Blood

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12maggioduemilasedici
Mi sveglio alle due del pomeriggio con un malditesta lancinante e un totale black out riguardo al compleanno di Lizzy. Accanto a me sul cuscino nel punto in cui ho poggiato gli occhi c'è una chiazza bagnata,lacrime. Prima di fare qualsiasi cosa mi prendo una tachipirina per alleviare il mal di testa,poi spremo le meningi sforzandomi di ricordare. Vedo sul letto il vestito che mi ero messa l'altra sera,lo guardo attentamente e sul davanti vedo una chiazza di quello che sembra vomito. Mentre mi crogiolo nella mia ignoranza riguardo a ciò che era successo ieri mi arriva un messaggio da Nath : "Per qualunque cosa puoi contare su di me,lo sai,se hai bisogno di parlare chiamami,se non fosse per quella stronza di mia madre che mi ha obbligato a trascorrere una giornata in campagna starei già da te. Baci."
Perplessa scendo le scale e mi dirigo in sala da pranzo dove ci sono mi madre e Elias che stanno pranzando. "Ben svegliata." Dice mia madre allungandomi una ciotola di purè di patate che mangio svogliatamente. Sto per dare la quinta forchettata quando mi arrivano i flashback della sera prima: Josh che parlava male di Lizzy,io che vomitavo al bagno del locale,io che piangevo,Ethan che mi faceva addormentare,Ethan che tirava un pugno al tizio che mi aveva molestata... Oddio. Mi viene da vomitare. "Non ho più fame." Dico frettolosamente correndo nel bagno di camera mia,rimettendo le poche cose mangiate. Mi reggo alla tazza stremata mentre inizio a piangere quando vedo un succhiotto fattomi dal molestatore sull'incavo della spalla. Prendo la lametta leggermente impolverata e mi incido cinque o sei segni per ogni polso. Brucia tutto ma è un bruciore che mi si ripresenta come un vecchio amico.
"Tesoroo,ci sono visite per te." Cinguetta mia madre fuori la porta della mia camera facendomi ritornare alla realtà. "Si chiama Ethan." Continua mia madre. Merda. "Arrivooo" urlo io di rimando mentre alla velocità della luce mi lavo i denti,mi sciacquo veloce i polsi sanguinanti,ci metto sopra qualche cerotto per non fare uscire troppo sangue,mi metto una felpa per coprirmi le braccia e esco dalla camera. Scendo di sotto verso la porta principale dove è appostato Ethan,bello come al solito. Con uno sguardo faccio capire a mia madre di andarsene,poi mi rivolgo a Ethan :"ciao."dico io imbarazzata. "Posso entrare?" Mi chiede lui
"Certo"
Andiamo nella mia stanza,chiudo la porta e ci sediamo uno accanto all'altro sul bordo del letto,con le gambe penzoloni. "Ti ricordi di ieri?" Mi chiede Ethan mentre cerca di evitare il mio sguardo. "Mi ricordo tutto." Gli dico io guardando in basso. "Come stai?" Dice lui finalmente. "Bene." Mento. "Gli avrei tagliato le mani per avertele messe a dosso a quello lì..se si fosse spinto più in là io non me lo sarei mai perdonato." Dichiara lui. "Perdonato cosa?" Sussurro io. "Non saresti stata più la stessa." Mi prende la mano,io appoggio la testa sulla sua spalla,ma con quel gesto mi si alza la manica della felpa. Ethan diventa serio appena vede i miei polsi lacerati. Si alza e va in bagno. "Ethan scusa,scusami." Dico io tormentandomi le mani. Esce dal bagno con tutte le lamette che c'erano lì dentro,apre la finestra e le butta di sotto. Poi viene verso di me,mi prende il viso tra le mani e mi guarda negli occhi "non devi chiedere scusa a me,ma a te stessa. Mi hai sentito Elisabetta? Ieri sono quasi morto quando ti ho visto in quello stato ed è normale che tu ora stia così,ma tagliarsi non è la soluzione a tutti i problemi. Non ti fa stare meglio. Devi smetterla." Sto per ricrollare ,quindi gli biascico un ok prima di scoppiare a piangere. "Non essere arrabbiato con me,io ci provo,ma non ci riesco."singhiozzo io mettendomi le mani sulla faccia. Ethan me le toglie delicatamente e mi guarda un secondo dopo impaurito. "Ti senti bene?" Mi chiede lui mentre gli tremano le mani. "S-si perché?" Guardo quello che sta guardando lui e capisco:le sue mani sono piene del mio sangue nei punti in cui mi aveva toccato. Non me ne era mai uscito così tanto. "Togliti la felpa. Così te li posso fasciare,proviamo a vedere se smette di uscire sangue." Dice lui con la paura negli occhi. Mi tolgo la felpa e ci dirigiamo verso il bagno. Ethan mi mette le bende ma dopo qualche secondo anche quelle sono impregnate di sangue. Io intanto mi sto sentendo svenire. "Dobbiamo andare all'ospedale." Dice lui. "Cosa?" Chiedo io. Ma non ho la forza di ribellarmi quindi mi lascio prendere in braccio da Ethan che mi porta nella sua macchina. I miei genitori per fortuna erano usciti. Durante il tragitto non ho nemmeno la forza di parlare per quanto sangue sto perdendo. Appena arrivati Ethan mi scorta al bancone delle infermiere. "Sta perdendo un sacco di sangue dai polsi,non si ferma." Dice Ethan mentre con una mano gesticola e con l'altra mi sorregge. "L'infermiera guarda un attimo i miei polsi poi si rivolge a Ethan "costerà appena venti dollari. Lei ha almeno sedici anni?"
"Si" dice Ethan rassicurandola e tirando fuori dal portafoglio una banconota da venti. "Perché non arriva nessun dottore?" Chiede Ethan arrabbiato. Mi ricordo solo di Ethan che litigava con l'infermiera,poi buio.
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Apro gli occhi su una stanza asettica,completamente bianca. Sono sdraiata su un letto dell'ospedale e indosso una tunica bianca,di quelle che ti danno quando sei ricoverata. Sotto però mi hanno lasciato la biancheria intima. Attaccata al mio avambraccio c'è una flebo che penso mi stia mandando sangue e ai polsi ora ho delle garze immacolate. Mi giro verso sinistra e vedo Ethan che dorme su una poltrona. Ma da quanto è che sto qui? Mi chiedo. Guardo l'orologio e vedo che è passata solo un'ora da quando sono arrivata qui. Chiamo un'infermiera e lei mi rassicura che me ne posso andare,perché ho ricevuto tutto il sangue necessario. Mi toglie la flebo e mi aiuta a vestirmi dato che sono ancora un po debole. Una volta pronta vado da Ethan. Gli prendo la mano e gliela scuoto "Ethan svegliati." Dico io con voce dolce. Finalmente apre gli occhi e mi guarda sorpreso ma anche felice. Mi fa sedere in braccio a lui "oggi sarei potuto morire sul serio." Mi dice all'orecchio. Gli do un bacio sulla guancia mentre lo abbraccio con le braccia legate intorno al suo collo. "Andiamo a mangiare qualcosa,ho fame." Gli dico io. "Anche io."
Ci alziamo dalla sedia e prendiamo la macchina,Ethan mi porta a un bar chiamato 'White&Gold' entriamo ,è enorme,e Ethan ordina due aperitivi :un crodino  per me e un aperol spritz per lui insieme a una quindicina di panini per entrambi.
"Grazie per tutto Ethan..poi ti ridò i soldi." Gli dico io mentre mangiamo. "Non mi devi niente. Ora mangia." Mi dice Ethan mentre addenta un panino caldo al prosciutto e mozzarella. Gli sorrido e prendo anche io un panino dalla pila che hanno riservato a noi. "Che cosa hai sul collo?" Mi chiede Ethan a un certo punto. Improvvisamente divento seria,perché capisco che quello a cui sta facendo riferimento è il succhiotto del molestatore. "Mi sono bruciata con la piastra." Mi invento mentre cerco di coprirmi con il collo della maglietta. Però,che strana bruciatura.." Dice lui guardandomi diffidente. Gli faccio un sorriso incerto e bevo un sorso di crodino. "Posso toccare?" Mi chiede. "Meglio di no,fa male." Dico io allontanandomi dalla sua mano dato che eravamo seduti vicini su un divanetto. "È un succhiotto. Le bruciature fanno male solo appena fatte,e sei anche andata all'ospedale oggi,se fosse una bruciatura ti ci avrebbero messo qualcosa sopra." Dice Ethan mezzo incazzato. "Ok è un succhiotto ma che cazzo vuoi da me Ethan eh? È inutile che ti incazzi perché non ci posso fare niente se ieri quel maniaco ha preso a palparmi il culo e a farmi succhiotti." Urlo io incavolata nera. Tutti nel bar ci guardano. "Grazie per oggi."Dico fredda uscendo dal bar. Esco e la gente per strada si gira continuamente a guardarmi per via dei polsi fasciati. Purtroppo ho lasciato la felpa all'ospedale. Non so nemmeno dove sto andando di preciso quindi decido di mettermi seduta su una panchina che si affaccia su un parco giochi e chiudo gli occhi per regalarmi un po di tranquillità. "Cammini veloce eh."
Apro gli occhi e vedo Ethan vicino a me con il fiatone. "Ero di fretta,sai com'è." Dico io
"Quando te ne sei andata la gente nel bar mi guardava malissimo.." Mi scappò un risolino,e anche a Ethan :"e poi,e poi il cameriere mi ha detto che avrei dovuto pagare una multa per il casino" ormai stavamo ridendo a crepapelle entrambi, "..allora io l'ho mandato a quel paese e mi sono messo a correre." Ci misimo a ridere insieme senza riuscire a fermarci. Io avevo le lacrime agli occhi e anche Ethan. "Non fa nemmeno ridere " aggiunge Ethan ridendo "Lo so." Dico io
Ritorniamo seri e ci diciamo uno scusa a vicenda per il casino,ma poi con un verso tipo grugnito di maiale riscoppiamo a ridere.

Diario di un ex - autolesionistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora