chapter 17

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Jungkook era riuscito a convincere tutta l'equipe medica sulle sue perfette condizioni di salute ed era stato dimesso.

Ci aveva messo la bellezza di due giorni, ma finalmente era riuscito a tornare a casa. Taehyung non si era fatto più sentire e non era più andato a trovarlo, ma l'angelo sapeva che doveva dare un po' più di tempo al ragazzo per elaborare cosa fosse davvero accaduto quella sera.

In compenso, Jungkook si ricordava tutto. Aveva temuto terribilmente per la vita del piccolo pittore ed aveva agito d'istinto. Ma gli angeli non sono impulsivi, gli angeli non dovrebbero cambiare il corso della vita di nessun essere umano, ma in quel momento, Jungkook aveva deciso di rischiare la propria vita da angelo e salvare quella di Taehyung. Perché? Perché era stata colpa sua se il pittore si era tagliato, era stata colpa sua se Taehyung si era innamorato di lui, ed era sempre stata colpa sua se Yoongi lo aveva ferito.

Jungkook si sentiva in debito con Taehyung e il bacio guaritore che non aveva mai dato a nessuno era stata la decisione che l'angelo aveva preso impulsivamente. La tua vita in paradiso o la sua sulla terra? Jungkook aveva scelto la seconda senza alcun dubbio.

Nel momento in cui aveva baciato le labbra morbide del pittore, Jungkook era caduto in un sonno profondo per volere del suo superiore.

Namjoon aveva chiamato la sua anima in paradiso facendo sembrare il suo corpo morto.

Se l'angelo chiudeva gli occhi, poteva ancora rivedere il suo superiore con le braccia incrociate al petto e lo sguardo serio e freddo. "Cosa hai fatto Jungkook?" Gli aveva detto. Anche per Namjoon quella era una amara sconfitta. Non era riuscito a salvare Jungkook da un terribile destino e l'angelo disobbediente non sembrava affatto dispiaciuto. 

"Ho dovuto salvarlo, mi dispiace Signore." Jungkook si era inchinato rimanendo con la sguardo fisso su quello che una volta era uno dei suoi migliori amici. La sua seconda possibilità si era frantumata come un vetro fragile che si schianta al suolo, ma l'angelo non avrebbe mai potuto lasciar morire così quel ragazzo giovane e problematico. Sapeva bene che era questione di pochi giorni prima che le sue ali iniziassero ad uscire, diventando nere. Sapeva di aver sprecato la sua seconda chance. Ma non gli importava più, in quel momento voleva solo che Taehyung capisse, che si ricordasse; voleva solo baciarlo un'ultima volta per sentire ancora quel calore e quella sensazione strana e piacevole che aveva provato quando stava cercando di salvare il ragazzo.

Si tolse la maglietta e rimase a petto nudo. Aveva caldo così andò a farsi una doccia prima di mettersi un pantalone largo per dormire. Era sera e l'angelo non sapeva quando avrebbe rivisto Taehyung. Voleva solo scusarsi e passare gli ultimi istanti con quel ragazzo senza più nascondersi. Voleva fargli vedere le sue ali ancora bianche e voleva tenerlo stretto tra le sue braccia.

Che maledizione è mai questa? Si chiese. Perché non riesco a non affezionarmi agli umani?

La ragazza che aveva salvato tempo fa era solo la sua protetta. Lui come primo compito aveva quello di essere un angelo custode e nessuno lo poteva vedere, ma anche in quel caso, Jungkook aveva infranto una delle poche regole che il paradiso dava. Aveva salvato la ragazza perché si era innamorato o meglio, infatuato. Da quando aveva conosciuto il pittore, e si era affezionato così tanto da sorridere solo se anche lui lo faceva, Jungkook aveva capito che quello che provava per quella ragazza era solo estremo affetto e non proprio amore. "Gli angeli non si innamorano," gli aveva detto Namjoon"ti sei solo affezionato, ma hai cambiato l'equilibrio della natura per una persona che non sa neanche della tua esistenza." E Jungkook lo sapeva di essere nel torto, ma le cose erano cambiate quando aveva visto Taehyung.

Taehyung lo poteva vedere, Taehyung lo poteva toccare, e Jungkook si era davvero innamorato di lui. Aveva pianto per lui e ogni volta che il pittore stava male, Jungkook sentiva il suo dolore, come se fossero una sola persona, come se fossero due pezzi complementari della stessa composizione, come se fosse l'unico essere vivente ad essere entrato nel suo cuore.

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