Ventiquattro marzo duemilasedici
Caro diario, sono sempre io ,Elisabetta. Oggi è un giorno come tanti altri. E proprio per questo che sono triste : un giorno come tanti altri. Nulla di nuovo. Ho mentito. Ieri non sono andata a farmi degli amici ma sono sono rimasta a casa a leggere e tagliarmi le braccia. Non sono degna di questo diario e neanche di questa vita perché io non sto vivendo. Io sto sopravvivendo. E c'è una differenza così incolmabile tra le due cose che non saprei nemmeno descriverla. Non potevo essere bella come mia madre e forte come mio padre? No. I miei però sono egoisti e cattivi. Mi odiano sin da quando mi hanno tenuto la prima volta tra le braccia. Mi mantengono in vita ma in maniera superficiale. Non mi hanno mai amato. Mai . Anche se io sono sempre stata buona. Ieri mi hanno menato per i tagli e per le sigarette. Lo fanno tutti giorni ma ancora non capiscono che cosi non risolvono niente. Ma ora basta , caro diario ora me ne vado, scappo di casa e non mi faccio più vedere. Continuerò a sopravvivere,come ho sempre fatto.
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Diario di un ex - autolesionista
Teen FictionElisabetta Querci ha diciassette anni, vive a New York ma nel chiasso della sua città non è mai riuscita a trovare degli amici o qualcuno che la amasse ,inclusi i suoi genitori. Elisabetta odia il suo corpo ,pensa di essere troppo magra,si taglia e...