아홉

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[!]Wattpad mi sta dando un po' di problemi, se notate errori o parole unite per favore ditemelo così sistemo (mi si cancellano gli spazzi tra le parole)

«Credo di doverti spiegare dalle basi, ti risulterà particolarmente complesso. Sentiti libero di interrompermi.» queste parole introdussero la storia che ora Minho stava provando a comprendere, troppe verità e realtà da assimilare. Jisung lo capiva: gli aveva detto, enigmaticamente, che loro due si assomigliavano più di quanto potesse la sua "inesperta mente" immaginare.
Uno dei pochi concetti chegli era parso chiaro fin da subito, nonostante distruggesse qualsiasi sua certezza, era la vera natura della realtà. Non era nemmeno più sicuro che fosse definibile in quel modo.

Jisung era seduto al suo fianco al letto, lo lasciava riflettere.
Il tempo era diviso in tre linee temporali: Passato, Presente e Futuro. Quello che Minho pensava fosse il suo presente era catalogato come passato. Era quindi possibile viaggiare, spostarsi attraverso le linee, infatti lui ora si trovava nell'effettivo presente.
La maggior parte della squadra non era nativa di quel periodo, ma Jisung si era fermamente rifiutato di rivelare da dove provenivano. Minho era curioso, ma avrebbe rispettato la decisione, poteva pur sempre chiederlo ai diretti interessati.
Gli era, però, stato detto che Chan era originario del Futuro, Jisung era stato autorizzato a riferirgli tutte le informazioni che avrebbe voluto sapere riguardo al leader.
Minho rimase sorpreso da quello che Chan aveva dovuto sopportare, il nome della squadra assunse un significato profondo e pressante.
Stray Kids, i randagi, ragazzini strappati alle loro vite, persi nel tempo, smarriti, con le anime impreparate ad affrontare la cattiveria degli adulti.
Un significato che descriveva perfettamente Minho, così come Jisung stesso e i compagni. Chan aveva colto quello che si più su cercava di dissimulare e l'aveva tesi proprio, condividendo il dolore, le difficoltà ma anche le gioie e i successi.

Minho si sentì improvvisamente colto da un prepotente bisogno di conforto, si voltò verso Jisung. Era silenzioso, perso nei suoi pensieri, giocava con le dita con i tagli non ancora cicatrizzati. Non si accorse dello sguardo di Minho, oppure non gli diede peso.
Tornò alla realtà quando Minho si alzò, lo vide stringersi nelle spalle, osservò i suoi movimenti. Appoggiò le mani contro il muro, tremavano.
Jisung lo raggiunse velocemente, tenendosi alle sue spalle, distante. Non sapeva come reagire.
Sussurrò il suo nome, allungò una mano verso la sua spalla, i tremori si erano propagati in tutto il corpo. Si fermò prima di sfiorare la stoffa dell'uniforme. Ora tremava anche lui.
Minho aveva la mente attraversata nuovamente dalle tremende visioni, il panico gli sbiadì la pelle. Le orecchie fischiavano e la vista era appannata. Si accasciò a terra privo di forze.
Jisung credette di rivivere la scena sulla metropolitana, quando aveva dovuto sperimentare il dolore di Minho durante il cambio di linea temporale.
Ma ora non erano più completamente estranei, aveva conosciuto la sua gentilezza e la sua determinazione. Non riteneva più accettabile rimanere indifferente.
Si abbassò stringendo le mani gelide, provò il desiderio di strappargli il dolore per poterlo sopportare lui.
Questo pensiero lo scosse, mai l'aveva nemmeno immaginato, soprattutto per qualcuno con cui non era in confidenza.

Minho singhiozzò, tremando, se possibile, con più insistenza. Un rantolo soffocato fu seguito da un'improvvisa apnea. Jisung iniziò a perdere la lucidità delle proprie azioni. Le decisioni erano comandate dal panico.
Corse fuori dalla stanza urlando aiuto a chiunque potesse udirlo. Minho era ancora cosciente, il suono attutito della voce di Jisung permeò la nebbia di orrore, ma il respiro non riprese. Chiuse le palpebre, spossato.
Quando, pochi secondi dopo, Jisung irruppe nella stanza, Minho era riverso a terra. Gli prese il polso, il battito era sempre più lento ed impercettibile. Gli occhi gli si riempirono di lacrime: era ingiusto che dovesse capitare sempre a lui. Era stufo di soffrire, per questo aveva intrapreso quel percorso, sopportato ogni allenamento per quanto disumano. Non avrebbe permesso ad altro dolore di trascinarlo nel baratro, ora era in grado di evitarlo.

