일곱

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Jeongin era stato chiamato da Felix pochi minuti prima, aveva il fiato corto, stava correndo. L'aveva chiamato con la ricetrasmittente, ne era rimasto stupito: raramente qualcuno le utilizzava, se non in missione ed ancora più raramente Felix faceva affidamento su di lui quando aveva un problema.
Rispose alla chiamata, ponendo fine all'allarme ripetitivo.
Han e Hwang erano nel mezzo dell'ennesima lite, Felix avrebbe trascinato Jisung con sé, quindi a lui sarebbe toccato fermare la furia di Hyunjin.
Corse dove gli era stato indicato, sbuffava. Sebbene fosse lui stesso il più giovane della squadra, quel duo sembrava impegnarsi strenuamente per risultare il più infantile possibile.
Raggiunse il corridoio indicatogli, vide Felix già impegnato nell'immobilizzare Jisung. Gli andò incontro. Prese i polsi di Hyunjin, evitando che ne approfittasse per colpire Han, ormai innocuo.
I due continuarono ad urlarsi contro anche mentre venivano trascinati in direzioni opposte. Felix portò Jisung da Chan, sperava sarebbe stato in grado di farlo ragionare. Jeongin, con più fatica, spinse Hyunjin fino al laboratorio di Seungmin.

Inizialmente era stato progettato per fungere da laboratorio chimico, per premettere a Kim di sviluppare nuove armi e tecnologie. Poi si era evoluto, espandendosi in una seconda sezione: un'infermeria.
Con il crescendo delle tensioni tra il centro di comando e le squadre operative, la scelta migliore fu diminuire la fiducia nei medici inviati da Jyp. Seungmin si era preso carico anche di questo compito, d'altronde, avendo conosciuto le tre linee temporali era il più qualificato per tale compito.
Coloro che giungevano dal passato erano i più deboli, se si trattava di sostenere tecnologie legate al proprio corpo, al contrario i provenienti dal futuro avevano questa caratteristica scritta nel DNA.
Riguardo gli abitanti del presente, erano una fase intermedia dello sviluppo genetico; non tutte le tecnologie erano compatibili, solitamente le più complesse venivano rigettate dal corpo, il rischio di provocarne la morte era elevato.
Ora lui era come loro, nonostante fosse nato nel futuro.

Non sopportava vivere come misero sopravvissuto, lottare ogni giorno per poter vedere quello successivo. Decise di porre un freno alla distruzione, tendere una mano.
Organizzò dapprima una piccola associazione, per non dare nell'occhio, con pochi collaboratori fidati.
Pochi mesi dopo, quando ormai il suo progetto non era più un segreto, conobbe Chan. Lui era a capo di un gruppo di ragazzini abbandonati dalla vita in quell'inferno, al suo fianco era sempre presente un ragazzino più giovane, Felix.
Capì presto che la relazione tra i due ragazzi era disperata, col tempo Felix stesso si fidò a sufficienza per raccontargli il suo passato. Non aveva mai conosciuto i suoi genitori, un fenomeno diffuso e ormai normale in quell'epoca, orfano dalle sue prime memorie.
Era stato cresciuto da bambini e ragazzi nelle sue stesse condizioni, gruppi di randagi.
Fu proprio il giorno in cui la sua piccola famiglia venne uccisa che incontrò Chan. Si sentiva terribilmente in colpa perché possedeva un dono e i suoi cari amici no, l'avevano pagato con la vita questa mancanza.
Quel giorno i cacciatori giunsero preparati, c'era stata una fuga di notizie e il nascondiglio era stato circondato. Non ci fu un solo sopravvissuto, il massacro finì ancor prima che potessero accorgersi del pericolo.
Felix, piccolo per la sua età, era rimasto nascosto tutto il tempo tra le macerie di quella che aveva iniziato a chiamare casa.
Solo in seguito Chan gli rivelò perché non l'avessero trovato, era un dono che in pochi possedevano "Sono sollevato di incontrare finalmente qualcuno come me" gli disse. Aveva nove anni quando si incontrarono, Chan dodici, era forte e responsabile per la sua età. Non era permesso crescere con calma se si voleva vivere.
Diventarono inseparabili, decisero di usare la loro abilità a vantaggio degli altri randagi. Potevano celare la loro presenza.
Così la taglia sulla loro testa crebbe giorno dopo giorno, esponenzialmente. Rimasero l'uno la protezione dell'altro, fino al giorno in cui Chan non fu portato nel presente.
Seungmin l'aveva ordinato, appena anche Felix avesse compiuto vent'anni sarebbe stato prelevato. Chan lo pregò che quel compito fosse affidato a lui.
Negli anni in cui erano stati separati molte cose erano successe. Il progetto di Seungmin gli era costato la vita, la struttura era stata assediata e distrutta e gli occupatori avevano liberato dalle loro vite ogni anima presente. Seungmin non era stato risparmiato. La popolazione del futuro era ricaduta nella disperazione, Felix con loro.
Il progetto di Seungmin, però, non era limitato a quella linea temporale. Grazie agli innumerevoli viaggi tra le linee temporali era riuscito a spostare la sua esistenza nel presente, distruggendo il suo corpo nel futuro non l'avrebbero ucciso, solamente reciso la sua connessione con quell'epoca.
La motivazione dietro la sua morte, tuttavia, era più profonda e riservata: custodiva la causa della guerra.

