chapter 8

505 56 8
                                    

Erano passati pochi giorni dalla loro maratona di drama sugli angeli. Jungkook aveva continuato a fargli visita anche i pomeriggi successivi tenendogli compagnia mentre lui dipingeva. Taehyung stava riuscendo, piano piano, ad aprirsi sempre un po' di più, e se anche non era ancora arrivato al punto di riuscire ad aprire una conversazione, non si limitava più a gesti per rispondere a Jungkook, ma riusciva a rispondergli con la voce. L'angelo sentiva che finalmente, il suo piccolo pittore stava iniziando a fidarsi di lui e così, quel giorno, gli chiese di uscire con lui e con quel suo strano amico.

Taehyung si stava preparando dopo essersi lavato con acqua bollente. L'acqua calda lo faceva rilassare e, anche se sapeva che Jungkook sarebbe stato lì con lui per tutto il tempo, si sentiva ansioso. Gli faceva paura l'idea di dover conoscere una persona nuova, e aveva il terrore che gli venisse un attacco di panico, oppure di non riuscire a sembrare normale come loro. Non voleva fare la figura dello scemo con 'problemi mentali' e non voleva neanche deludere Jungkook. La verità era che non aveva acconsentito ad uscire per conoscere quel ragazzo di cui Jungkook gli parlava spesso. Taehyung sapeva molto bene che la verità era tutt'altra. Voleva stare con Jungkook. Voleva sentirsi un'altra volta normale, e quel ragazzo dai capelli scuri riusciva sempre a farlo sentire così. Riusciva sempre a capirlo e non l'aveva mai giudicato anzi, a volte sembrava proprio che non capisse o che non vedesse la differenza tra lui e gli altri, e anche se, magari, stava mentendo per non ferirlo, Taehyung gli era davvero grato.

Uscì di casa a piedi quella sera. Il posto che Jungkook gli aveva scritto per messaggio non era poi così lontano, ed a Taehyung piaceva camminare per le strade tranquille di Daegu di notte.

Le stelle erano ben visibili quella sera e Taehyung sorrise al ricordo del quadro che aveva comprato Jungkook. Quando era andato a casa sua lo aveva notato appeso in soggiorno, ma aveva preferito non dire nulla. "I quadri sono fatti per essere ammirati, non servono le parole" Questa era la frase che fino all'età di sedici anni si ripeteva nella sua mente. Era una frase che gli era stata detta quando ancora era nella casa famiglia in cui aveva passato tutta la sua infanzia ed adolescenza. Gliel'aveva detta l'unica persona che teneva davvero a lui, un'infermiera anziana, che passava quasi tutte le sue giornate a cercare di dare ancora un senso alla vita di un piccolo Taehyung depresso. Taehyung a quell'epoca non parlava. Non diceva neanche una parola. Il trauma dei suoi genitori e del bullismo che doveva subire aveva aggravato ancora di più sul suo disturbo. Aveva smesso di parlare quando, dopo pochi mesi, aveva capito che i suoi genitori non sarebbero mai tornati a riprenderlo. Taehyung all'età di otto anni si era chiuso in se stesso e aveva smesso di parlare con chiunque. 

Quell'infermiera, invece, non si era mai arresa al suo silenzio, così quando Taehyung aveva dodici anni, la dolce anziana gli aveva messo in mano un pennello e lo aveva guardato con comprensione ed estrema dolcezza. "Dipingi" gli aveva sussurrato all'orecchio, "libera quello che senti, usalo come metodo di comunicazione." E Taehyung così aveva fatto. Grazie a lei, Taehyung era diventato un pittore, era tutto grazie a quella gentile signora, e dopo qualche anno, sempre grazie a lei, aveva anche ripreso a parlare: lui era diventato quello che voleva essere, una persona che parlava usando l'arte e non la voce.

Taehyung era arrivato davanti al piccolo locale dove Jungkook gli aveva dato appuntamento. Le sue gambe tremavano, sentiva il sudore colargli dietro al collo. Sapeva di star per avere un attacco di panico quindi si tolse gli occhiali e guardò il cielo, cercando di calmarsi. Prese una grossa boccata d'aria. I polmoni si riempivano sempre di più e Taehyung espirò buttando tutta quell'aria fuori. Doveva farlo il più lentamente possibile per far sì che anche i battiti del suo cuore tornassero normali.

Una mano si appoggiò sulla sua spalla facendolo spaventare. "Taehyung" Jungkook era davanti a lui e lo guardava con aria preoccupata. "Taehyung, ehi va tutto bene?" Il pittore tremava ancora, ma questa volta non era solo il panico. Il suo cuore aveva riiniziato a battere velocemente e sentiva le gambe molli, quasi fossero fatte di gelatina. 

╰☆☆ Last Mission╰☆☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora