열셋

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Non era passato molto tempo da quando Chan e Felix avevano fatto ritorno dalla missione.
Erano stati repentinamente presi in custodia da Seungmin, che si era preoccupato non appena aveva visto la ferita di Chan.
Le attenzioni di tutti i membri erano rivolte alle mappe appena ricevute, Jeongin, esperto di topografia, insieme a Changbin, aveva iniziato ad aggiornare i file e le cartine con le informazioni appena recuperate.
Ognuno era impegnato nel rispettivo ruolo, soltanto Minho, che oramai si era ripreso completamente, era stato lasciato senza direttive.
Decise di cercare qualcuno o, almeno, di dirigersi alle stanze adibite agli allenamenti. Gli era stato accennato che i preparativi per la missione di conquista erano quasi stati ultimati. Ma lui non si sentiva altrettanto preparato. Solo qualche giorno prima viveva come sempre aveva fatto e, all'improvviso, si era trovato arruolato come ultima salvezza dell'umanità.

Uscì ed attraversò il corridoio, si sentiva al sicuro nella squadra, non era questo ciò che lo preoccupava. Non voleva risultare d'intralcio, essere l'anello debole, che andava protetto, come se fosse fatto di cristallo.
Aveva vissuto contando sulle sue sole forze, caricandosi i fallimenti sulle spalle. "Esperienze di vita" gli adulti istruivano, ma lui riteneva che i successi e il percorso fatto fossero le vere esperienze da ricordare.
Con tutte le sue esperienze non voleva deludere le aspettative della squadra, benché ciò che aveva vissuto in quei giorni non era paragonabili al suo passato.
Si rincuorò ricordandosi che, effettivamente, era stato scelto tra miliardi di persone del passato.
Mentre cercava di ricordare la direzione per la sezione dedicata all'allenamento, i suoi piani vennero cambiati da Hyunjin che usciva da una porta grigia. Aspettò che si fosse allontanato, poi si avvicinò alla porta, lesse l'insegna affissa. Si trattava della sala per le telecomunicazioni. La curiosità tornò a presentarsi.
Si guardò intorno, non sentiva nemmeno passi nei dintorni.
Abbassò la maniglia. Si aspettava di trovarla chiusa, al contrario la porta si aprì silenziosa. Chissà dove stava correndo Hyunjin per dimenticarsi di chiuderla.
Entrò. La stanza era buia, i monitor spenti lungo la parete, la poca luce presente era dovuta ad alcuni tasti luminosi. Voltandosi vide che uno schermo era ancora acceso.
Non sapeva nemmeno lui cosa si aspettava di trovare, si giustificò pensando che leggendo i file trovati sarebbe stato più preparato per il suo incarico.
Controllò un'ultima volta il corridoio prima di aprire una cartella denominata "Stray Kids".

I primi file riportavano informazioni generali, di cui era già a conoscenza. Scorrendo vide le cartelle relative ai vari membri. Ancora una volta la curiosità lo spingeva a leggerle, questa volta però non ritenne giusto nei loro confronti scoprire informazioni che non volevano venissero divulgate.
Passò ai documenti che illustravano l'ordine delle missioni. Si stupì del numero di missioni compiute dai compagni.
Arrivando alla riga di Felix rimase interdetto, ricordò le parole che gli aveva confidato: Felix non era un membro ufficiale. Eppure era il secondo, dopo il Leader, ad aver portato a termine con successo il maggior numero di incarichi.
I nomi erano in ordine di reclutamento, il suo era l'ultimo. Si sorprese vedendo che a fianco delle missioni da lui completate non c'era uno zero. Due missioni, ma lui non aveva idea di quando le avesse compiute. Una poteva ipotizzare si trattasse del giorno in cui era stato portato nel presente, fuggendo insieme a Chan.
Non era forse più corretto segnare quella missione come completata dal leader invece che da Minho? Non lo sapeva, non aveva nemmeno la certezza di trattasse realmente di quella situazione.

Le schede personali contenevano poche informazioni essenziali ricorrenti. In alcuni profili compariva, però, la voce "poteri", anche nel suo.
Chan e Felix avevano la capacità di dissimulare la propria presenza, gli era già stato accennato. Questa capacità era spiegata dal fatto che fossero nati nel futuro.
Mentre lui, che veniva dal passato, aveva segnato "visioni". Non era riportato in cosa consistessero ma poteva immaginarlo, fin da bambino aveva sofferto di incubi e finalmente, qualche giorno prima, gli era stata data una spiegazione.
Alcuni membri non possedevano un potere, ad esempio Hyunjin. In cima al documento era riportato il motivo: coloro che nascevano e non lasciavano il presente non sviluppavano queste mutazioni.
Una domanda gli sorse spontanea, ma fu chiarita dalle righe successive. Il rischio durante i viaggi per le persone nate nel presente era più elevato, per questo riducevano al minimo gli spostamenti temporali. Non venivano approfonditi i rischi, ma la fantasia di Minho colmò questa mancanza.
Realizzò quanto coraggio dovesse avere Hyunjin per svolgere i suoi incarichi. Lesse rapidamente la scheda di Changbin, non credeva venisse dal presente. Avrebbe giurato che, conoscendo il profondo legame di fiducia tra lui e il leader, venisse dal futuro.

Gli mancavano due schede da leggere, appena dopo quella di Changbin c'erano poche righe dedicate a Jisung. Fece in tempo a vedere soltanto l'età, prima che proprio lui entrasse spalancando la porta.
Il fascio di luce si allungò sul pavimento, la figura di Jisung era ferma sulla porta, le braccia incrociate. «Ti ho trovato finalmente.» il tono non era ostile, ma era comunque distaccato. Questo a Minho non piacque.
«Sei così interessato da venirmi a cercare?» voleva alleggerire il discorso, ma ottenne solo una frase provocatoria. Jisung si avvicinò veloce, gli passò alle spalle e con un movimento secco spense l'unico monitor da cui proveniva luce.
Senza dire una parola tornò sui suoi passi, per un momento Minho credette che non avesse nemmeno sentito la sua provocazione. Chiuse la porta, si voltò.
«Cosa faresti,» iniziò assottigliando lo sguardo «se ti rivelassi un'informazione che sui file non potrà mai essere riportata?»
Era a pochi passi da lui, Minho non poteva tirarsi indietro dal gioco che aveva lui stesso iniziato.
«Sarei senz'altro incantato dalle tue parole.» si avvicinò a sua volta, era poco più alto di Jisung. Credeva che la differenza d'altezza lo mettesse in soggezione, si sbagliava.
Jisung ridacchiò, si mise le mani sui fianchi alzandosi per qualche secondo sulle punte. I loro occhi erano alla stessa altezza, così come le labbra.
«Che peccato, davvero solo le mie parole ti incanterebbero?» gli soffio sul viso, osservando la sua reazione da sotto le ciglia.
«Non ho mai detto questo.» Minho sorrise, sarebbe stato più complicato del previsto vincere la sfida. Proprio per questo l'avversario iniziava a piacergli.

Capitolo tredici

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In teoria il capitolo doveva essere più lungo ma mi ha dato così tanti problemi che lo pubblico e basta

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꧁ Noah ꧂

소리꾼 || Thunderous© [skz]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora