chapter 10

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Jungkook aveva suonato il campanello di casa di Taehyung quasi freneticamente. Aveva il cuore che martellava impazzito nella cassa toracica e sentiva la testa leggera per il troppo ossigeno che stava inalando. Ansia. Così chiamavano gli umani la sensazione che stava provando in quel momento di attesa fuori dal portone del pittore.

Taehyung aprì la porta poco dopo e Jungkook notò subito che il corpo del più piccolo era in preda a spasmi. Stava tremando tantissimo e l'angelo non ci pensò due volte prima di toccarlo, di abbracciarlo forte come aveva fatto quando aveva convinto Taehyung a non buttarsi da quel ponte un mese prima. 

"Taehyung che ti è successo?" Si sentiva strano. Era come se anche lui percepisce tutto il dolore che il pittore stava sentendo in quel momento. "Ehi" si staccò dall'abbraccio per guardarlo meglio. "Oh piccolo.." Si accorse delle varie lacrime che stavano bagnando completamente quel viso dolce e leggermente paffuto. "Chi ti ha ridotto così?" Gli asciugò una lacrima e il pittore tremò ancora di più. Voleva toccarlo di più, voleva riempirlo di domande, ma sapeva benissimo che Taehyung sarebbe solo scappato da lui e da quella situazione, così restò in silenzio e portò il pittore a sedersi sul divano. Lo guardò con tutta la dolcezza e la compassione che un corpo umano poteva esternare e poi si prese il permesso di andare nella cucina e prendere dell'acqua al pittore. "Vuoi bere un po' Taehyung?" Gli porse il bicchiere di vetro e Taehyung, con la mano tremante e poco stabile, lo prese, bevendo un sorso mentre chiudeva gli occhi. "Va meglio?" Si sedette sul divano, dopo aver tolto il bicchiere dalla mano del padrone di casa, ma mantenne una certa distanza. Taehyung sembrava non volesse dire una parola.

Era come se fossero tornati agli inizi, quando Jungkook parlava e parlava, ma Taehyung rimaneva in silenzio con il capo chino. "Tae-" quel soprannome gli uscì quasi spontaneo, naturale. Non ci diede moto peso, ma il pittore alzò la testa e lo guardò con occhi grandi e arrossati. 

"C-come mi hai c-chiamato?" Jungkook alzò un sopracciglio e restò zitto. Aveva detto qualcosa di strano? Aish, perché non si ricordava le cose? La memoria non era inclusa nel pacchetto 'umano?' 

Taehyung tirò su con il naso e si tolse gli occhiali per asciugarsi gli occhi. "Mi-mi hai c-chiamato T-tae, non T-taehyung-" 

Jungkook sorrise e si avvicinò al suo corpo ancora tremante. "Ti dispiace?" 

Taehyung scosse la testa piano. "N-no mi p-piace" Si guardarono intensamente per secondi interi. Jungkook voleva abbracciarlo così forte e Taehyung, per la prima volta nella sua vita, aveva un disperato bisogno di quel contatto. Voleva sentire di nuovo lo strano calore che il corpo del moro riusciva a trasmettergli e aveva un'enorme necessità di capire il perché volesse un contatto fisico.

Lui aveva paura di essere toccato, lui aveva paura di abbracciare le persone, lui aveva paura di volere bene a qualcuno, ma Jungkook, ancora una volta gli ispirava fiducia. Era come se con quegli occhioni grandi e quel dolce sorriso, gli dicesse che di lui poteva davvero fidarsi, che poteva aprire il suo cuore, i suoi timori, che poteva essere se stesso.

Si guardano ancora prima che il pittore si rimettesse gli occhiali ed abbassasse la testa. "J-Jungkook?" 

L'angelo si morse il labbro e uscì dal suo stato di trance; quegli occhi lo avevano stregato. "Dimmi" Sentiva la gola secca e la saliva non ne voleva sapere di scendere. 

"Vo-vorrei raccontar-ti di m-me" Alzò lo sguardo e Jungkook poteva leggere la paura nei suoi occhi. "T-ti va?" 

L'angelo gli prese la mano e Taehyung sospirò. "Raccontami tutto quello che vuoi, io sono pronto ad ascoltarti piccolo grande pittore."

Taehyung, per qualche strano motivo, aveva chiesto a Jungkook se si potevano sedere sul tappeto. Jungkook, anche se ancora confuso, aveva acconsentito con un sorriso e si era seduto a terra cercando di non far sentire a disagio il pittore.

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