Jeongin si chiuse la porta alle spalle sospirando, quei ragazzi erano ingestibili nonostante l'età.
Hyunjin era rigido in piedi a lato della porta, teneva lo sguardo basso fissando le dita ferite e gli abiti stropicciati.
«Siediti,» Seungmin parlò, senza distogliere l'attenzione dalle provette che stava analizzando. «suppongo che ti dolgano tutte quelle ferite.» non aveva un tono amichevole, l'accusa sostituiva lo scherno.
Hyunjin raggiunse la sedia che gli stava indicando, un semplice sgabello da laboratorio. Comodo per le ridotte dimensioni, dato che non intralciava i frequenti spostamenti di Seungmin. Era infatti sua abitudine seguire i suoi ragionamenti, inseguire le sue idee, mentre camminava o maneggiava strumenti e campioni.
Infastidito dai flebili lamenti di dolore, che Hyunjin faceva inconsapevolmente, spostò gli strumenti che stava utilizzando, per fare spazio a garze e disinfettanti da appoggiare sul tavolo.
«Dovevi spingerti a tanto?» chiese mentre era intento a rimuovere il sangue seccatosi sulla sua pelle. Non ricevette una risposta.
Controllò se avesse qualcosa di rotto, non appena sfiorò il naso Hyunjin si ritrasse contraendo i muscoli. Sospirò: era rotto, Jisung doveva essere stato istigato oltre il suo limite.
Disinfettò le ferite sul volto, Hyunjin si ritrasse con un lamento di fastidio quando tamponò il labbro spaccato. Fece una smorfia che Seungmin ritenne davvero adorabile, sebbene la situazione.
Si ricompose «Perché hai fatto tutto ciò?» domandò insistendo, mentre disinfettava i tagli sulla mandibola dovuti ai pugni e le abrasioni sul collo causate dallo sfregamento della stoffa quando Han lo strattonava.
«Lo sai bene.» mormorò con voce infantile. Sollevò la camicia ad un cenno di Seungmin «Hai ragione: lo so, ma continuo a non capire.» versò altro disinfettante sul dischetto di cotone; lo passò su un graffio più profondo degli altri, probabilmente aveva urtato qualcosa, dalla posizione dedusse che poteva trattarsi della maniglia di una porta. Hyunjin strinse i denti, sibilando dal dolore.
«È davvero necessario?» non riusciva a capire tutto quell'odio.
Si allontanò per sistemare le garze inutilizzate, ne aveva avvolta una quantità impressionante sul suo busto, Han non era da sottovalutare. Prima fossero finite quelle liti meglio sarebbe stato per l'intera squadra. Aveva incarichi di cui occuparsi, non poteva perdere le ore rimediando alla loro sconsideratezza.
Era di spalle, concentrato sui movimenti delle sue mani, mentre avvolgeva le garze. Sentì lo sgabello spostarsi, Hyunjin lo spinse dalle spalle, facendolo voltare, le sue gambe urtarono il bordo del tavolo che poco prima stava riordinando. Hyunjin appoggiò le mani sul bordo della superficie, le braccia che sfioravano i fianchi di Seungmin.
«Sì.» gli occhi assottigliati, seri, le labbra strette in una linea. Seungmin non si scompose, nonostante gli avesse soffiato la risposta a pochi centimetri dal volto.
Lo spinse indietro facendo poca pressione sul petto, dove aveva appena curato i tagli. Una mossa sleale, che gli fece raggiungere comunque il suo obbiettivo.
«Lasciami finire di sistemare, se non preferisci rischiare di inciampare su un bisturi.» gli voltò ancora una volta le spalle mentre era intento a lamentarsi del suo fastidio.
Tacque in poco tempo, avvicinandosi nuovamente a Seungmin, appoggiò il mento sulla sua spalla e si limitò ad osservare i suoi movimenti.
«È rilassante.» sospirò. «Cosa?» «Stare con te.» Seungmin rise, dopotutto Hyunjin non era una tigre pericolosa.
Sperava di non essere il solo a cui era stato permesso scoprirlo.

Capitolo sette

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꧁ Noah ꧂

소리꾼 || Thunderous© [skz]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora