chapter 16

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Taehyung stava facendo avanti e indietro nel corridoio dell'ospedale.

Appena si era ripreso dallo shock iniziale, aveva cercato con le mani tremanti e sporche di sangue il suo telefono ed aveva chiamato l'ambulanza. Aveva pulito il più possibile il sangue sul pavimento, sulle sue braccia, e si era cambiato i vestiti, e quando avevano suonato il campanello, aveva corso il più velocemente possibile e aveva pregato i soccorritori di fare presto perché Jungkook non respirava e il suo cuore non batteva più. Era riuscito a scappare dalle mille domande dei medici grazie al suo viso traumatizzato, ma sapeva che prima o poi sarebbe arrivata anche la polizia, e a loro non poteva, di certo, sfuggire. Taehyung però in quel momento era terrorizzato. Aveva visto Jungkook cadere e non svegliarsi più, e il ricordo di lui che cercava di ascoltare il suo cuore in ogni modo senza successo, lo faceva ancor più disperare.

Jungkook era in una camera privata, che Taehyung si era offerto di pagare senza ripensamenti, da più di un'ora, e nessun medico o infermiere voleva dirgli cosa stesse succedendo lì dentro.

Il pittore aveva gli occhi rossi e gonfi per le lacrime ed anche se la sua mente gli suggeriva di capire cosa fosse realmente accaduto dopo quel contatto di labbra tra di loro, in quel momento non riusciva a pensare, voleva solo che Jungkook si svegliasse e che lo abbracciare forte, perché anche se era il moro in una stanza di ospedale, Taehyung aveva un gran bisogno di sentire ancora per una volta quelle forti e muscolose braccia attorno al suo piccolo corpo, aveva bisogno di quel calore quasi disumano che Jungkook era in grado di fargli provare.

"Signor Kim?" Una giovane infermiera lo richiamò avvicinandosi e porgendogli una mascherina. "Il ragazzo è sveglio e ha chiesto di lei." La ragazza sorrise e Taehyung alzò una mano tremante per prendere quel pezzo di carta che doveva mettere davanti alla bocca. 

"È s-sveglio?" La vide annuire e, improvvisamente, quel grosso macigno che aveva sul petto scomparve. 

"Le chiedo solo di non toccarlo, non sappiamo ancora cosa gli sia successo e il ragazzo non ne vuole parlare." Gli Indicò la stanza con un gesto della mano. "Magari con lei si sentirà più a suo agio." Lo lasciò solo davanti alla porta e con titubanza il pittore spinse la maniglia, aprendola.

L'odore del disinfettante era pungente e quasi fastidioso, e la stanza aveva le mura turchesi e il pavimento piastrellato di un colore grigiastro. 

"Taehyung" 

Cercò con lo sguardo il moro e quando lo vide il labbro gli tremò. "J-Jungkook" La voce gli uscì spezzata e bassa. "Dio m-ma che t-ti è succes-so" 

Si avvicinò al ragazzo e lo vide sorridente e tranquillo, sembrava che si fosse appena svegliato da una dormita rigenerante. "Sto bene, non ti devi preoccupare." 

Gli fece segno di sedersi ma Taehyung scosse la testa. "N-non posso toc-carti me lo han-no v-vietato." Jungkook gli guardò le braccia e il pittore seguì quello sguardo. "Jungkook?" L'angelo lo guardò, notando quanto fosse visibilmente preoccupato e distrutto il pittore. "Cos-cosa è suc-cesso?" 

Jungkook si alzò con la schiena e gli sorrise leggermente. "Siediti Taehyung e stai tranquillo, puoi toccarmi, non mi succederà nulla." 

Il pittore, titubante, gli prese la mano che Jungkook gli stava porgendo e si sedette di fronte a lui. "Io-io n-non capisco-" Stava davvero cercando di comprendere come fosse possibile che Jungkook fosse sveglio e tranquillo dopo che il suo cuore si era fermato per così tanto tempo, ma non riusciva a trovare nessuna idea convincente. 

"Lo so Taehyung che non stai capendo e che sei confuso, ma ti prometto che se tu mi ascolterai senza scappare subito, io ti racconterò tutto." Scappare? Perché avrebbe dovuto scappare? Era ancora più confuso di prima e il suo stato di shock per il trauma non era ancora del tutto svanito; sentiva di poter svenire da un momento all'altro. 

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