Aveva pochi minuti per fargli riprendere conoscenza prima che il battito cessasse completamente, molti, troppi erano già trascorsi.
Continuava a sperare che qualcuno arrivasse ad aiutarlo, non era un medico e stava tremando troppo per riuscire a concentrarsi.
Minho stava morendo sotto i suoi occhi.
Non appena quel pensiero gli attraversò la mente fu travolto dal terrore, riprese a piangere e urlare.
Scosse Minho sperando di scacciare le visioni, lo pregò di aprire gli occhi, di tornare a respirare, lo supplicò di vivere. Erano solo parole, non avrebbero salvato il ragazzo in nessun modo.
Cercò nelle tasche un orologio, aveva paura che fosse passato troppo tempo, che ogni speranza si fosse dissolta rubando una vita.
Quasi una decina di minuti, il tempo stava per scadere.
Riprese un polso tra le dita, ogni battito era troppo distante, troppo flebile.
Gli spostò i capelli dal viso, controllò se avesse ripreso a respirare. Nulla, silenzio, solo il respiro ansante di Jisung.
Gli tastò il collo, premette lievemente sulla giugulare, anche lì il battito era debole.
Fu preso dallo sgomento, ma il tempo non si fermava ad aspettarlo. In pochi minuti il cuore avrebbe smesso di battere, il sangue privo di ossigeno avrebbe causato la morte definitiva del tessuto cerebrale.
Provò a fare un massaggio cardiaco, allontanò la morte incombente di qualche minuto, ma ciò non avrebbe riattivato i polmoni.
Doveva trovare il modo di immettere ossigeno nel suo corpo, pensò che fosse una situazione simile ad un annegamento.
L'unica opzione rimasta era la respirazione artificiale.
Persino il suo respiro era irregolare, non credeva che avrebbe potuto farcela. Si impose di calmarsi, di regolarizzare gli intervalli mentre espirava.
Continuò il massaggio cardiaco per guadagnare ogni secondo disponibile.
Smise di piangere ed urlare, per conservare forze e aria.
Minho continuava a non riprendere conoscenza, ma, sebbene gli sforzi, il respiro di Jisung rimase corto ed affannoso.

La desolazione lo colse all'improvviso.
Un singhiozzo lasciò le labbra ancora strette tra i denti.
Si accasciò sul petto di Minho, rantolò delle suppliche. Batté i pugni sul torace del ragazzo, la disperazione l'aveva condotto alla rottura.
Dieci minuti erano passati.
La sabbia nella clessidra era scivolata sul fondo, accumulandosi granello sopra granello, così come i battiti di Minho sempre più isolati, man mano che i secondi venivano scanditi.
Strinse la maglia del ragazzo, lamentando il suo dolore un'ultima volta.
Poi si alzò, asciugò le lacrime, sfregando con forza le guance e gli occhi arrossati. Fece un profondo respiro, si chinò fino a sfiorare con le punte blu dei capelli il viso pallido di Minho.
Spinse la mandibola del ragazzo in avanti, per liberare le vie respiratorie, gli inclinò il capo all'indietro.
Svolse la preparazione come aveva appreso nel periodo di addestramento.
Una volta che fu nella posizione corretta gli chiuse il naso tra il pollice e l'indice.
Inspirò più aria che poté. Si avvicinò alle labbra di Minho, chiuse gli occhi per concentrarsi nella procedura.
Era nervoso e spaventato. Ormai era passato troppo tempo, più di cinque minuti, persino poco oltre i dieci, per colpa della sua inesperienza Minho avrebbe rischiato di avere dei danni permanenti.
Soffiò l'aria, strinse gli occhi.
Si staccò, inspirò e ripeté la procedura.
Le lacrime gli scorrevano sulle guance, ma non avrebbe smesso.
Riempì i polmoni e appoggiò le labbra, espirò.
Vide le palpebre di Minho tremare, forse era solo un'illusione, perché il ragazzo rimase incosciente.
Stava per prendere l'ennesimo respiro quando la porta alle sue spalle venne spalancata. Seungmin seguito da Jeongin entrarono nella stanza.
Jisung fece in tempo a compiere un'ultima respirazione prima che l'ingresso improvviso lo interrompesse.
Si alzò di scatto, così facendo non notò che Minho aveva ripreso a respirare flebilmente.
Fortunatamente a Seungmin non sfuggì, si precipitò verso il ragazzo disteso per facilitargli la respirazione. Lo fece sedere reggendolo dalle spalle.
Minho tossì con forza, l'aria che tornava a scorrere di prepotenza nella gola fino ai polmoni. Svenne, con il capo riverso sul petto.
Jeongin fece cenno a Jisung di seguirlo, mentre aiutava Seungmin a sollevare il ragazzo.

Capitolo nove

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Oh no, our Minho, is broken
sorry not sorry 

< Take care everyone 3

꧁ Noah ꧂

소리꾼 || Thunderous© [skz]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora