avuto una conversazione con lei. sentì il cancelletto aprirsi senza che io abbia fatto nulla
-sali pure kokomi-
mi disse una voce un po'roca che proveniva dal citofono. suppongo che mamma mi abbia visto prima che potessi suonare. aprì il cancelletto che con molta calma mi avviai alla porta di casa. la vidi spalancarsi con una donna dai capelli blu in lacrime
-sei tornata a casa finalmente, figlia mia-
disse le ultime parole con una voce molto bassa, appena finì la frase lasciai andare la valigia e le corsi in contro. ci stringemmo in un grande abbraccio
-sono...felice di essere qui, mamma-
dissi con tono freddo, nonostante ciò anche io ero in lacrime come lei. dopo essersi soffiata il naso e essersi asciugata le lacrime mi prese la valigia che era rimasta a metà vialetto
-vai dentro, i tuoi fratelli ti stanno aspettando-
mi disse con voce calma e con volto solare e sorridente, mi ero completamente dimenticata dei miei fratelli. esitai a spalancare la porta e anche sta volta loro mi precedettero: uno dei due con i capelli arancioni mi venì in contro gasato anche lui abbracciandomi. arrossì per un momento non avendo mai avuto contatti con ragazzi che non erano coloro che facevano le pulizie nella villa di papà
-ciao sorellina-
mi disse con voce felice e gasata ma che poteva anche risultare inquietante alle orecchie di qualcun'altro. guardai alla porta e c'era il secondo mio fratello, aveva i capelli blu come la mamma e uno sguardo corrucciato
-non ti preoccupare il fratellino non ti farà del male-
mi disse mio fratello mentre ancora mi abbracciava e mi accarezzava la testa
-ha sempre quell'espressione, ma ti posso assicurare che è di buon cuore-
dopo queste rassicurazioni fui più tranquilla perciò gli andai in contro anche se un po'titubante
-piacere fratellone, io sono la tua sorellina più piccola-
allungai la mano sperando me la stringa
-lo so bene chi sei, non c'è bisogno che sia tu a dirmelo-
mi disse con voce roca e bassa. non sembra molto una persona di buon cuore da come parla...non andai oltre con le parole per evitare conflitti ed entrai in casa seguita da mamma e i fratelli
- la tua camera è di fianco a quella dei tuoi fratelli, se hai bisogno di qualcosa basta chiedere e se vuoi uscire avverti-
mi disse mamma subito dopo aver appoggiato la mia valigia
- dopo dovrei andare a scuola per completare la mia iscrizione-
dissi a voce molto bassa che si sentiva appena
- certo tesoro, magari puoi farti accompagnare da Naoya-
disse indicando il mio fratello più grande. io annui con la testa e presi la mia valigia per poi avviarmi verso camera mia
-effettivamente è meglio se qualcuno ti accompagni a scuola-
disse naoya mentre mi indicava la mia stanza
- c'è brutta gente in quella scuola, è meglio che qualcuno ti protegga-
girai lo sguardo verso di lui e notai che aveva un'espressione seria al contrario di prima che era sempre sorridente
- se dici così va bene, tanto a me non cambiava nulla-
arrivai alla mia camera appoggiai la valigia sul letto e spalancai l'armadio che già presentava dei vestiti al suo interno
-ah già la mamma ha comprato dei vestiti sapendo che saresti venuta-
li guardai uno per uno e notai che erano tutti della mia taglia, chi più e chi meno, c'erano anche 2 paia di scarpe e delle pantofole
- ringraziala da parte mia-
dissi continuando a vedere che tipo di capi c'erano in quel armadio
-va bene, nel fra tempo ti aspetto di la per andare verso la scuola-
annui senza dire nulla, dopo ciò se ne andò chiudendo la porta della camera. mi buttai di peso sul letto, guardai il telefono: nessun messaggio e nessuna chiamata persa, strano da papà, di solito mi chiama spesso. guardai la via della mia nuova scuola ma non presentava nulla di strano, non capisco perché naoya dice che c'è brutta gente, non ci pensai molto dato che fosse normale che fosse più esperto di me.
finì di mettere tutti i miei vestiti dentro l'armadio perciò uscì dalla camera e mi avviai nel salotto dove c'era nahoya che mi aspettava
-eccoti finalmente-
mi disse appoggiato alla porta
-mamma noi andiamo torneremo per cena-
-va bene a dopo-
e uscimmo da casa. il cammino era molto silenzioso finché naoya non lo ruppe
-il fratellino si chiama souta, e come ho già detto ha buon cuore anche se non lo da a vedere
non lo guardai in faccia mentre disse la frase
-me l'hai già detto l'ultima frase, non c'è bisogno che lo ripeti
-te l'ho detto perché ti ho visto spaventata-
ha notato il mio lato sensibile per caso? questo non è affatto un buon segno
- ti aiuterò a prendere confidenza con lui infondo siamo fratelli-
disse mettendomi un braccio intorno al collo. questa sua confidenza non mi piace molto anche se mi fa veramente piacere che ci tenga a tanto a me. il viaggio prosegui con lui che continuava a farmi domande su domande e io che rispondevo a monosillabi per via della mia timidezza, nahoya in confronto a me è molto più aperto e non ha problemi a esprimere le proprie emozioni...vorrei essere come lui.
arrivammo al giardino della scuola
-aspetta qui, io entro e chiedo alla segreteria-
io annui senza dir niente mentre lui entrava mi sedetti sul bordo delle aiuole. Sentivo dei passi venire verso di me e arrivò un ragazzo molto robusto e alto
-tu che ci fai qui? la scuola è finita da un pezzo-
sentì la sua voce, era molto bassa e quasi roca, non sembrava per niente un ragazzo delle medie. Dopo averlo guardato per un millisecondo il mio sguardo puntava di nuovo sul telefono, lo sentì avvicinare
- è da maleducati non rispondere alle domande, sai signorina?-
il ragazzone era praticamente davanti a me, ma ero convinta che se lo avessi ignorato se ne sarebbe andato da solo, non volevo aver a che fare con nessuno prima del mio primo giorno di scuola.
-ehy, sto incominciando a innervosirmi-
-...-
neanche il tempo di alzare lo sguardo che lui mi prese per il capelli facendomi alzare un piedi. Il cellulare mi cadde dalle mani
-ora ti decidi a parlare?-
la mia faccia era un misto tra spaventata e schifata, ma non parlai lo stesso, non perché non volevo, ma la paura me lo impediva
-ancora non vuoi parlare?-
e mi diede un pugno fortissimo sulla mandibola
-voi ragazze non vi capirò mai-
speravo che avesse intenzione di liberarmi, ma tutto al contrario mi iniziò a strappare i bottoni della camicia
-lasciami in pace-
dissi quasi in lacrime cercando di fermarlo nei suoi intenti poco puliti prendendolo per i polsi, lui era ovviamente più forte di me e mi prese le mani mettendole dietro la schiena
-tu dovevi parlare quando ne avevi l'occasione e forse ti avrei lasciato in pace con da subito-
mi disse molto vicino al mio viso, mentre ancora mi rompeva i bottoni della camicia. D'un tratto vidi qualcosa volare e colpire la sua mano
- NON HAI SENTITO QUELLO CHE HA DETTO , LASCIALA IN PACE!-
mi girai e vidi 4 ragazzini di più o meno la mia età che venivano verso di noi con la faccia corrucciata
-e sarete voi 4 marmocchi a impedirmelo?-
disse il ragazzone con la risata in bocca
- vedi per caso qualcun altro qui che potrebbe farlo?-
disse uno dei 4 avvicinandosi pericolosamente al ragazzo, aveva i capelli riccioli rossi, tenuti ai lati da delle forcine. a quel punto il ragazzone si mise a ridere
-voi non sareste in grado nemmeno di stendere un gatto-
dopo questa frase il ricciolino gli diede un pugno fortissimo alla mascella che gli fece perdere la presa che teneva ferme le mie mani. Senza pensarci 2 volte andai dietro al ragazzo ricciolino impaurita con la mia camicia aperta su cui si intravedeva il reggiseno
-certo che hai del coraggio, lo ammetto-
disse il ragazzone riprendendosi dal colpo subito
-mai non hai abbastanza forza per stendermi-
disse prendendolo per la testa. gli altri 3 ragazzi si misero davanti a me per proteggermi, io non dissi niente anche se dentro di me avrei voluto dire di lasciar stare, che si sarebbero fatti solo del male, ma infondo sapevo che non mi avrebbero ascoltato
- pensate che una manciata di mosche sia in grado di atterrare uno come me ?-
disse ridendosela di gusto
-forse non ne siamo capaci, ma non possiamo sopportare che qualcuno mette le mani su una donna senza il suo consenso-
disse uno dei 3 con tono convinto. quelle parole mi lasciarono veramente senza fiato, non potevo credere che questi ragazzi, senza avermi mai visto mi vogliano proteggere perché sono contro la violenza sulle donne, ci vorrebbero più persone così in questo mondo...
-credete che delle belle parole bastino per farmi arrendere?-
disse buttando a terra il ricciolino dai capelli rossi
-AKKUN!-
urlò uno dei tre. mi avvicinai al ragazzo, che ho capito si chiama akkun e gli porsi una mano
-che fai? tu vai non capisci cosa ti vuole fare questo ragazzo?-
mi disse sfinito. lo so bene cosa mi vuole fare ma sono troppo sensibile per lasciarvi indietro
-che succede qui?-
era tornato nahoya
-e tu chi sei? hai un volto familiare-
disse il ragazzone a mio fratello
-io ormai faccio la prima liceo, però l'anno scorso venivo qui-
mio fratello iniziò a scrocchiarsi le mani mentre si avvicinava al ragazzone
-e il tuo è stato un grandissimo errore metterti contro la mia sorellina-
dopo di ché gli tirò un pugno fortissimo alla mandibola stendendolo
-la prossima volta ci penserai due volte prima di attaccar briga con mia sorella -
dopo aver detto questa frase si girò verso di me mentre stavo ancora aiutando il presunto akkun
-stai bene?-
mi chiese nahoya venendomi vicino, io annui con la testa, ci fu un momento di silenzio e poi mio fratello parlò
-si solito non è da me dirlo, ma vi ringrazio per aver protetto mia sorella-
-si figuri lo abbiamo fatto senza pensarci due volte-
disse akkun fiero di se a mio fratello
-ora è meglio andare-
e si incamminò fuori dal cortile scolastico, io prima di andare salutai con la mano i ragazzi e loro fecero a loro volta. arrivai a casa stremata e accaldata solo perché nahoya non ne voleva sapere di levarsi da me, continuava a tenermi chiusa la camicia quando ero capace anche io di farlo.
Arrivata mi buttai di peso sul mio letto, scrivendo una pagina sul mio diario di quello che era successo oggi per poi affondare la faccia nel cuscino e sperare di dimenticare ciò che era successo oggi

Tokyo Revengers - La sorella dimenticataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora